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il pittore domenicano

Beato Angelico, la fede annunciata col pennello

Il 18 febbraio 1455 moriva a Roma fra' Giovanni da Fiesole, patrono degli artisti che a ridosso della sua memoria liturgica hanno celebrato il loro giubileo.

Borgo Pio 18_02_2025
Wikimedia Commons (Author	Sailko)

Il 18 febbraio 1455 moriva a Roma fra' Giovanni da Fiesole, il pittore domenicano conosciuto come "Beato Angelico". Beato lo divenne ufficialmente solo nel 1982, per volontà di San Giovanni Paolo II, che con il motuproprio Qui res Christi gerit diede il sigillo della Chiesa a una fama di santità che nei secoli era andata di pari passo con la fama delle sue opere. Tanto che la sua prima lapide lo definiva «la gloria, lo specchio, l'ornamento dei pittori» e «un vero servo di Dio». «Soprannominato “Angelico” per la bontà del suo animo e per la bellezza dei suoi dipinti, Fra Giovanni da Fiesole fu un sacerdote-artista che seppe tradurre in colori l’eloquenza della parola di Dio», disse ancora Papa Wojtyła il 18 febbraio 1984 proclamandolo anche patrono degli artisti, che quest'anno (così come nel 2000) hanno celebrato il loro giubileo a ridosso della sua memoria liturgica.

«Da autentico frate domenicano, il Beato Angelico parla di Dio “con il suo pennello”», dice fra' Massimo Mancini, professore di storia della Chiesa nella Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna e postulatore generale dell’Ordine domenicano, intervistato da Agensir: «Possiamo dire che, come il fondatore del suo e nostro ordine, san Domenico di Caleruega, anche l’Angelico faceva due sole cose: o parlava con Dio, o parlava di Dio». Il religioso, confratello dell'Angelico, osserva inoltre che «la sua pittura è il frutto della preghiera e della contemplazione; ma è anche un mezzo efficace e sempre attuale per annunciare, tra le brutture morali ed estetiche di questo mondo, che il Signore è buono, anzi “bello” e ci rende capaci di essere interiormente “belli”».