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SULLE TRACCE DI MARIA/18

Beata Vergine Maria delle Lacrime a Siracusa

Siracusa: fra l'agosto e il settembre del 1953 un alto-rilievo in gesso nella casa dei coniugi Iannuso inizia a lacrimare. E' un'immaginetta sacra che raffigura il Cuore Immacolato di Maria. Le sue lacrimazioni attirano subito l'attenzione della gente comune e della Chiesa. Una volta condotti tutti i possibili esami, la Chiesa riconosce il miracolo. E dispone la costruzione di un santuario che ne perpetui la memoria, inaugurato nel 1994 da San Giovanni Paolo II.

Ecclesia 08_03_2015
Siracusa, santuario della Madonna delle Lacrime

Continuiamo la pubblicazione delle conversazioni che Diego Manetti tiene ogni primo sabato del mese a Radio Maria, alla scoperta dei santuari più importanti dedicati alla Vergine.

La traccia mariana che andiamo a esaminare insieme questa volta, cari amici, ci porta a Siracusa, più precisamente presso il Santuario dedicato alla Beata Vergine Maria delle Lacrime. Si tratta di un luogo assai caro alla devozione popolare, in Italia e all’estero, poiché ricorda un particolarissimo segno del passaggio di Maria nella terra di Sicilia, cioè le lacrime che, tra il 20 agosto e il 1 settembre 1953, sono sgorgate da un quadretto di gesso raffigurante il Cuore Immacolato di Maria. L’immagine sacra si trovava, all’epoca, nell’abitazione dei coniugi Angelo Iannuso e Antonina Giusto, ove sormontava la testa del letto matrimoniale della giovane coppia. Credo che ci bastino questi pochi riferimenti per andare con la mente e con il cuore in quella umile dimora, sita in via degli Orti di San Giorgio, al numero 11, dove in quei giorni del 1953 si compì la miracolosa lacrimazione che si verificò più volte sotto gli occhi di numerosi testimoni.

Ora, quanti di noi hanno un minimo di dimestichezza con le moderne apparizioni mariane, sanno bene come la lacrimazione della Vergine non sia un fenomeno originale in sé, potendosi riscontrare ad esempio il famoso precedente di La Salette, laddove nell’apparire a Massimino e Melania la Madonna si presenta con il volto rigato dalle lacrime. Quello che rende però davvero particolare la lacrimazione di Siracusa è il fatto che accada in un tempo in cui la tecnica moderna è in grado di documentare il fenomeno come mai prima di allora. Accade dunque che già durante il secondo giorno di lacrimazione, domenica 30 agosto 1953, Nicola Guarino, un cineamatore locale, documenti in oltre 300 fotogrammi il prodigioso evento, immortalando con l’obiettivo della cinepresa quanto sarebbe rimasto come muta e oggettiva testimonianza quand’anche fossero scemati l’entusiasmo e fors’anche la suggestione dei primi tempi.

Lacrime

Sempre alla tecnica si fa riferimento considerando il contributo della scienza. Il quarto giorno del fenomeno delle lacrime, la Curia Arcivescovile di Siracusa riunì una commissione di medici e analisti i quali prelevarono un campione del liquido che sgorgava dagli occhi del quadretto e, dopo accurate analisi microscopiche, poterono decretare che in esso si rinvenivano sufficienti tracce di proteine e urati, cioè le sostanze caratterizzanti le lacrime umane. Se ancora restava da accertare l’origine del prodigioso fenomeno, si poteva dunque intanto sentenziare che si trattava di lacrime vere, di lacrime umane. Quello stesso giorno le lacrimazioni cessarono.

Nel frattempo venne anche istituita una commissione medica con lo specifico compito di valutare le straordinarie guarigioni fisiche che, sempre più numerose, accompagnarono la devozione dei fedeli nei primi mesi successivi alle apparizioni. Guarigioni così abbondanti da portare la stessa commissione, dopo esame accurato di centinaia di casi, a riconoscerne come “straordinarie”, ovvero scientificamente inspiegabili, circa 300 nel solo 1953. Ma ancora più eclatanti furono le straordinarie guarigioni del cuore, cioè le conversioni, operate per intercessione della Beata Vergine delle Lacrime dopo il miracoloso avvenimento in casa Iannuso. 

