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PRESIDENZIALI

Bocciatura della Casellati, il suicidio del centrodestra

La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, è stata bocciata al quinto scrutinio. Finisce così il blitz della candidata femminile e di prestigio proposta da Salvini. E perde a causa di almeno sessanta franchi tiratori del centrodestra, pare di Forza Italia. Paura della fine della legislatura? Intanto hanno ucciso il centrodestra.

Politica 29_01_2022
Casellati in attesa dell'esito dello scrutinio

Nelle votazioni per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica la giornata odierna potrebbe risultare decisiva, mentre quella di ieri, come ampiamente preventivato, ha decretato la dissoluzione del centrodestra e la sua incapacità di strategia. Lo sport in cui Matteo Salvini e i suoi alleati (o ex alleati) sembrano diventati maestri è quello di bruciare uno dopo l’altro tutti i candidati, peraltro presentati come autorevoli e poi repentinamente accantonati. Carlo Nordio, Marcello Pera, Letizia Moratti nella terna iniziale, poi Maria Elisabetta Alberti Casellati impallinata ieri nella quinta votazione.

Il centrodestra, per nulla compatto, ha mandato allo sbaraglio perfino la seconda carica dello Stato, che ha raccolto 382 voti, contro le 406 astensioni del centrosinistra. Peraltro, se si sommassero ai 406 astenuti i 46 voti raccolti da Sergio Mattarella, si ricaverebbe un fronte contrario al centrodestra assai più coeso del centrodestra stesso. Ci sono stati, quindi, una sessantina di franchi tiratori che hanno voltato le spalle alla Casellati e che, secondo Giorgia Meloni, vanno ricercati proprio dentro Forza Italia, forza politica alla quale il Presidente del Senato appartiene fin dalla sua fondazione. I veleni che scorrono tra Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e forze centriste della coalizione sono lo specchio dell’assoluta mancanza di coordinamento e sullo sfilacciamento delle truppe.

La strategia di Salvini si è rivelata suicida e ora il centrodestra può al massimo sperare di co-intestarsi l’eventuale elezione al Quirinale di Mario Draghi. In tutte le altre ipotesi la coalizione di Berlusconi, Salvini e Meloni uscirà sconfitta e ridimensionata anche agli occhi dei suoi elettori. La seconda votazione di ieri (la sesta), ha prodotto un’altra fumata nera, con il centrodestra che si è astenuto in blocco e il centrosinistra che ha votato scheda bianca. Matteo Renzi, che punta ad essere ago della bilancia, avendo capito le difficoltà del centrodestra, sembra essersi riavvicinato al centrosinistra, e infatti ha votato scheda bianca insieme con Pd, M5s e Leu.

I cittadini si chiedono perché, in piena pandemia, con tutte le incertezze legate alla situazione socio-economica e con tutti i nodi che stanno arrivando al pettine in ogni settore, 1009 grandi elettori continuino a girare a vuoto senza eleggere il nuovo Capo dello Stato, mentre al governo c’è un’ampia maggioranza che governa più o meno unita da un anno.

Nel frattempo Matteo Salvini, come se si fosse all’inizio dei giochi quirinalizi, continua a fare proclami che poi si rivelano puntualmente fallaci. Ieri sera ha preannunciato il suo impegno a individuare una figura femminile per il Colle. E chi sarebbe? La direttrice del Dis, Elisabetta Belloni, la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, l’ex Ministra Paola Severino? Non è dato sapere, si brancola nel buio, mentre il premier probabilmente spera che le divisioni dentro le coalizioni lo favoriscano. In fondo, i partiti che sostengono il suo governo appartengono a schieramenti diversi e quindi l’ipotesi di una loro convergenza sul suo nome, anche per salvare la legislatura e per formare quasi contestualmente un governo con la stessa maggioranza e un premier diverso, potrebbe non essere fantasiosa.

I bene informati credono che sul tappeto siano rimasti in realtà solo i nomi di Draghi, Pierferdinando Casini e di Mattarella, qualora su nessuno dei primi due si raggiungesse, nelle votazioni odierne, la maggioranza assoluta dei 505 grandi elettori. Ma la possibilità che al Quirinale salga una donna non sono esigue, neppure dopo che la Casellati ha fallito. Ci si chiede, però, fino a che punto l’eventuale elezione di Belloni, Cartabia o Severino possa corrispondere a una vittoria del centrodestra, che fino a una settimana fa sbandierava ai quattro venti la sua presunta superiorità numerica tra i grandi elettori.

Oggi si vedrà, ma l’impressione è che per salvare la legislatura i forzisti e parte della Lega abbiano deciso di uccidere il centrodestra. La sinistra aveva giudicato una forzatura la candidatura Casellati e i parlamentari, anche alcuni di Forza Italia e della Lega, impauriti dal rischio della rottura della maggioranza governativa, se ne sono ben guardati dal sostenerla. Ora, però, le cartucce che Salvini avrebbe potuto sparare in solitudine non ci sono più e rimangono solo scelte condivise. Senza nessun ritorno per la sua parte politica.