Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Agnese da Montepulciano a cura di Ermes Dovico
IL CASO

Belgio, eutanasia obbligatoria anche nelle case di cura cattoliche

In Belgio il primo provvedimento di sanzione ad una casa di riposo di ispirazione cattolica che si era rifiutata di applicare l'eutanasia su una paziente: la legge è più forte dell'obiezione di coscienza. E le cose non vanno meglio altrove: in Olanda, Canada e California la legge sul fine vita non prevede l'astensione per ragioni di coscienza. E mentre in Italia prosegue l'iter per la legge sul fine vita Provita denuncia: "Molte leggi non fanno menzione all'obiezione". Quanto peserebbe nel mondo l'imposizione dello Stato etico presso le migliaia di istituti e ospedali cattolici?

Vita e bioetica 05_07_2016
Eutanasia

Una casa di riposo di ispirazione cattolica è stata multata per non aver applicato la legge sull’eutanasia. E’ accaduto in Belgio dove a Lovanio è approdata a sentenza una causa iniziata nel gennaio scorso risalente a un fatto del 2011. Una cifra tutto sommato simbolica, appena 6 mila euro per danni morali provocati alla donna, un’anziana la cui figlia chiedeva venisse praticata l’eutanasia. Ma pesantissima se si considera che con questa decisione del giudice viene praticamente disconosciuto il principio cardine dell’obiezione di coscienza. Chi potrà essere al riparo dunque? Se un ente di diritto ecclesiale o privato di ispirazione cattolica operante nel campo della Sanità o del welfare dovesse rifiutarsi per ragioni di coscienza, scatterebbe la multa. Oppure sarà costretto ad adattarsi alla legge del più forte.

Che cosa accadrebbe se nel mondo gli istituti di cura cattolici dovessero adeguarsi a questo trend? Migliaia di case di cura verrebbero obbligate a praticare l’eutanasia controvoglia, limitando così il diritto di ogni medico a esercitare un’obiezione di coscienza tanto sacra quanto garantita da tutte le costituzioni moderne.

Per fare un esempio e dare un’idea del fenomeno le strutture che verrebbero coinvolte sarebbero nell’ordine di decine di migliaia. Da un recente rapporto dell’Annuario Statistico della Chiesa le opere di assistenza, beneficenza e cura svolte dagli istituti cattolici nel mondo contano 5.305 strutture; 1.694 sono gli ospedali in America, 1.150 in Africa.

17.223 sono le case per anziani, malati cronici ed handicappati, per la maggior parte in Europa (8.021) ed America (5.650). E ancora: 9.882 gli orfanotrofi nel mondo, 60mila le strutture che forniscono diversi servizi a livello di Welfare e 15.327 i consultori matrimoniali. Anch’essi a rischio: se dovesse passare il principio che l’obiezione di coscienza applicata alla bioetica è un retaggio del passato, lo Stato etico si impadronirà anche dei bisturi dei chirurghi che saranno così costretti a praticare l’aborto a forza. E lo Stato etico sembra essere solo agli inizi. Intanto in Belgio ha dato un assaggio di quanto possa essere forte. 

In Belgio la notizia ha fatto scalpore, ma la decisione è gravida di conseguenze tragiche per tutti dato che il Belgio è all’avanguardia nell’applicazione della legge sull’eutanasia che, da quando è stata approvata in parlamento 14 anni fa, cresce con ritmi vertiginosi: già 2000 i decessi per eutanasia nel solo 2015. L’interrogativo di fondo è proprio questo: se in Belgio la legge sull’eutanasia è ormai un dato acquisito, neppure più ostacolata dal mainstream culturale, a farne le spese è l’obiezione di coscienza di medici e infermieri. Le conseguenze dello stato etico sono queste: la legge è più forte della libertà del singolo.