Bastano questi pochi accenni per farsi una idea della ricchezza di elementi soprannaturali in tale fenomeno e per non sorprendersi se, con significativa rapidità, condotte parallelamente agli esami scientifici le indagini sull’origine soprannaturale del fenomeno, i vescovi della Sicilia, presieduti dal Card. Ernesto Ruffini, dichiararono già il 13 dicembre 1953 l’autenticità delle lacrimazioni della Madonna a Siracusa, come di seguito riportato:

«I Vescovi di Sicilia, riuniti per la consueta Conferenza in Bagheria (Palermo), dopo aver ascoltato l’ampia relazione dell’Ecc.mo Mons. Ettore Baranzini, Arcivescovo di Siracusa, circa la “Lacrimazione” della Immagine del Cuore Immacolato di Maria, avvenuta ripetutamente nei giorni 29-30-31 agosto e 1 settembre di quest’anno, a Siracusa (via degli Orti n. 11), vagliate attentamente le relative testimonianze dei documenti originali, hanno concluso unanimemente che non si può mettere in dubbio la realtà della Lacrimazione. Fanno voti che tale manifestazione della Madre Celeste ecciti tutti a salutare penitenza ed a più viva devozione verso il Cuore Immacolato di Maria, auspicando la sollecita costruzione di un Santuario che perpetui la memoria del prodigio».

Prima di andare nello specifico ai fatti che occorsero in quei giorni a cavallo di agosto e settembre 1953, credo sia doveroso notare come il riconoscimento dell’autenticità della lacrimazione si accompagna alla richiesta avanzata dallo stesso episcopato siculo della costruzione di un santuario che “perpetui la memoria del prodigio”. In tale senso credo che ci sia sufficiente motivo per accostare questo episodio a tutti gli altri in cui il santuario costituisce proprio il segno, il luogo, la memoria dell’evento accaduto in un dato momento storico. Santuario che solitamente è la Vergine stessa a richiedere, quando non sia edificato spontaneamente dai fedeli o dalle autorità ecclesiastiche, come in questo caso. Resta tuttavia da ricordare che per quanto concerne Siracusa non si tratti di una apparizione mariana quanto piuttosto di un fenomeno soprannaturale che indica comunque una traccia del cammino della Madonna tra gli uomini, un cammino che – lo vedremo – è segnato da un preciso messaggio, lasciato allora dalla Vergine in Sicilia, ma valido ancora oggi per ognuno di noi.

Dicevamo del santuario, dunque. Inizialmente si può parlare di un santuario all’aperto, nel senso che il quadretto miracoloso venne trasferito, a partire dal 19 settembre 1953, dalla casa dei coniugi Iannuso in una stele, posizionata nella vicina piazza Euripide. A protezione di questa stele e a conforto dei pellegrini che là si recavano per rendere omaggio all’oggetto sacro, nel maggio 1954 venne eretta una copertura in lamiera di circa 800 metri quadrati. Il 9 maggio, intanto, in piazza della Vittoria veniva posata la prima pietra del santuario. Nella casetta di via degli Orti, il 28 agosto 1954, nell’anniversario della lacrimazione, veniva intanto benedetto l’altare di marmo posto presso la parete dove precedentemente era affisso il quadretto – allora sostituito da una fedele riproduzione -, facendo della dimora degli Iannuso un luogo di preghiera e di raccoglimento, fino a oggi.

Per sostenere l’opera di edilizia sacra, mons. Baranzini già a inizio 1954 si era prodigato per raccogliere i fondi necessari all’inizio dei lavori, promuovendo altresì l’anno successivo un concorso internazionale per individuare un progetto architettonico adatto al nuovo santuario. Giunsero oltre 100 proposte, da tutta Europa ma persino dal Sudafrica e dal Venezuela, che richiesero attente valutazioni prima di scegliere, nel marzo 1957, il progetto francese degli architetti Michel Andrault e Pierre Parat, all’insegna del motto “Corona con nove raggi bianchi su fondo azzurro”. Un progetto moderno, fors’anche giudicato ardito, per l’imponenza della basilica e ancor più della svettante “campana di Dio” che tanto piacque al clero siracusano per il richiamo a sollevare gli occhi al cielo, seguendo la guida di Maria.

I lavori non poterono però cominciare subito, per alcuni intoppi burocratici e per la necessità di ridurre l’altezza del tempio dagli originari 124 metri a un massimo di 80 per rispettare i “vincoli ambientali” dell’area di erezione. Solo nel 1968, a distanza di 15 anni dalle lacrimazioni miracolose, poté essere consacrata la cripta, capace di contenere fino a 3.000 fedeli. Di forma circolare, con diametro esterno di 80 metri, ha ben 18 ingressi che introducono all’altare centrale, sul quale venne custodito il quadretto della Madonna dal 1968 al 1987. All’interno della cripta si trova, tra le altre, la Cappella del Sacro Cuore, nella quale è custodito il Santissimo Sacramento. 

