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L'INTERVENTO DI PUCCETTI

Bioetica, fermare la collaborazione al male

"Qui siamo allora di fronte ad un grande problema sulle fonti della moralità degli atti umani e sulla negazione delle azioni intrinsecamente malvagie. Ed io, con tutto lo sforzo che posso fare, non riesco ad individuare nessuna continuità rispetto a ciò che mi è stato insegnato". L'intervento del bioeticista Puccetti. 

Vita e bioetica 08_04_2018

Pubblichiamo l'intervento di Renzo Puccetti al convegno Chiesa dove vai? che si è svolto ieri a Roma promosso dall'associazione Amici del Cardinal Caffarra.

Eminenze, eccellenze, reverendi padri e reverende madri, signori, signore, vi porgo il mio deferente saluto, ringrazio gli organizzatori per avermi concesso l’onore e il privilegio d’intervenire su un tema al quale il cardinale Caffarra ha dato tanto e dal quale ho ricevuto tanto. Prima di procedere è necessario fornire alcune precisazioni: che cos’è la bioetica? È una disciplina. Cosa fa? Esprime giudizi di moralità su procedure biomediche. Come procede? Attraverso un confronto interdisciplinare.

Essa non è il regno dell’opinione, dell’ignoranza, della superficialità fatua, vacua ed autoreferenziale. Il primo istituto di bioetica in Italia è stato fondato da monsignor Elio Sgreccia. A generazioni di bioeticisti egli ha insegnato un approccio triangolare alle questioni bioetiche: la valutazione degli aspetti scientifici, di quelli antropologici ed infine l’espressione di un giudizio di moralità o immoralità, cioè il giudizio su un atto come bene o male. Nel mio intervento volutamente Parlerò di idee. Come nel 1948 Richard Weaver disse, “Le idee hanno conseguenze”. Anni dopo George Weigel precisò che le cattive idee hanno conseguenze disastrose. Dunque concordo con Eric Metaxas, dobbiamo stare molto attenti alle idee che ci vengono impiantate nel cervello. Intendo dimostrare che in ciascuno dei tre ambiti del metodo triangolare vi sono problemi, gravi problemi. A partire dall’approccio scientifico. Tutti voi ricordate il caso di Charlie Gard, affetto da gravissima patologia mitocondriale, deceduto a seguito della rimozione della ventilazione da parte dei medici inglesi. Un membro della PAV ha pubblicamente affermato che nel caso di Charlie Gard l’accanimento terapeutico era “plateale”.

In quella stessa occasione il bioeticista cattolico definì l’accanimento terapeutico così: “interventi medici futili, inutili, privi di prospettive, altamente tecnologici, altamente invasivi, e in molti casi tali da dare forti sofferenze al malato”. La ventilazione non è futile quando assicura l’ossigenazione dei tessuti e questa impedisca la morte della persona.

Se la vita di Charlie Gard era priva di prospettive, allora quali sono le prospettive di un malato di Alzheimer, di un paziente oncologico in fase avanzata, di un soggetto in stato vegetativo o di minima coscienza?

Se la tecnologia avanzata e l’invasività sono indicatori di accanimento, allora sono soggetti ad accanimento i portatori di pace-maker, Defibrillatori, pompe insuliniche e di impianti cocleari, tutti interventi ad altissima tecnologia?

Ed infine, non vi sono forse forti sofferenze nel sostenere trapianti e chemioterapie? Certo, ma sono proporzionate, perché comunque, pur procurando sofferenza, questi interventi alleviano una sofferenza maggiore.

Cito un altro caso. Ancora una volta vede come protagonista un membro di un’importante istituzione della Chiesa Cattolica deputata alla difesa della vita. Nel 2009 questo membro è stato coautore di un articolo in cui sono state utilizzate cellule staminali umane della linea MP002.5 le cui caratteristiche sono descritte in un articolo dello stesso anno dalla dottoressa Camilla Karlsson.

In quell’articolo la dottoressa Karlsson indicava in un lavoro del 2005 la spiegazione della procedura di produzione di quella linea di staminali embrionali umane.

Gli autori vi spiegano anche chiaramente di avere ottenuto le cellule a partire da embrioni prodotti da tecniche di fecondazione in vitro donati per le ricerche.

Eppure nel 2000 in uno specifico documento la stessa Pontificia Accademia aveva stabilito che non è moralmente lecito utilizzare staminali embrionali reperibili in commercio o fornite da altri ricercatori.

Un infortunio? Se è così si tratta di un infortunio recidivante, perché lo stesso ricercatore nominato nell’istituzione posta a protezione della vita nel 2016, compare tra gli autori di uno studio dove vengono utilizzate cellule mesenchimali ottenute da polmoni fetali. Nei metodi dello studio viene indicato che le cellule sono state fornite dall’azienda Novogenix.

Nel dicembre 2016 il Congresso degli Stati Uniti nomina una commissione per fare luce sullo scandalo della vendita dei tessuti da

È questo un modo rispettoso della dignità personale dell’embrione umano?

