Basta “marito” e “moglie”, l’Onu promuove la neolingua
Le Nazioni Unite pubblicano una bizzarra raccolta di termini “neutrali rispetto al genere” per sostituire parole utilizzate nella vita di tutti i giorni e designanti il genere grammaticale o il sesso. Un esempio? Chi usa “marito” e “moglie” è poco inclusivo. Una manipolazione del linguaggio che cancella la differenza biologica ed è funzionale al politicamente corretto.
Le Nazioni Unite di nuovo nell’occhio del ciclone, dopo aver pubblicato un nuovo bizzarro dizionario di termini “neutrali rispetto al genere” per sostituire più parole utilizzate nella vita di tutti i giorni e designanti il genere grammaticale o il sesso. I neologismi e gretinismi, frutti del relativismo pratico del giorno d’oggi, hanno fatto breccia nel cuore dell’Onu e ciò avrà conseguenze impensabili per l’umanità. Molti gli utenti dei social media che esprimono stupore e confusione per la “pulizia&polizia linguistica” che sarà imposta obbligatoriamente in tutte le comunicazioni interne ed esterne di quella che, un tempo, era riconosciuta come la più importante organizzazione mondiale per la promozione e difesa dei diritti umani.
La pagina online dell’Onu dedicata al “linguaggio inclusivo” (che include anche corsi online e strumenti pratici per imparare la nuova ‘grammatica’ comunicativa) afferma che: «Le risorse fornite hanno lo scopo di aiutare il personale delle Nazioni Unite a comunicare in modo inclusivo il genere nelle sei lingue ufficiali dell'Organizzazione. Usare un linguaggio “inclusivo di genere” significa parlare e scrivere in modo da non discriminare un particolare sesso, genere sociale o identità di genere e non perpetuare gli stereotipi di genere. Dato il ruolo chiave del linguaggio nel modellare gli atteggiamenti culturali e sociali, l'uso del linguaggio inclusivo di genere è un modo efficace per promuovere l'uguaglianza di genere e sradicare il pregiudizio di genere. Le linee guida disponibili includono una serie di raccomandazioni per aiutare il personale delle Nazioni Unite a utilizzare un linguaggio inclusivo di genere in qualsiasi tipo di comunicazione, orale o scritta, formale o informale, o indirizzata a un pubblico interno o esterno».
L’Onu è tanto seriamente impegnata in questa missione globale, come se non ci fosse altro e più urgente da fare oggi, che fornisce tutto il necessario per insegnare ai propri dipendenti la nuova ‘grammatica’ del politicamente corretto. Ecco quindi un corso di “auto apprendimento” della durata di tre settimane, con feedback da un insegnante: la prima edizione è stata organizzata dal 4 al 23 maggio, la seconda sarà dall’1 al 19 giugno. Sono inoltre fornite guide per organizzare workshop con il proprio staff, sviluppare leadership manageriali e approfondire ogni aspetto di questa “sfida epocale” delle Nazioni Unite. Avete dubbi? Volete sbizzarrirvi? Fate una prova pratica e visitate i vari glossari online dell’Onu per ammirare le stravaganti traduzioni presenti in lingua inglese, spagnola e francese.
Gli esempi riportati nelle linee guida sono bizzarri. Per esempio, la frase: “Gli ospiti sono cordialmente invitati a presenziare con le proprie mogli”, sarebbe meno inclusiva di “gli ospiti sono cordialmente invitati a presenziare con i propri partner”; anche il termine “marito”, inutile dirlo, è poco inclusivo; oppure, non si potrà più dire “è un modo di comportarsi/agire da maschi”, né “lei lotta come una ragazza”; “Chairman (presidente, colui che presiede un incontro, capo di un dipartimento o ufficio) è poco inclusivo, meglio “chair” ("sedia" in senso stretto, "presidente" in senso estensivo) o “chairperson”. Nelle frasi in cui ci si riferisce a maschi e femmine, si devono alternare i pronomi per evitare ogni discriminazione e ricordarsi di usare sempre, laddove è possibile, pronomi e termini generici e neutri.
Come una tale iniziativa possa aiutare a creare un mondo più equo, non è stato spiegato sinora da nessun esponente delle Nazioni Unite. Una cosa è certa: alle Nazioni Unite è necessario tagliare di netto sia il numero di “sedie” sia quello di “capi dipartimento” o "presidenti". Si impone un’abolizione sistematica di “chairs” e “chairmen”, vista l’inconsapevolezza al Palazzo di Vetro delle urgenze mondiali attuali. L’Onu deve essere riformata completamente, ed è necessario farlo presto perché - oltre a promuovere l’aborto e, con esso, la sistematica violazione della Dichiarazione Universale - ora si piega a quella neolingua che abolisce definitivamente l’umano e la sua innata diversità biologica.