Edificata la cripta, trascorrono circa venti anni prima che dal lotto inferiore si possa passare a quello superiore. Solo a inizio 1987 si avviano nuovamente i lavori, concludendosi nel 1992 grazie al supporto finanziario dei fedeli e delle amministrazioni pubbliche. L’inaugurazione solenne è avvenuta il 6 novembre 1994, alla presenza di Giovanni Paolo II. La struttura della basilica vuol esprimere l’idea della elevazione dell’uomo verso Dio, attraverso i diversi costoloni che si innalzano dalla pianta circolare e si protendono verso la sommità interna dell’edificio; a rendere tale idea di “innalzamento” concorre altresì la maestosità dell’edificio sacro che raggiunge i 103 metri di altezza complessiva. La forma della basilica, slanciata verso l’alto, può essere diversamente interpretata: come una grande lacrima della Vergine, discesa sulla terra; come una enorme “campana di Dio” che richiama i fedeli alla conversione e alla penitenza; come il “faro” che è Maria stessa, che guida verso il porto sicuro che è Gesù; infine, come tenda o manto al di sotto del quale Maria stessa accoglie tutti i suoi figli bisognosi di protezione. All’interno, la pavimentazione in marmi pregiati riproduce una stella che indica Maria “stella del mattino” che preannuncia Gesù, il sole nascente. La capienza interna è di circa 11.000 persone in piedi e 6.000 a sedere. 

Tutto lo spazio interno converge verso il marmo bianco su cui è posto l’altare, opera dello scultore Giancarlo Marchese, di forma quadrata, con la base bronzea decorata da scene tratte dal libro dell’Apocalisse. Sopra l’altare si trova il prezioso crocifisso del ‘700, mentre alle spalle della mensa eucaristica è posta la parete marmorea bianca che ospita la teca nella quale, dal 5 novembre 1994, è definitivamente custodito il rilievo in gesso della Madonna che ha lacrimato nel 1953. Ancora degno di nota il portone bronzeo, maestoso, che introduce nella basilica simboleggiando la porta di un ovile, recando incise le parole di Gesù: “Io sono la porta, se uno entrerà attraverso di me sarà salvo” (Gv 10,9), per sottolineare che Cristo è la porta che conduce al Padre.

Siracusa, santuario della Madonna delle Lacrime

In cima al santuario, alloggiata nella raggiera, si trova una statua della Vergine in bronzo dorato, riproducente a figura intera l’immagine del quadretto della lacrimazione miracolosa. Alta circa 3 metri, pesa circa 600 chili. 

Spostandosi all’esterno del santuario, nella zona verde, si ritrovano infine sculturee bronzee che permettono di contemplare i 15 misteri del Santo Rosario. Tutto intorno, si estendono i 35.000 metri quadrati del parco, comprendente zone verdi, aree di servizio e camminamenti, realizzati con l’intento di offrire ai pellegrini un’oasi di pace, silenzio e preghiera. Nel parco, circondata da un bellissimo roseto, si trova oggi la stele – originariamente sita in piazza Euripide – che dal 19 settembre 1953 al 29 agosto 1968 accolse il prezioso altorilievo in gesso della Madonna, il quale venne poi trasferito, come già abbiamo ricordato, sull’altare della cripta dal 1968 al 1994, per trovare infine definitiva collocazione alle spalle dell’altare nella basilica superiore.  

Infine, pregevolissima opera d’arte è il prezioso reliquiario che contiene due frammenti di diversi panni impregnati di lacrime nei giorni del prodigioso evento e che soprattutto custodisce la preziosa provetta contenente le circa trenta gocce prelevate durante la lacrimazione del 1 settembre dalla commissione scientifica e poi certificate come “lacrime umane”. Tale reliquiario fu sigillato l’8 maggio 1954, accludendovi la pergamena che ne attesta l’autenticità. Sulla base del reliquiario vi è incisa, in latino, la frase: “O Vergine delle lacrime, strappa dalla durezza del nostro cuore lacrime di pentimento – 29 agosto 1953”. 

Concludiamo la presentazione del luogo sacro dicendo che attorno al santuario è fiorita una ricchissima devozione che prevede un intenso programma di attività e celebrazioni, che vanno dalle messe - celebrate ogni giorno in basilica, in cripta e presso l’Oratorio di via degli Orti, 11 – alla recita del santo Rosario; dalla preghiera di Supplica alla Vergine delle Lacrime, elevata ogni primo sabato del mese dopo la messa vespertina, al pellegrinaggio da Via degli Orti al Santuario ogni 29 del mese. È inoltre possibile ogni giorno, al mattino e al pomeriggio, accostarsi al sacramento della Riconciliazione.

Colpito dalla straordinarietà degli eventi di Siracusa, nel Radiomessaggio del 1954, Pio XII è portato a chiedersi: “Comprenderanno gli uomini l’arcano linguaggio delle lacrime?”. Questa drammatica domanda ci permette di cogliere ove sia il messaggio di Siracusa, cioè nelle lacrime stesse, che rappresentano un monito silenzioso, un accorato appello che la Vergine ha voluto, ancora una volta, rivolgere all’umanità peccatrice.

