Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

CASO BERLUSCONI

Bertone: più moralità nella cosa pubblica

«Una più robusta moralità, senso di giustizia e legalità» è stata chiesta oggi dal segretario di Stato vaticano a tutti quanti hanno responsabilità pubbliche.

Attualità 20_01_2011
arcore segnale
«La Santa Sede segue con attenzione e in particolare con preoccupazione queste vicende italiane, alimentando la consapevolezza di una grande responsabilità soprattutto di fronte alle famiglie, alle nuove generazioni, di fronte alla domanda di esemplarità e ai problemi che pesano sulla società italiana». Lo ha detto il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, rispondendo a una domanda dei giornalisti sul caso Ruby. «La Chiesa spinge e invita tutti, soprattutto coloro che hanno una responsabilità pubblica in qualunque settore amministrativo, politico e giudiziario, ad avere e ad assumere l'impegno di una più robusta moralità, di un senso di giustizia e di legalità» dice Bertone.
Lei condivide il turbamento di Napolitano?: «Avete visto la nota» del Quirinale «pubblicata dall'Osservatore Romano». Il cardinale ha così risposto ai giornalisti che gli hanno chiesto un commento sul caso Ruby.

IL VIDEOMESSAGGIO DI BERLUSCONI
«I pm milanesi? Hanno violato la Costituzione con tecniche usate contro la mafia o la camorra». Nel pieno della tempesta Ruby, Silvio Berlusconi è ripassato al contrattacco in un nuovo videomessaggio ai Promotori della Libertà. Secondo il premier i magistrati di sinistra tentano di sovvertire il voto con palesi violazioni di principi costituzionali commettendo violenze indegne sui testimoni che dovranno essere punite.

Il presidente del Consiglio sostiene di aver «finalmente letto le 389 pagine» di quella che definisce «l’ultima persecuzione giudiziaria» ai suoi danni: la 28esima in 17 anni da parte della Procura di Milano». Denuncia un monitoraggio di Arcore con «tecniche degne di una retata contro la mafia o la camorra». Ma assicura che «il governo continuerà a lavorare» anche per fare una riforma contro i magistrati politicizzati.

Quanto a Ruby «non ho nulla di cui vergognarmi, non ho mai avuto rapporti, non c’è stata nessuna concussione, nessuna induzione alla prostituzione men che meno di minorenni». Secondo Berlusconi i giudici di Milano non sono nemmeno legittimati a indagare poiché «è la stessa Procura a riconoscere che i fatti contestati “sarebbero stati commessi” in qualità di presidente del Consiglio dei ministri» pertanto l’«unico tribunale competente» è quello dei ministri.

Da qui l’affondo: «Una procedura irrituale e violenta indegna di uno stato di diritto che non può rimanere senza una adeguata reazione». Questo era il testo scritto, ma il premier ha corretto a braccio nel video-messaggio parlando di una procedura «che non può rimanere senza un’adeguata punizione».

E ha concluso: «Io sono sereno; il Governo continuerà a lavorare e il Parlamento farà le riforme necessarie per garantire che qualche magistrato non possa più cercare di far fuori illegittimamente chi è stato eletto dai cittadini".

Parole che hanno suscitato subito la reazione dell’Associazione nazionale magistrati (Anm): «Attacchi inaccettabili attacchi che non giovano ne' alla serenita' delle istituzioni ne' all'accertamento della verita''.

Ma è in fibrillazione tutto il mondo politico. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha commentato: «È legittimo essere preoccupati per quello che sta accadendo, soprattutto per il buon nome dell'Italia nel mondo. Credo che molti italiani siano sconcertati per la gravità delle accuse mosse al presidente Berlusconi. L’unico che trova qualcosa di divertente in tutto questo clamore, è il presidente del Consiglio. Francamente non so cosa ci sia da divertirsi» ha detto Fini.

In difesa del premier il leader della Lega Umberto Bossi: «L'hanno massacrato: non si e' mai sentito un presidente del Consiglio massacrato in quel modo».

Duro il commento delle forze che si riconoscono nel Terzo Polo: «Se il presidente del Consiglio non é in grado di rispondere nelle sedi competenti alle accuse che gli sono state mosse e quindi di rassicurare un'opinione pubblica profondamente e giustamente turbata deve rassegnare le sue dimissioni e consentire così al Paese la serenità e la speranza per un futuro migliore e alle istituzioni di realizzare le riforme necessarie. Altrimenti, nel rispetto delle prerogative del capo dello Stato, è meglio chiedere ai cittadini, attraverso il voto di realizzare il cambiamento necessario e urgente».

E sulle parole del premier è intervenuto anche il vicepresidente del Csm, Michele Vietti:  «Usare espressioni come sovvertimento dell'ordine democratico è tanto grave quanto infondato».