RELIQUIE
Betlemme sta a Roma
Storia e tradizione della "Sacra Culla", che da secoli è venerata nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
Cultura
24_12_2010
A Roma, nella basilica di Santa Maria Maggiore, si venera da secoli la reliquia della “Sacra Culla”. Consiste di cinque aste di legno, quattro delle quali misurano settanta centimetri e la quinta, estranea al complesso, ottanta. Recano delle punte metalliche originalmente poste forse per qualche assemblaggio e che hanno permesso l’ipotesi ricostruttiva di una culla a cavalletto. Indagini scientifiche furono dirette nel 1893 da padre Lais, e da allora non ci sono grandi novità nelle ricerche, se non che si tratta di legno di acero di origine palestinese di circa 2000 anni fa.
Una tradizione risalente almeno al XIII secolo vuole che san Girolamo abbia trascorso i suoi ultimi giorni presso la cappella del presepe di Santa Maria Maggiore, in continuità con il soggiorno a Betlemme. Ma l’arrivo della reliquia a Roma si fa risalire verosimilmente ai tempi di papa Teodoro I (642-649), che era di origine palestinese e che l’avrebbe avuta in dono dal patriarca di Gerusalemme, san Sofronio, per salvarla dall’invasione maomettana. E infatti, sotto il suo pontificato la basilica di Santa Maria Maggiore, prima chiamata Liberiana, o di Sisto, o Esquilina, prese il nome di Sancta Maria ad Praesepem. Da allora cominciarono a costruirsi in altre chiese, come ad esempio Santa Maria in Trastevere, delle cappelle o cubicoli a volta con l’immagine della natività che si chiamavano praesepia.
Dall’XI secolo si hanno prove certe e ininterrotte di culto alla culla. Ed è questo l’aspetto che ora ci interessa, più che la discussione sull’autenticità della reliquia. È un fatto che dal primo medioevo la sacra culla ha nutrito la devozione alla nascita e all’infanzia di Cristo nel popolo romano e negli innumerevoli pellegrini.
Dal 1802 i legni sono conservati in un prezioso reliquiario di Giuseppe Valadier custodito nel suo sacello sotto l’altar maggiore e che nelle festività natalizie viene solennemente esposto e davanti ad esso si celebra la messa.
Il tutto potrebbe essere più credibile di quanto sembra a prima vista se consideriamo il cristianesimo primitivo venerava la grotta di Betlemme. Origene invita a considerare quest’antica liturgia come prova della nascita di Cristo nel luogo attestato dai vangeli: «In Betlemme esiste ancora la spelonca in cui nacque, e nella spelonca la mangiatoia, dove fu avvolto in fasce: queste cose corrispondono alla storia della sua natività, narrata dal vangelo» (Contro Celso 1, 51). E doveva essere numeroso il concorso di folla nella grotta se l’imperatore Adriano (76-138), come testimonia san Girolamo, per estirpare tale “superstizione” vi fece costruire un santuario al figlio di Venere Adone. Nel 326 sorge sopra la caverna la basilica costantiniana. E dei suoi riti natalizi abbiamo l’interessante testimonianza della monaca Silvia Eteria nel suo celebre diario del viaggio in Terra Santa compiuto verso il 363.