Lo stesso san Giovanni Paolo II, durante la celebrazione per la dedicazione del Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa, il 6 novembre 1994, ha detto: «Le lacrime di Maria appartengono all’ordine dei segni: esse testimoniano la presenza della Madre nella Chiesa e nel mondo. Piange una madre quando vede i suoi figli minacciati da qualche male, spirituale o fisico. Santuario della Madonna delle Lacrime, tu sei sorto per ricordare alla Chiesa il pianto della Madre. Qui, tra queste mura accoglienti, vengano quanti sono oppressi dalla consapevolezza del peccato e qui sperimentino la ricchezza della misericordia di Dio e del suo perdono! Qui li guidino le lacrime della Madre. Sono lacrime di dolore per quanti rifiutano l'amore di Dio, per le famiglie disgregate o in difficoltà, per la gioventù insidiata dalla civiltà dei consumi e spesso disorientata, per la violenza che tanto sangue ancora fa scorrere, per le incomprensioni e gli odi che scavano fossati profondi tra gli uomini e i popoli Sono lacrime di preghiera: preghiera della Madre che dà forza ad ogni altra preghiera, e si leva supplice anche per quanti non pregano perché distratti da mille altri interessi, o perché ostinatamente chiusi al richiamo di Dio. Sono lacrime di speranza, che sciolgono la durezza dei cuori e li aprono all'incontro con Cristo Redentore, sorgente di luce e di pace per i singoli, le famiglie, l'intera società».

Ecco, queste parole di Karol Wojtyla ben rieccheggiano quelle di Pio XII pronunciate 40 anni prima, facendo intendere come in quelle lacrime, versate dal quadretto di gesso tra il 29 agosto e il 1 settembre 1953, si celi un messaggio di una ricchezza e urgenza straordinaria. Per cogliere la quale conviene forse ritornare ai fatti che abbiamo rapidamente accennato in apertura, per tentare di penetrare in profondità nel significato di questa straordinaria traccia mariana.

Torniamo dunque a quel 29 agosto 1953. È giorno di sabato e il Mistero si è da poco reso presente in una umile abitazione di via degli Orti di San Giorgio, 11, non lontano dal Porto piccolo di Siracusa. Lì abitava Angelo Iannuso con la giovane consorte, Antonina (Ninna) Giusto. Si erano sposati pochi mesi prima, il 21 marzo. Bracciante agricolo di 27 anni lui, casalinga ventenne lei, fidanzati da 6 anni. Poco dopo le nozze, la lieta notizia della gravidanza di Antonina, la quale però versa in precarie condizioni di salute proprio a ragione di questa sua condizione. E così si abbandona spesso, senza forze, sul letto della loro camera matrimoniale, fissando il quadretto della Madonna del Cuore Immacolato – un altorilievo di gesso smaltato – appeso alla parete della camera proprio al capezzale del letto. 

La notte tra il 28 e il 29 Antonina è stata male, in preda ad attacchi convulsivi che le hanno causato temporanea perdita della vista, fino al mattino, verso le 8,30 quando, riavutasi un po’ dal malessere, recuperata la vista, si accorge che la Madonna del quadretto – parole sue – “sta sudando”. La cognata Grazia, inzialmente sorpresa, si avvicina all’oggetto sacro e constata che “la Madonna non sudava, ma proprio piangeva e le gocciolavano le lacrime dagli occhi”, aggiungendo poi, rivolta a “Ninna”: “Non ti spaventare, perchè la Madonna ti protegge. Chissà che non abbia visto tutte le sofferenze che hai avuto da cinque mesi?!”, ovvero dall’inizio della gravidanza. Detto questo, asciuga con un panno il quadretto, ma dopo un quarto d’ora fuoriescono nuovamente parecchie gocce di liquido. Poco dopo giunge una vicina di casa la quale, messa al corrente del prodigioso evento, con un panno asciuga le lacrime sulla spalliera del letto, sul mento e sul volto della Vergine. Quindi, i presenti si inginocchiano e recitano il Santo Rosario. Questo, cari amici, non è un particolare secondario, perchè testimonia anzi la fede, semplice e robusta, di quella povera gente che, dinnanzi a un fatto straordinario, non si lascia sviare dalla curiosità, bensì contempla il mistero immergendosi nella preghiera umile e nella devizione rispettosa.

La casa del miracolo

Nel volgere di poco tempo la casa si riempie di vicini, incuriositi, al punto che il vigile urbano della zona decide di telefonare in Questura per informare le attività di pubblica sicurezza di quanto sta accadendo in via degli Orti. Le lacrime sgorgano ancora dagli occhi della Vergine, colpendo l’animo di tutti i presenti, compresi uomini dai modi un po’ rudi e dal cuore un po’ indurito.