Se si ribalta il giudizio di moralità sull’impiego di questi tessuti per la ricerca, ammettendo gli autori nei più alti consessi pro-vita, allora si cambia tutto l’impianto della collaborazione al male e si introduce il criterio etico consequenzialistico ed utilitaristico, oppure quello intenzionalistico. Un’azione sarebbe dunque buona se porta a benefici, o se è animata da buone intenzioni. E qui siamo allora di fronte ad un grande problema sulle fonti della moralità degli atti umani e sulla negazione delle azioni intrinsecamente malvagie. Ed io, con tutto lo sforzo che posso fare, non riesco ad individuare nessuna continuità rispetto a ciò che mi è stato insegnato.

Ritorniamo agli aspetti scientifici, dove i problemi sembrano non essere isolati. In un’altra Pontificia Accademia è stato apprezzato John Bongarts, dal 1973 membro esperto dell’organizzazione per il controllo delle nascite di Population Council. Egli è l’autore della formula che porta il suo nome dei determinanti prossimi della fertilità. Essa postula matematicamente una costante del movimento per i diritti riproduttivi: contraccezione e aborto sono tra loro in rapporto inverso, all’aumentare della contraccezione diminuiscono gli aborti.Tuttavia abbiamo una mole di dati empirici che smentiscono questo assunto. In tre distinti studi il 90% delle donne che abortiscono ha usato la contraccezione nel mese in cui sono rimaste incinte, o dopo averla interrotta, cioè erano state esposte alla mentalità contraccettiva. Qualcuno sembra avere suggerito l’adozione del condom. Questo studio ecologico che presentai al Congresso Mondiale di Ginecologia a Roma, indica che negli Stati della federazione americana dove il condom è più utilizzato si registrano più aborti (è la linea in verde nel grafico). E in un altro contributo pubblicato sul British Medical Journal con la professoressa Maria Luisa Di Pietro mostrammo che lo stesso andamento si ha per la relazione tra uso del condom e infezioni da HIV.

In Francia, dove il 97% delle donne sessualmente attive che non cercano una gravidanza usa la contraccezione, Si registrano stabilmente oltre 200.000 aborti.

In questo studio svedese il rimborso totale dei contraccettivi in alcune regioni non si associa a minori tassi di aborto rispetto alle zone dove i contraccettivi sono a pagamento. Nel celebrato programma CHOICE dove nell’area di St. Louis sono stati elargite gratuitamente spirali e altri LARC, il numero di aborti è diminuito in misura minore rispetto all’area di Kansas City che veniva utilizzata come campione di controllo.

Un altro nuovo membro della Pontificia Accademia per la Vita ha scritto: “Se la responsabilità del generare è ciò a cui rimandano questi “metodi” (Continenza periodica n.d.r.), allora si può comprendere come nelle situazioni in cui essi siano impossibili o impraticabili, occorra trovare altre forme di responsabilità”.

Pare che si ignori che non esistono situazioni cliniche che rendano impossibile adottare i metodi naturali. E pare che si ignori che le altre forme di responsabilità ormonale abbiano tra i meccanismi d’azione possibili quello di rendere l’endometrio inospitale all’embrione, cioè un meccanismo abortivo. Di queste considerazioni non ho ricevuto minimamente eco in questi mesi di studio dei documenti che portarono alla redazione di Humanae vitae da parte di Papa Paolo VI e di annunci mediatici che da quei documenti cercano di trarre materiale per ribaltare la posizione sulla contraccezione di venti secoli di storia della morale cattolica. Allora formulo una pressante richiesta: si conceda l’accesso a quelle carte agli studiosi, senza limitarlo ad un gruppo ristretto. Si mostri quella volontà di trasparenza di cui è stato fatto sfoggio mediatico.

E se i metodi naturali fossero semplicemente una contraccezione cattolica, diversa dalla contraccezione solo per il fatto di essere “green”, perché gli sposi che la usano hanno un tasso di divorzio che è la metà o un terzo di quello registrato nei matrimoni dove si fa uso della contraccezione?

E perché gli aborti sono un quinto rispetto alla popolazione generale?

E se la responsabilità procreativa può essere esercitata sottraendo la procreazione al sesso, perché non potrebbe messere fatto sottraendo il sesso alla procreazione? Se si può fare un male per ottenere un bene, perché non accettare il male di oltre un milione di vite umane embrionali per ottenere centomila vite umane neonatali?

E perché non aggiungere al sacrificio gli oltre 57.151 embrioni accumulatisi nei congelatori?

Nel 1972 Elizabeth Anscombe difese Humanae vitae con molti argomenti tra cui uno di stampo analitico. Se si può chimicamente amputare l’apertura alla vita tenendo ferma la sessualità tra uomo e donna, perché non farlo naturalmente variando considerandoli “diversamente ordinati”? E come impedire la responsabilità generativa con altri metodi quando i metodi naturali sono impraticabili?

Desidero terminare con un pensiero che ritengo possa compiacere gli amanti dell’ecumenismo. Esso dice: «Il silenzio di fronte al male è esso stesso un male: Dio non ci riterrà senza colpa. Non parlare è parlare. Non agire è agire» L’autore è Dietrich Bonhoeffer. Credo che sia un diritto dei laici quello di ricevere più rispetto intellettuale, morale e spirituale dalla Chiesa attraverso i suoi uomini e” le sue istituzioni. Tanto più quando vi sono persone che sull’insegnamento appreso hanno messo in gioco tutta la loro vita. Una di queste, il cardinale Caffarra, ora ci vede dal cielo, un’altra invece ci vede dalla sala, la fondatrice di Casa Betlemme, a cui invito i presenti a tributare un applauso.