Bernardino da Siena e le novelle morali, strategia di un santo
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Nella vasta produzione del santo celebrato oggi, 20 maggio, ci sono delle originali novelle che Bernardino inventava per dare ad ogni fedele la possibilità di riflettere sulla propria condotta morale. Una strategia vincente.

«Egli anzitutto li ha composti perché, evidentemente, il materiale predicabile da lui raccolto, ordinato e steso gli servisse di traccia sicura per le sue predicazioni. E si è deciso poi a pubblicare – riveduto, corretto, ampliato – questo suo materiale predicabile già ordinato, non solo per così chiudere una buona volta la bocca ai suoi detrattori e calunniatori che si adoperavano a svisare le sue parole udite dal pulpito, tacciandolo e accusandolo come eretico ma soprattutto con l'intenzione di offrire ai predicatori un valido aiuto e una norma per esplicare quella missione apostolica alla quale egli stesso aveva consacrato tutta la sua vita, raccogliendovi immensi frutti spirituali». Con queste parole fra Dionisio Pacetti, nel suo contributo critico al volume San Bernardino da Siena. Saggi e ricerche pubblicati nel quinto centenario della morte (Società Editrice Vita e Pensiero, MCMXLV) descrive l’importanza degli Scritti di san Bernardino da Siena (Massa Marittima, 8 settembre 1380 - L’Aquila, 20 maggio 1444) del quale oggi ricorre la memoria liturgica.
Di san Bernardino abbiamo un’ampia produzione letteraria, oltre a tante opere che si ritengono smarrite. E poi, c’è tutta la produzione che è stata oggetto di trascrizione da parte di alcuni uditori. Fra le opere certe del fine teologo ci sono: De christiana religione; De Evangelio aeterno seu de caritate; il trattato De vita christiana; il trattato De Beata Virgine; il De beatitudinibus evangelicis; De Spiritu Sancto et de inspirationibus. Poi abbiamo: Itinerarium anni seu sylva praedicalnlis; Postillae super Epistolas et Evangelia totius anni. E ancora: De pugna spirituali e i Commentarii in Apocalypsim. E i titoli potrebbero continuare.
In questa produzione così prolifica compaiono delle pagine che conservano una caratteristica assai curiosa e originale: ci troviamo di fronte a delle deliziose novelle (o cosiddetti “esempi morali”) che riuscivano a coinvolgere ancor di più il popolo di Dio: delle vere e proprie “storielle” che con il loro stile diretto e semplice offrivano ad ogni fedele la possibilità di riflettere sulla propria condotta morale. La stesura di queste prediche la dobbiamo a Benedetto di Bartolomeo, un lavoratore di stoffe, molto devoto al santo.
Siena, estate del 1427: il santo teologo si trovò a predicare sulla piazza del Campo per ben quarantacinque giorni consecutivi. Benedetto di Bartolomeo, allora, volle trascrivere queste prediche. Le pagine furono successivamente pubblicate solamente nel 1880. Questo, il prologo per comprendere il contesto in cui furono scritte.
Le prediche-novelle presentano quasi tutte uno schema ben definito. Si parte, quasi sempre, da una frase presa dalla Bibbia che costituisce poi il tema del racconto: una sotto-traccia al discorso del santo. Da questa frase della Sacra Scrittura, san Bernardino da Siena rimanda il popolo di fedeli a delle immagini reali o simboliche, grazie anche ad allegorie che hanno tutto il gusto della poesia addirittura, o comunque di una prosa assai semplice. I temi sono molteplici, testimonianza della varietà di tematiche morali che l’autore ha voluto trattare durante la sua missione di predicatore. Sono prediche che vanno dalla laudatio alla Vergine Maria alle invettive contro le divisioni tra guelfi e ghibellini che Siena viveva ai tempi di san Bernardino, dai racconti su san Francesco d’Assisi alla dichiarata lotta contro l’usura, dal peccato di sodomia al come fare l’elemosina. È variopinta la tavolozza di temi che il santo affronta in queste novelle: ciò che colpisce più di tutto è la loro semplicità. Sfogliando le pagine delle novelle, sembra quasi che il santo abbia voluto scendere dalla cattedra del fine teologo per giungere a un più ampio pubblico. San Bernardino, dunque, non fu solo studioso della Parola di Dio, ma anche un suo attento comunicatore.
«Doh! Io ti vo’ dire quello che intervenne una volta a uno mercatante che teneva la sua mercanzia all’umido, perché pesasse più. Fra il ribollito e ‘l rincagnato andò quella volta. Uno mercatante andava per comprare zaffarano da un altro mercatante; e giognendo colui che el voleva comprare a colui che n’aveva da vèndare, disse: “Io vorrei quanto zaffarano io potesse trovare”. Colui disse: “Io ti darò el mio”. E mostratogli, subito colui che l’aveva a comprare cognobbe ch’egli era umido, e disse a colui che gli li vendeva: “Fallo venire alla mia abitazione, e pesarollo e darotti e’ danari”», con questo accattivante incipit comincia una delle più spassose prediche-novelle di san Bernardino da Siena. Il tema è quello che è possibile riassumere nell’iconica frase: “Chi la fa l’aspetti”. Il racconto si dipana, poi, in un “gioco” fra i due mercanti. In questo, alla fine, il mercante che doveva essere raggirato riuscirà a gabbare l’altro: «E in questo modo colui che credeva ingannare, rimase ingannato», questa la chiusa. Assai significativa e dolcemente tenera la predica-novella sull’elemosina: «Sai che fa Iddio a l’uomo limosiniere che chiede de la roba a Dio per darne a pòvari per lo suo amore, o vuoi quando elli avesse alcun bisogno, o di maritare fanciulle, o qualunque altro bisogno si sia? Sempre il provede». Tutto, in questa novella, ruota attorno alla Provvidenza: san Bernardino parla del rapporto tra padre e figlio e tra madre e figlio, per far comprendere cosa vuol dire Provvidenza. Ancora una volta l’allegoria è protagonista delle sue parole.
Novelle che rappresentano fondamentalmente esempi semplici (quasi tutti presi dalla vita quotidiana) per poter arrivare al maggior numero di uditori: questo, il segreto di tanta fama che ebbe il santo a Siena e in tutta la Toscana. In tutta Italia.