Passano le ore, e verso le 17 il marito Angelo ritorna a casa dal lavoro. La folla che gremiva la stanzetta viene allontanata per poco tempo perchè tutti, scontenti, si riversano ben presto nella camera, portando il commissario locale, Nicolò Samperisi, a decidere di trasferire, per motivi di sicurezza, il quadretto in Questura, almeno fino a quando fosse ritornata un po’ di calma. La Madonna delle Lacrime, dopo alcune peregrinazioni a casa di parenti della famiglia Iannuso, torna finalmente a casa di Angelo e Antonina. Sono le due di notte. Dal volto della Vergine escono ancora lacrime. E sono proprio le lacrime che attirano una numerossisima folla di vicini, fedeli e curiosi che, durante tutta la giornata di domenica 30 agosto, passano dinnanzi al quadretto della Madonna che, per agevolare il flusso di pellegrini, viene posto su un tavoli all’ingresso dell’abitazione per poi essere esposto, lunedì 31 agosto, su un altarino improvvisato all’interno di un cortile chiuso da un cancello presso il villino di fronte, di proprietà di conoscenti degli Iannuso.

Quello stesso pomeriggio però gli eventi subiscono una forte accelerazione in quanto a interessamento dell’autorità ecclesiastica: don Giuseppe Bruno, che aveva celebrato le nozze di Angelo e Ninna, incontra il cancelliere della curia vescovile, mons. Cannarella, al quale relaziona di quanto sta accadendo. Il monsignore gli consiglia di predisporre un esame del liquido tramite l’ufficio locale di igiene e profilassi, incaricando il parroco di Santa Lucia al Sepolcro, competente per territorio, di occuparsi della vicenda. 

L’Arcivescovo Baranzini costituisce il 22 settembre un Tribunale Speciale Ecclesiastico che, già il 25 dello stesso mese, comincia i lavori, ascoltando i testimoni – furono sentite 189 persone – ed esaminando in dettaglio l’accaduto. Migliaia di persone hanno però assistito in quei giorni di fine agosto alle lacrimazioni, qualcuno addirittura ha potuto “assaggiare” quel liquido, trovandolo salato come le lacrime umane... Non sono poche le testimonianze che riferiscono non solo di aver notato più volte gli occhi del quadretto riempirsi di lacrime, poi colate copiose sulle guance della Vergine, ma addirittura di aver scorto in quegli occhi l’espressione viva, autentica, del dolore che una Madre può provare per i propri figli. 

Tra le tante testimonianze di quei giorni, che sono state accuratamente raccolte per vagliare la soprannaturalità delle lacrimazioni, desidero riportare quella di mons. Salvatore Giardina. Tra i diversi sacerdoti che si recarono in casa Iannuso per vedere di persona il quadretto della Madonna, con la speranza di assistere al celeste prodigio o per verificare se non si trattasse di un inganno, Mons. Giardina occupa un posto di rielivo poichè in seguito sarebbe diventato rettore del santuario stesso. Cediamo senz’altro a lui stesso la parola: “Una gran folla correva verso l’interno della borgata. Fu più forte di me. Mi mischiai in mezzo agli altri (...). Ero a pochi passi: guardavo con attenzione. Il volto della Vergine santa aveva un aspetto strano, molto strano: gli occhi erano velati di mestizia. (...) Proprio allora ecco scendere qualcosa dalle gote, molto lentamente. Seguivo sbalordito quel piccolo corpo, lo vedevo fermarsi per un attimo, poi scendere sul mento, scivolare sul collo verso il cuore. Potei seguirne la scia fino alla mano che tiene il cuore. Una lacrima o un riflesso di luce? Un’altra goccia scende ora sulla scia della precedente... sempre lentamente. Un’altra ancora, ma questa volta dall’altro lato.” Ecco, nelle parole di Mons. Giardina troviamo descritto il fenomeno della lacrimazione con una accuratezza che pare quasi di rivederlo dinnanzi ai nostri occhi. 

E dinnanzi a quella osservazione attenta, umile, aperta, ogni dubbio cede, come racconta ancora il monsignore: “Non c’era dubbio. Quegli occhi piangevano! La Madonna piangeva! (...) Le lacrime si susseguivano rigando il volto mesto della Madonnina. Io ero solamente assorto a guardare, a scrutare. Gli occhi sembravano veri e lo sguardo mi penetrava fino in fondo al cuore”. Oltre alle lacrime, anche gli occhi sono parte integrante del muto messaggio che la Vergine affida ai coniugi Iannuso, ai loro parenti e vicini di casa, e a tutti i testimoni del prodigioso evento: è come se alla lacrime si accompagnasse lo sguardo triste della Madonna che pare dire ai testimoni di allora e a noi tutti oggi: dove andate figli miei? Non vi accorgete che vi siete persi? Allontanatevi dal Maligno, abbandonate la via del male e del peccato, tornate a Mio Figlio: solo così il Padre potrà avere misericordia di voi e cesseranno le mie lacrime di dolore...

