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IL CASO

Basterà qualche libro a rieducare la “lolita”?

Con un bell’esempio di sentenza creativa, la giudice di Roma ha condannato un adulto a versare ventimila euro di danni morali a una delle baby-squillo quindicenni abusate in libri e dvd sulla storia dell’emancipazione femminile e la dignità della donna. Affinché impari ad aver rispetto di sé stessa. 

Cronaca 26_09_2016
Condannate a leggere

Con un bell’esempio di sentenza creativa all’americana la giudice di Roma ha condannato, sì, un adulto a versare ventimila euro di danni morali (?) a una delle famose baby-squillo quindicenni abusate (?), ma non in soldoni, bensì in libri e dvd sulla storia dell’emancipazione femminile e la dignità della donna. Affinché impari ad aver rispetto di sé stessa. 

Sacrosanto. Nella lista delle autrici (tutte donne), spiccano, chissà perché, le ebree: Hanna Arendt, Natalia Ginzburg, Sibilla Aleramo, Anna Frank. E queste sono saggiste. Tra le romanziere, Marguerite Yourcenar e Melania Mazzucco. Ma quest’ultima non era quella il cui libro, adottato in una scuola, aveva fatto stracciare le vesti a molti perché conteneva scene di fellationes omo? Vabbe’, il giudice è lei, chi sono io per giudicare? Io, infatti, tra tutti i concorsi fatti dopo la laurea non ho osato con quello in magistratura. 

Lapalissianamente, perciò, non l’ho vinto. E meno male, perché a quel tempo non ero c.c.p. (cattolico credente e praticante), sennò mi sarebbe toccato passare la notte o le notti in preghiera come Samuele e Salomone, onde impetrare dall’Altissimo il dono del… stavo per dire “discernimento”, ma di questi tempi non vorrei essere equivocato. Il dono del giudizio, dunque. Cioè, della saggezza, che è quella cosa che ti fa fare la cosa giusta al momento giusto. Uno dei sette doni dello Spirito Santo, quelli che Cristo nel Vangelo ci scongiura di chiedere senza stancarci. Infatti, a ben pensarci, è l’unica cosa che conta. Più del pane. 

Detto questo, torniamo alla sentenza. Passi per la scelta dei libri. Magari la giudice è laica e ha scelto classici (sì, ma la Mazzucco? boh) del pensiero laico. O forse è cattolica (non lo sappiamo), però si è peritata di tirar fuori Ildegarda di Bingen o Sigrid Undset (premio Nobel) per non tirarsi addosso gli strali dell’Arci-tutto. Ma la domanda è un’altra: come farà ad assicurarsi che la rieducazione della lolita vada a buon fine? La farà seguire pedissequamente dalle assistenti sociali? Le quali dovranno fare l’esame alla manzoniana sventurata per vedere se i libri li ha letti? Quanto tempo le verrà assegnato per leggerli? Sì, perché la creatura non pare tipo portato alla lettura, figurarsi di testi di tal pondo. D’altra parte, chi farà l’esame alle assistenti sociali per assicurarsi che li abbiano letti prima loro? 

Un tempo le ragazze pericolanti o già pericolate venivano affidate alle suore di ordini appositi,  religiose che, le «pentite», le seguivano eccome, dal momento che se le prendevano in carico giorno e notte e, per prima cosa, insegnavano loro la disciplina. Oggi, campagne incessanti a colpi soprattutto di letteratura (ricordate il film Magdalene, non a caso pluripremiato? o l’Oscar 2016 a Spotlight ?) hanno reso impensabile una rieducazione del genere. Mentre, altrettanto incessantemente, una “cultura” pervasiva e ossessionante inculca alle ragazzine che è bene farlo, fa bene alla salute e all’”affettività”, ma guai a farsi pagare. 

Anche con sconosciuti, anche nei cessi delle discoteche, anche una-botta-e-via e tanti saluti. Purché gratis e con coetanei. Sennò si va incontro ai rigori della legge. Avete presente la barca con due sopra, uno che lavora di trapano e l’altro che svuota l’acqua col secchiello? Se non capite la metafora, scrivetemi ché ve la spiego.