Bimbi strappati e famiglie tradite: fare luce sugli affidi
Dal report della Regione Piemonte sugli affidi emerge che a determinare l'allontanamento forzato di un minore dai genitori è spesso un pregiudizio non fondato sulla loro capacità genitoriale. Le drammatiche storie di bambini strappati e famgilie tradite che si sono rivolte ai servizi per essere aiutate e si sono viste sottrarre i figli, poi finiti in comunità dove hanno trovato luoghi di violenza e abbandono. Il Garante per i minori della Regione è al lavoro per fare luce sulla regolarità di quegli affidamenti.
Dal report messo a punto dalla Regione Piemonte sul sistema affidi, è emerso che la scelta dell’allontanamento per i minori è stata solo in minima parte motivata dall’esigenza di evitare maltrattamenti e abusi. Il più delle volte le motivazioni addotte dai servizi per strappare un bambino alla mamma o al papà erano la semplice trascuratezza, l’incuria o la mancanza di una rete familiare adeguata. Certo, si tratta in tutti i casi di fragilità famigliari, sennò non sarebbero state prese in carico dai servizi sociali, ma queste famiglie si sarebbero dovute aiutare diversamente.
LUCE SUI CASI
Anzitutto supportandole a recuperare quella indipendenza economica per poterle permettere di proseguire nell’opera di educazione dei figli. Invece in tanti casi sono stati tolti loro i figli e questo è avvenuto anche quando sono state le stesse a famiglie a rivolgersi alle strutture per chiedere aiuto. Risultato: sono stati tolti loro i figli spesso con scuse artefatte e si sono così sentite tradite. Una serie di episodi emersi durante l’indagine messa a punto dalla IV Commissione regionale che ha scandagliato il sistema affidi regionale, dovranno essere passati ora al vaglio dell’avvocato Ilenia Serra, la nuova Garante per i minori in Regione, cui l’assessore Maurizio Marrone (FdI) ha affidato la delega di verificare eventuali profili penali o irregolarità nella gestione.
BAMBINI STRAPPATI: LE STORIE
A cominciare dai criteri con i quali il primo marzo 2019 alla fine ormai della sua legislatura, la Giunta Chiamparino approvando una delibera (DGR 1 marzo 2019, n. 10-8475) con le nuove linee guida in materia di segnalazione e presa in carico dei casi di abuso e maltrattamento, ha definito l’abuso e il maltrattamento con maglie troppo larghe. Il sospetto è che il problema sia un modus operandi che parte da lontano e che tende a colpevolizzare le famiglie e a considerare i minori come monadi staccate dal loro contesto famigliare alla ricerca spasmodica di abusi.
Le associazioni familiari ascoltate hanno denunciato tanto e si sono riunite sotto alcune sigle, #Bambini strappati, Osservatorio nazionale vittime, Comitato diritti per la Città di Torino e Unione Nazionale Vittime. È dalle loro storie drammatiche che si può toccare con mano un problema politico. La Bussola le ha ascoltate.
FAMIGLIA TRADITA
C’è il caso di tre minori allontanati dalla famiglia. I problemi concreti di incapacità però erano solo nel gestire le difficoltà una delle tre figlie, che soffre di un grave handicap.
«I genitori – ha raccontato Novella Ferrini dell’Osservatorio - si sono resi fin da subito disponibili nel richiedere aiuto e sostegno, proprio dichiarandosi incapaci a gestire la situazione. La bambina è stata allontanata e presa in carico da una cooperativa». Ma a quel punto l’incapacità genitoriale a gestire il grave handicap della figlia si è riversata anche sugli altri figli che «sono stati inspiegabilmente allontanati dalla famiglia. I genitori sono stati dichiarati decaduti dalla potestà genitoriale, nonostante i genitori avessero manifestato la volontà di prendersi cura di loro».
Il minimo comune denominatore di tutti questi casi «è che il Tribunale dei Minori decide, ponendo delle linee guida, ma lascia completa autonomia gestionale dei rapporti tra minori e genitori naturali ai servizi sociali». Ma quei genitori hanno ribadito che «se opportunamente sostenuti, avrebbero potuto assolutamente riprendere a fare i genitori». Niente da fare.
Sempre in Piemonte troviamo un minore segnalato per scompensi e problemi comportamentali. La madre e l’allora convivente sono stati sottoposti a procedimento penale per reati gravi nei suoi confronti. Ma «la madre – tuttavia -, è risultata assolutamente estranea ai fatti ed è stata completamente assolta da ogni accusa. Nonostante questo, il bambino è stato dato in affido etero-familiare e attualmente si trova in comunità̀».
Una volta arrivato in comunità si è trovato a dover fare i conti con una realtà nella quale si erano verificati casi di maltrattamento «asserito ovviamente dal bambino e dalla madre, nei confronti del minore da parte degli operatori della comunità̀, per cui è stata sporta denuncia-querela alla Procura della Repubblica».
LA MAMMA VITTIMA
E ancora: due fratelli sono stati allontanati da un nucleo familiare nel 2015, perché́ il padre ed il nonno erano sottoposti a procedimento penale per reati di abuso sessuale nei loro confronti. In questa vicenda, a fare le spese di tutto ciò è stata, oltre ovviamente i bambini, la madre. La donna è stata ritenuta psicologicamente fragile, non in grado di gestire una situazione così grave e, invece di sostenerla e aiutarla nella gestione dei bambini verso i quali non presentava alcun problema, vi è vista sottrarre i figli che sono stati dati in comunità̀. Non è stata nemmeno valutata la possibilità̀ di reinserimento in famiglia. Ma in comunità uno dei componenti, dopo poco, è stato arrestato per spaccio di stupefacenti, processato e condannato e quindi i bambini sono stati nuovamente trasferiti in un’altra comunità̀. Il processo a carico del padre e del nonno si è chiuso con un’archiviazione e, i bambini, attualmente, sono stati affidati al padre. La madre ha dato incarico al suo legale di fare ricorso al Tribunale per i minorenni, perché́, non presentando lei alcuna problematica tale da non poter fare la mamma, ovviamente si ritiene gravemente lesa da tutti questi provvedimenti.