Lacrime che sgorgano copiose, come una cascata di celeste dolore sul mondo. Sono infatti almeno 56 le lacrimazioni che hanno luogo durante le 75 ore del prodigioso fenomeno, e più precisamente 20 documentate durante la giornata del 29 agosto, inizio delle lacrimazioni; poi altre 16 nella domenica 30 agosto; ancora, 14 sono le testimonianze che riferiscono di lacrimazioni durante la giornata del 31 agosto; infine, 6 lacrimazioni attestate per il giorno 1 settembre. Dobbiamo tanta precisione alla comparazione effettuata da Saverio Gaeta tra le 68 testimonianze oculari giurate in merito alle diverse lacrimazioni con relativo orario. Altre lacrimazioni straordinarie sarebbero avvenute ancora il giorno 7 settembre 1953 e poi infine il 4 ottobre dello stesso anno, ma il 1 settembre si può considerare concluso il copioso flusso di lacrime che rende unico il fenomeno per intensità nel corso di quei primi 4 giorni. 

Lo stesso giorno, 1 settembre 1953, giunge in casa Iannuso la commissione medica che don Giuseppe Bruno, il sacerdote che abbiamo già citato in quanto aveva sposato Angelo e Ninna, conduce dall’ufficio di igiene all’abitazione degli Iannuso in via degli Orti. I medici presenti assistono alle lacrimazioni e prelevano un campione del liquido (20/30 gocce, ovvero circa un centimetro cubico) per poterlo analizzare in laboratorio. Nell’eseguire il prelievo si accerta anche che non compaiono fori o buchi sulla superficie dell’altorielivo tali che possano permettere di creare artificiosamente il fenomeno. L’inganno umano pare quindi immediatamente scongiurato. I medici lavorano rapidamente e già il 9 settembre possono sottoscrivere la relazione analitica sul campione prelevato. Dagli esami efettuati risulta quanto segue: “Non si riscontrano sostanze solubili ed elementi di composizione della materia di cui è composta la “Madonnina”, ma il liquido in esame risulterebbe costituito da una soluzione acquosa di cloruro sodico in cui si nota la presenza di proteine e nuclei di formazione di composti d’argento di sostanze escretorie di tipo quaternario, ugualmente riscontrate nei secreti umani di confronto sottoposti all’analisi”. Forse il testo parrà un po’ troppo arido a causa del linguaggo tecnico, ma ciò che più conta è la chiusa, laddove si afferma la somiglianza del campione analizzato rispetto ai secreti umani sottoposti a confronto, ovvero campioni di lacrime umane di adulto e di bambino. In seguito, si poté altresì accertare che la particolare struttura molecolare del composto gessoso che costituiva il quadretto non avrebbe potuto contenere il liquido poi fuoriuscito nelle lacrimazioni, né i componenti delle lacrime erano compatibili con gli elementi chimici della materia base del quadretto stesso. Come già si era esclusa l’umano artificio, così ora si escludeva il fenomeno puramente naturale.

Madonna delle Lacrime

In merito alle analisi condotte sul campione delle lacrime, credo che valga la pena riferire una vicenda particolare, cioè quella che riguarda il dottor Michele Cassola, membro della equipe medica incaricata degli esami di laboratorio. All’epoca della lacrimazione il dottor Cassola non era credente e tale era rimasto anche dopo il responso scientifico sul campione di liquido prelevato dal quadretto della Madonna. A chi gli chiedeva come fosse possibile ammettere la straordinarietà della lacrimazione senza però accettare la fede, rispondeva: “Non è onesto negare ciò di cui si è testimoni. Io mi trovo come di fronte a un muro senza porta. Di quel fatto io non ho la spiegazione. Fortunato lei che ha fede. Se vuole, preghi per me”. Le cose erano però destinate a cambiare. Ammalatosi gravemente nel 1973, il giovedì santo di quell’anno il Cassola si arrese alla fede e si accostò al sacramento della riconciliazione; il sabato santo, addirittura, potè ricevere a casa sua il reliquiario della lacrimazione, che contemplò e baciò con intensità, come pure fece con il crocifisso, per poi ricevere con devozione la Santa Comunione e l’unzione degli infermi. Il dottore era finalmente diventato un fedele, l’ateo un credente.

