Bici&monnezza, la nuova falce e martello
Ci aveva provato Mao, a introdurre la bicicletta come mezzo proletario. Ma la sinistra italiana, allora, preferiva ancora la 2 Cavalli. Ci è voluta solo la trasformazione dal rosso al verde per portare anche da noi la moda della bici. In un paese montuoso. E assieme, anche quella della raccolta differenziata...
In principio fu Mao, che mandò un miliardo di cinesi in bicicletta perché il comunismo, com’è noto, produce solo povertà ma è abile più di Houdini a spacciarla per «progresso». Tuttavia in Italia arrivarono solo i Libretti Rossi stampati in Albania (ne avevo uno anch’io) e gli eskimo, perché i maoisti nostrani alle due ruote preferivano la Due Cavalli. L’idea della bici «progressista» fu adottata solo in Olanda dai provos, che se la dipinsero di bianco. Però in Italia, ancora, nisba: a parte Nicoletta Strambelli che assunse il nome di Patty Pravo (in omaggio ai contestatori neerlandesi), la «provocazione» a due ruote da noi non attecchì.
Ci vollero altri decenni e la trasformazione del marxismo in ambientalismo salutista perché il Triste Passato diventasse Radioso Futuro e il Sol dell’Avvenire indossasse la maschera del Sole-che-ride (ricordate? non c’era Due Cavalli che non avesse l’adesivo, anche se allora si limitava al no-nukes). Oggi, finalmente, non c’è amministrazione, anche di frazione, che non si sforzi di far finta che un posto montuoso come l’Italia sia un posto piatto come l’Olanda, e giù con le piste ciclabili a spese del contribuente. Va da sé che per andare in bici occorra qualche requisito fisico come la buona salute e una certa prestanza, il che, in un posto che oltre a essere frastagliato e montuoso ha il record mondiale dell’invecchiamento, richiede una propaganda che inverte i termini della questione: non hai salute e non sei prestante? vai in bici, ché acquisti salute e prestanza. A suo tempo, avendo scritto questi stessi concetti per la cronaca milanese di un quotidiano nazionale, il caporedattore mi bocciò l’articolo con la seguente motivazione: in centro si va in bici o in motorino, le macchine inquinano e ingorgano. Io pensavo a mia suocera, ottantenne e invalida. Per lei il centro era negato. In taxi? Non alla portata della pensione. Ribasso dei prezzi delle corse tramite concorrenza tra tassisti e Uber? Vietato dalla magistratura, dalle proteste (anche violente) e dalla minaccia di spostamento voti. Solito esito della filosofia catto-comunista: i «poveri» e i «deboli» sempre in bocca, ma lì restano perché l’ideologia penalizza proprio loro. Leggo che in una importante località turistica ligure il bike-sharing, per il quale la cittadina fu riempita di ciclabili, è stato sospeso dopo tre anni e un sacco di soldi. La causa? Il flop. Pochi rinnovi, nessun nuovo abbonamento. E se la cosa non funziona in un piccolo centro per giunta turistico, come potrebbe in una grande città? Ma l’ideologia è così: se i fatti la contraddicono, tanto peggio per i fatti (copyright Ernst Bloch, filosofo marxista). E si «ripensa» il progetto magari affidandolo a una coop di fiducia (elettorale); tanto, paga Totò.
L’altro corno dell’ideologia è rappresentato dalla ostinazione nella raccolta differenziata della monnezza, possibilmente col sistema del calendario (cioè, il lunedì gli «operatori ecologici» ritirano l’umido, il martedì la carta, il mercoledì la plastica, e così via). Il che in una località turistica, dove i residenti sono pochi e i più vanno e vengono, ha il seguente effetto: il turista che parte di giovedì lascia l’umido in strada fino a lunedì. I residenti, poi, in un Paese col record dell’invecchiamento, sono in maggioranza anziani – se la logica non mi fa difetto - che ogni sera devono districarsi con una differenziazione calendarizzata che talvolta supera la Settimana Enigmistica in arzigogolo. Ma si sa, è dai tempi di Robespierre che il politico (e non di rado il magistrato) si ritiene investito della missione di «educare il cittadino» alla Virtù di turno. Sia come sia, la logica – sempre che non mi faccia difetto - esclama: se la differenziazione della monnezza la devo fare io, mi aspetto una riduzione della tassa. Invece no, le tasse sui rifiuti aumentano anziché diminuire: secondo i calcoli della benemerita Cgia di Mestre, un nucleo familiare di tre persone viventi in 100 mq quest’anno verserà il 23,5% in più. E peggio va alle aziende (35% i bar, 42% i fruttivendoli, 47,4% i ristoranti, e così via). Ma c’è di più: la produzione di monnezza da parte del popolo italiano è diminuita! Sì, dall’inizio della crisi economica, causa la contrazione dei consumi. Morale: più riduci la spazzatura, più la differenzi e più paghi. Grido di dolore: chi ci libererà dalla dittatura dei Buoni? Vangelo (Lc 11,46): «Guai a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!». Gesù aveva forse fatto un giro a Capalbio?