Belle, ma pericolose. Le trappole spirituali delle canzoni
Girano nel mondo, portati dal vento ambiguo del principe del male, molti fenomeni apparentemente innocui, anzi esteticamente accattivanti, che diffondono idee e sensazioni radicalmente in contrasto con l'iniziativa salvifica di Dio. Certe canzoni, soprattutto, sono grandi trappole.
Caro direttore,
girano nel mondo, portati dal vento ambiguo del principe del male, molti fenomeni apparentemente innocui (ed , anzi, esteticamente piacevoli) che, nei fatti, diffondono idee e sensazioni in contrasto evidente con l’iniziativa salvifica di Dio.
Ciò sta avvenendo in tutti i campi in cui si svolge la vita delle persone, la drammatica vita delle persone. Mi riferisco, in queste poche righe, ad un settore molto particolare, ma che coinvolge quotidianamente milioni di persone in tutto il mondo, anche grazie ai nuovi e sempre più invadenti mezzi di comunicazione. Parlo del mondo delle canzoni, facendo due esempi, che mi sembrano particolarmente clamorosi.
La canzone di Lennon Imagine è particolarmente bella dal punto di vista musicale ed infatti è molto ascoltata e molto cantata. Ma le sue parole sembrano tratteggiare l’immagine dell’Anticristo. Esse, infatti, dicono, nella sostanza, che se vogliamo vivere in pace dobbiamo eliminare le religioni, la politica ed ogni rapporto umano che implichi una qualche difficoltà. La canzone ci invita ad andare verso una (irrealizzabile) utopia, come prezzo da pagare per un mondo finalmente perfetto. La canzone, cioè, chiede che vengano eliminati ogni rapporto umano, ogni passione, ogni identità, ogni affetto reale. Chissà perché, al termine di questo percorso dovremmo vivere finalmente in pace. In pace (ma ciò è impossibile), ma disossati, senza anima, senza idee, senza passioni. Individui come amebe. esattamente l’opposto di ciò che è venuto a compiere nel mondo Gesù Cristo e che abbiamo ricordato in questi giorni (se siamo riusciti a superare l’insopportabile sentimentalismo che oscura il fatto indicibile avvenuto). Cristo ci prende così come siamo: non dobbiamo abbandonare nulla, perché lui salva tutto, a patto che riconosciamo la sua regalità. Gesù non ci spinge verso un'utopia, ma ci invita a prendere sul serio la realtà in cui viviamo, anche la più scomoda, compresa, ad esempio, la politica.
Ma c’è un’altra canzone, musicalmente molto accattivante, che viene cantata da circa quarant’anni e che oggi è ritornata di moda grazie ad un film, che è stato tra i più visti in questa stagione. Si tratta di Bohemian Rhapsody. Viene cantata e ascoltata da molti, perché la musica piace, ma pochissimi si accorgono delle parole che, al di là delle intenzioni dell’autore, sintetizzano l’attuale direzione nichilista del pensiero unico dilagante. Nella canzone poche sono le parole e molto ripetute tra cui quelle che invitano a scappare dalla realtà (“escape from reality”). La vita è una cosa seria e dura ed allora occorre “scappare” per rifugiarsi in utopie, che non sono altro che tentativi a volte commoventi ma sempre fallimentari di cercare una risposta alla domanda sul senso della vita. Ma sono anche un modo per non guardare in faccia a chi è venuto tra di noi proprio per dare le risposte alle nostre domande fondamentali.
Penso con dolore a chi si lascia inebriare da musiche suadenti, senza rendersi conto che così ci si lascia invadere da parole che annullano il tentativo di Dio (del Dio, tenero, tra di noi) di comunicarci il senso della vita e, con questo, la possibilità di vivere il “centuplo” già quaggiù, senza lasciarci ingannare da utopie sentimentali e da edonismi mortali. Anche i cristiani devono stare attenti a non farsi ingannare da musiche belle e suadenti, ma piene di trappole.