Successivamente al verdetto della commissione medica, a causa del sempre maggior concorso di folla (sono ormai migliaia i pellegrini che accorrono per vedere la Madonna delle Lacrime), il quadretto viene traslato in piazza Euripide, non molto distante da casa Iannuso, l’arcivescovo di Siracusa, mons. Ettore Baranzini prende posizione sul significato di quelle lacrime, proprio nel giorno del trasferimento del quadretto, il 19 settembre 1953: “O Madonna delle lacrime, noi intendiamo che cosa hai voluto insegnarci con il tuo pianto. Le tue lacrime sono soavi e sante, sono ammonitrici e consolatrici. Ammonitrici di un sincero e profondo mutamento dei nostri cuori, dei nostri costumi, perchè la Madonna se appare, parla o piange, lo fa per ricondurre l’umanità al suo Gesù, per le vie della preghiera e della penitenza. Sarebbero vane le lacrime di Maria santissima se da noi non fossero accolte come un accorato ammonimento materno per tutti. Lacrime anche consolatrici, perché significano che la Madonna non ci ha abbandonato, né ci vuole abbandonare, e da parte nostra promettiamo di non abbandonarla, di stare vicini a lei per stare vicini al suo Figlio Gesù, in cui solo è salute, vita, resurrezione nostra”. Sono parole molto significative, per quanto l’arcivescovo seguisse una condotta prudente rispetto al fenomeno nella sua globalità, attendendo l’esame accurato dei fatti, delle testimonianze, delle deposizioni, per un pronunciamento definitivo sulla soprannaturalità delle lacrimazioni. Parole significative perché dicono chiaramente che apparizioni, messaggi e lacrime hanno un identico valore di comunicatività nei confronti degli uomini, per quanto siano forme diverse attraverso le quali il Cielo sceglie di comunicare con gli uomini. E aggiunge poi anche quale sia il valore di queste lacrime: ammonimento per i peccatori, esortazione alla preghiera e alla penitenza, invito alla accoglienza fiduciosa della presenza di Maria. E’ difficile dinnanzi a una tale lettura del messaggio delle lacrime, se così vogliamo chiamarlo, non pensare ad altre apparizioni mariane in cui la Madonna si è presentata per rivolgere accorati appelli per la conversione dell’umanità. Basti pensare solo a La Salette, dove Maria appare a Melania e Massimino piangendo copiosamente; o ancora, a Fatima, dove la Regina del Rosario esorta a pregare per i peccatori e a convertirsi per salvare le anime e il mondo.

Nel frattempo, accanto alle guarigioni del cuore – di cui quella del dottor Cassola, che abbiamo già visto, è solo il caso più eclatante – si moltiplicano le guarigioni fisiche. Tanto numerose che mons. Baranzini, come già ricordato in apertura di trasmissione, decide di istituire una commissione medica ad hoc. Intanto Pio XII indice un anno mariano per il primo centenario della proclamazione del dogma della Immacolata Concezione ad opera di Pio IX nel 1854. Le lacrimazioni della Vergine a Siracusa sembrano quasi voler accompagnare quella terra e l’umanità tutta verso la fausta ricorrenza, attraverso il prodigio delle lacrime che interessa proprio un quadretto raffigurante la Madonna del Cuore Immacolato... Lo stesso mons. Baranzini sarà ricevuto da Pio XII il 27 settembre 1953 e relazionerà quanto stava accadendo in via degli Orti. Quando poi, nel novembre 1954, si dovrà temere per le condizioni di grave malattia di Pio XII, sarà la stessa Antonina Giusto a inviare un pezzetto di panno con cui erano state asciugate le lacrime al Santo Padre, il quale provvederà a far cucire la preziosa reliquia a un proprio indumento. Ma torniamo al settembre 1953. Dopo l’udienza dell’arcivescovo da Pio XII, il percorso legato al riconoscimento della autentica soprannaturalità delle lacrimazioni procede spedito, fino al pronunciamento positico dell’episcopato siculo in data 13 dicembre 1953, che già abbiamo ricordato: “I Vescovi di Sicilia (...), circa la “Lacrimazione” della Immagine del Cuore Immacolato di Maria, avvenuta ripetutamente nei giorni 29-30-31 agosto e 1 settembre di quest’anno, a Siracusa (via degli Orti n. 11), vagliate attentamente le relative testimonianze dei documenti originali, hanno concluso unanimemente che non si può mettere in dubbio la realtà della Lacrimazione.”

Restava invece ancora aperto l’esame delle presunte guarigioni miracolose, il quale poteva però procedere indipendentemente, poichè tali prodigi non sono elementi necessari per riconoscere la soprannaturalità delle lacrimazioni ma al più segno di una ulteriore realtà, ovvero che la devozione dei fedeli ha guadagnato l’intercessione della Madonna per ottenere da Dio speciali grazie di guarigione per gli uomini. Parlando delle guarigioni, non possiamo non citare la prima miracolata in assoluto, ovvero Antonina Giusto la quale, dal tempo delle lacrimazioni, non ha più avuto i malesseri connessi alla gravidanza che tanto la facevano soffrire, dando alla luce senza problemi il primogenito Mariano Natale, per poi avere altri tre figli. La commissione medica, nominata il 7 ottobre 1953 da Mons. Baranzini, in pochi mesi – lo abbiamo già ricordato – individua e valuta oltre 300 guarigioni inspiegabili, considerandone però straordinarie solo poco più di un centinaio. 