Secondo Paolo Roat (Comitato diritti umani) «da un primo studio della documentazione dei casi piemontesi, ma anche di altre regioni, molti allontanamenti avrebbero potuto essere evitati se fosse prevalsa una diversa impostazione ideologica, basata sulle convenzioni internazionali per i diritti dell’uomo e dei bambini, ma anche sul principio fondante della legge italiana che riconosce il diritto del bambino di crescere ed essere educato nella propria famiglia e che vede l’allontanamento come extrema ratio, non per motivazioni di inidoneità̀ genitoriale, incapacità̀ educativa, conflittualità̀ e quant’altro».
ABUSI DIAGNOSTICI
Gran parte degli allontanamenti che ritengono ingiustificati, «sono ottenuti attraverso un approccio psicopatologico, che tende a generare una sorta di "abuso diagnostico" a carico dei familiari e del bambino, che spesso viene frettolosamente schedato come affetti dalle più̀ variegate categoria psicopatologiche».
Ci sono poi delle statistiche della Regione Piemonte, per cui non si sarebbe dovuto allontanare circa il 70-80% dei bambini dalle loro famiglie. «Quindi – ha fatto notare -, prima ancora della provvisorietà̀, bisognerebbe aiutare le famiglie, come l’esperienza di Trento, ha dimostrato, perché́ c’è stato un calo di oltre il 40% dei bambini allontanati e questo non è dovuto al fatto che i genitori trentini siano più̀ bravi, ma al cambiamento delle politiche sociali».
Anche Massimo Proietti (Unione Nazionale Vittime) ravvisa nella mancanza di centralità̀ del minore il problema principale: «Il diritto dei minori di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia, sancito dall’articolo 1 della legge 149/2001, prevede che debba essere posta l’attenzione sui minori. I casi esposti presentano proprio questa problematica. Allontanare un bambino, utilizzare l’articolo 403 del Codice Civile in maniera eccessiva, comporta uno sradicamento su larga scala di minori dalle proprie famiglie. Questo è un grosso problema, perché́ ci troviamo dinanzi a bambini che vengono trattati con psicofarmaci, che devono essere poi recuperati da traumi che subiscono nel tempo, causando danni insanabili».
CASA FAMIGLIA “LAGER”
Marco Viventi, Vicepresidente dell’Associazione Olafa, si occupa di diritti umani e dice che «anche in Piemonte ci sono casi di bimbi allontanati dalla famiglia naturale senza un valido motivo». E richiama il caso di un bambino sottratto alla famiglia naturale, allontanato dalla madre: «La madre e il bambino picchiati selvaggiamente. Ma hanno tolto il bambino alla signora. Così il piccolo, dopo aver subito violenza, è stato collocato inizialmente in comunità̀-casa-famiglia, proprio per verificarne il comportamento: è stato portato via durante la lezione scolastica, come se fosse un criminale e collocato in comunità̀, dopo essere stato a casa con un padre violento, tra l'altro indagato. Durante la permanenza in casa-famiglia, in quei pochi incontri concessi, la madre ha potuto osservare più̀ volte segni di violenza e denutrizione. Inoltre, ha constatato denti rotti e, in seguito alla denuncia della madre, preoccupata delle condizioni di salute e di vita del figlio, come risposta alcuni addetti ai lavori (chiamiamoli così) hanno tolto gli incontri madre-figlio, ossia hanno vietato gli incontri della madre con il figlio.
A rigor di logica, ciò̀ sembrerebbe avvenuto o nella sistemazione paterna oppure nella casa-famiglia dove era stato collocato. È una storia che permane da mesi, anni. Gli operatori e alcuni addetti ai lavori sono sotto indagine; il padre è sotto indagine e la madre non riesce a vedere il bambino da più̀ di un anno e non sa neanche in che situazione si trovi: lo stato di salute, come va a scuola. È tenuta all'oscuro, come se fosse un mistero. Erano stati rilasciati dei certificati medici dove risulta che lei sta bene, è in ottima salute, non ha alcuna accusa a carico né problematiche».
Non mancano le richieste di verità e di approfondimenti sulla correttezza delle decisioni prese ed è su questo che si concentrerà il lavoro del Garante per il minori: «In seguito all’indagine effettuata, è emerso che il personale che opera veniva formato dalle scuole in Piemonte. Bisognerà̀ appurare come sono i fatti, se c'è stata connivenza o una sorta di lassismo da parte delle autorità̀. Hanno preso decisioni semplicemente a seguito di una segnalazione degli operatori dei servizi sociali e soltanto perché́ gli operatori dei servizi sociali segnalano che il minore va allontanato, i giudici agiscono come se la loro parola fosse un Vangelo e senza la possibilità̀ del principio del contraddittorio in aula, principio che deve essere sancito per tutti, ovvero la possibilità̀ della controparte, di potersi difendere, di poter esprimere il proprio pensiero in contraddittorio rispetto alle segnalazioni mosse dai servizi sociali».
CONTINUA - 2