A Lovanio era stata la figlia della donna, Mariette Buntjens, una signora di 74 anni malata di tumore, a trasferire la donna dopo il rifiuto della direzione sanitaria della clinica Sant’Agostino di applicare la legge sull’eutanasia. C’è il sospetto che l’operazione sia stata viziata da una provocazione di fondo. L'Arcivescovo di Bruxelles Jozef De Kesel aveva detto nel gennaio scorso che nessun istituto di cura cattolico doveva sentirsi obbligato ad applicare quella legge. Per tutta risposta, la figlia della donna, Nadine Engelen aveva presentato un esposto perché nel lontano 2011 la clinica, rifiutandosi di applicare l’eutanasia, aveva inferto alla donna dei danni morali e biologici. Ovviamente il giudice non ha ritenuto l’eutanasia il vero, grande danno biologico in questa “partita”, ma ha preferito prendersela con la casa di riposo, come espressione di un cattolicesimo poco à la page e non addomesticato.

Via la coscienza dunque. E Dio solo sa quante saranno, se dovesse passare questa ratio, le strutture che verranno soggiogate allo stato etico che impone per legge la “dolce morte”.

Anche perché il Belgio non è il solo ad aver disconosciuto l’obiezione di coscienza. In Olanda, un altro paese all’avanguardia che ha approvato la legge nell’aprile del 2001, accade lo stesso: non esiste obiezione di coscienza perché il medico deve solo accogliere tale richiesta, non è subordinata ad una sua decisione.

Fino ad oggi è prevalso il buon senso: chi accompagnava i propri cari in una struttura cattolica, come un hospice o un ricovero gestito da enti religiosi, ha sempre affrontato la questione secondo quelli che sono i parametri fissati dalla sacralità della vita. Ma la sentenza del Belgio ora può rivoluzionare tutto portando medici e infermieri cattolici di fronte al grave interrogativo se piegarsi ad una legge umana ingiusta o perseguire nel rispetto dei propri valori accollandosi l'onere del martirio. Oppure chiudere definitivmente.

Lo stesso accade sull’altra sponda dell'Atlantico – come denuncia un rapporto di Provita Onlus -. “In Canada c’è un grave problema circa l’obiezione di coscienza dei medici e delle istituzioni religiose che gestiscono ospedali e cliniche”, spiega Francesca Romana Poleggi, direttrice editoriale di Notizie ProVita. “I medici pro-vita dell’associazione Canadian Physicians for Life, per bocca del loro presidente Will Johnston hanno messo in luce questa grave carenza. Il disegno di legge approvato non ne fa menzione, lasciando così il personale medico in balia delle singole situazioni delle varie realtà locali”.

Ma c’è di più: “Stando a quanto scritto nel testo normativo, un medico il cui paziente chiede di togliergli la vita deve per forza inoltrare la richiesta a chi di dovere. In tal senso, quindi, sarebbe obbligato a partecipare all’atto eutanasico. Dello stesso parere pure Albertos Polizogopoulos, avvocato di Canadian Physicians for Life, secondo cui la nuova legge viola gravemente il diritto fondamentale alla libertà di coscienza, garantita dall’ordinamento canadese”.

La materia è scivolosa perché anche qualora fossero previste forme di obiezione di coscienza, queste risulterebbero insufficienti per fermare l’applicazione della legge che appare così particolarmente spietata. In California la recente approvazione di una legge sull’eutanasia dopo un caso simbolo che ha visto vittima un giovane, è stata cavalcata dall’associazione “Scelta e compassione” proprio perché non prevede l’ostacolo dell’obiezione di coscienza. Lo stesso accade già in Oregón, Montana, Washington e Vermont.

In Italia le cose non vanno meglio. La legge ancora non c'è, ma delle tre proposte di legge in discussione alla Camera sul cosiddetto testamento biologico, quella più “pericolosa” e che è spinta mediaticamente di più è la proposta di legge di iniziativa popolare dell’associazione Luca Coscioni, che non prevede alcuna obiezione di coscienza.