Tra le guarigioni più eclatanti, possiamo ricordare quella di Anna Gaudioso Vassallo, di Francoforte (Siracusa). Affetta da lesione organica della parete rettale, che determinava disturbi imponenti obiettivi e soggettivi con grave decadimento dello stato generale, dopo la nefasta diagnosi di “cancro al retto” –che risaliva ai primi di settembre 1953 - si era recata, in preda ai fortissimi dolori che richiedevano pesanti somminsitrazioni di morfina, dinnanzi al quadretto della Madonna delle Lacrime, chiedendo la guarigione. Posto sulla parte malata un cerotto con un batuffolo di cotone che era stato precedentemente posto a contatto con la sacra immagine dalla quale erano sgorgate le celesti lacrime, all’esame del 3 ottobre 1953 non si poté più riscontrare alcuna massa neoplastica, per quella che fu definita dalla commissione d’indagine una guarigione straordinaria. Non mancarono, tra le tante, numerose guarigioni per bambini affetti dalle più varie e gravi infermità.

Se abbiamo detto che tali miracoli non costituiscono una prova di veridicità delle lacrimazioni, le quali costituiscono un evento soprannaturale in sè, tuttavia credo che si possa rinvenire un legame tra i due elementi. Se infatti guardiamo alle lacrime non solo come monito ma anche come messaggio di speranza, come se la Madonna volesse dirci che piange per noi perchè ci guarda da vicino, vede nel profondo dei nostri cuori, e ci è accanto, ebbene in tal caso credo che le guarigioni potremmo intenderle come straordinarie conferme di questa materna e premurosa vicinanza di Maria nei confronti degli uomini. 

E’ impossibile esaurire un evento così ricco di significato e di attualità, ma credo che una sintesi efficace del messaggio della traccia mariana che abbiamo esaminato la si possa ritrovare nelle parole che Giovanni Paolo II pronunciò il 6 novembre 1994, giorno della inaugurazione ufficiale della basilica superiore del Santuario di Siracusa, che in parte abbiamo già ricordato: “I racconti evangelici non ricordano mai il pianto della Madonna. Non udiamo il suo gemito né nella notte di Betlemme, quando era giunto il tempo di dare alla luce il Figlio di Dio, e neppure sul Golgota, quando stava ai piedi della croce. Non ci è dato neppure di conoscere le sue lacrime di gioia, quando Cristo risuscitò”. Eppure, prosegue il Papa, copiose lacrime ha versato Maria accompagnando la Chiesa nel suo cammino nel mondo: “Maria piange a La Salette (...), a Lourdes (...). Ella piange ancora qui a Siracusa, alla conclusione della seconda guerra mondiale. (...) Le lacrime della Madonna appartengono all’ordine dei segni: esse testimoniano la presenza della Madre nella Chiesa e nel mondo (...). Sono lacrime di dolore per quanti rifiutano l’amore di Dio, per le famiglie disgregate o in difficoltà, per la gioventù insidiata dalla civiltà dei costumi e spesso disorientata, per la violenza che ancora tanto sangue fa scorrere, per le incomprensioni e gli odi che scavano fossati profondi tra gli uomini e i popoli. Sono lacrime di preghiera (...) (che) si leva supplice anche per quanti non pregano (...). Sono lacrime di speranza, che sciolgono la durezza dei cuori e li aprono all’incontro con Cristo Redentore”.

Giovanni Paolo II a Siracusa

Per l’intercessione della Beata Vergine Maria delle Lacrime, chiediamo a Dio di poter accogliere ogni ammonimento ed esortazione che la Madonna, Madre nostra, ci rivolge, sentendoci spinti ogni giorno a rinnovata conversione per le lacrime addolorate della Santa Madre di Dio. E domandiamo altresì di poter consolare, per quel poco che ci è possibile, queste celesti lacrime, portando con la preghiera e la carità della nostra vita un poco di sollievo ai dolori che oggi affliggono il Cuore Immacolato di Maria. Chiediamo tutto questo pregando insieme...

SUPPLICA

Madonna delle lacrime, abbiamo bisogno di te: della luce che si irradia dai tuoi occhi, del conforto che emana dal tuo cuore, della pace di cui se la Regina.

Fiduciosi ti affidiamo le nostre necessità: i nostri dolori perchè tu li lenisca, i nostri corpi perchè tu li guarisca, i nostri cuori perchè tu li converta, le nostre anime perchè tu le guidi a salvezza.

Alle tue sante lacrime Gesù nulla rifiuta. Tu sei l’Onnipotente per grazia.

Degnati, o Madre buona, di unire le tue lacrime alle nostre affinchè il tuo Divin Figlio ci ottenga la grazia (esprimere la richiesta) che con tanto ardore noi ti chiediamo.

O Madre d’amore, di dolore e di misericordia, ascoltaci, abbi pietà di noi.

(Supplica approvata dall’arcivescovo di Siracusa, Mons. Ettore Baranzini)