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Bassetti scivola sulla Provvidenza: la scambia per Draghi

Il presidente della Cei Bassetti elogia Draghi e lo associa alla Provvidenza.Si era sbagliato Pio XI su Mussolini e ora si sbaglia il cardinale su Draghi. Perché piegare la Provvidenza a queste miserie da corridoio del palazzo? È una visione hegeliana per cui Dio confermerebbe con la sua Provvidenza colui che di fatto si impone sugli avversari. 

Editoriali 16_09_2021

Nuovo penoso incidente sul fronte del cardinale Gualtiero Bassetti. Ecco cosa ha detto il presidente dei vescovi italiani sul presidente del Consiglio Mario Draghi: “Sappiamo quanto il premier sia stimato in Europa. Certamente, se la Provvidenza lo ha collocato nel posto in cui si trova, la sua esperienza, umanità e intelligenza, potranno essere veramente utili, anche per un balzo in avanti in questo senso. Perché, non sta a me dirlo, lui è un grande statista non solo dell’Italia ma anche dell’Europa. E c’è bisogno ora di una visione d’insieme, di una strategia profonda in questo senso”. Per la cronaca queste sorprendenti parole sono state pronunciate martedì scorso a Bologna, quando Bassetti ha presenziato alla inaugurazione di un’aula dedicata a Beniamino Andreatta e alla cerimonia conclusiva del G20 sulla convivenza religiosa. Le circostanze, però, contano poco davanti ad affermazioni che lasciano sbalorditi.

Lasciamo pure da parte il fin troppo ovvio polemico richiamo a “L’uomo della provvidenza”, come Antonio Scurati chiama Mussolini in un suo romanzo perché così lo aveva chiamato Papa Ratti all’indomani della firma dei Patti Lateranensi: «l’uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare». Si era sbagliato Pio XI su Mussolini e ora si sbaglia il cardinale Bassetti su Draghi. Per fortuna, le valutazioni storiche non fanno parte del munus docendi. Ma sull’incauto riferimento alla Provvidenza qualcosa si è obbligati a dire.

Quando la Chiesa ha parlato dell’autorità politica – della potestas, come sarebbe meglio dire – non ha avuto alcuna esitazione a dire che essa deriva da Dio. Ora lo dice meno e con minor vigore rispetto al passato, ma il concetto va ritenuto “di fede”. Lo dice, per esempio, Leone XIII in ben sette passi della Diuturnum illud. Lo dice, soprattutto la Sacra Scrittura in molti luoghi. Lo dice San Paolo nella lettera ai Romani, e lo dice direttamente Gesù a Pilato.  

Però fa ridere ritenere che, per questo motivo, Mario Draghi sia investito direttamente da Dio come uomo della Provvidenza. Tra l’altro, se si sostenesse la cosa per Draghi bisognerebbe sostenerla per ogni altro capo di governo di fatto investito di un potere politico. Dio, in questo caso, confermerebbe con la sua Provvidenza colui che di fatto si impone sugli avversari, tenuto conto che, in politica, il potere si conquista sempre con la forza. Dio legittimerebbe quindi il più forte. La Provvidenza coinciderebbe, come voleva Hegel, con la storia degli Stati e nella loro dialettica politica, condotta anche con la guerra, troverebbe espressione lo Spirito.

Così non può essere. È lo stesso Leone XIII a chiarire la questione nella già citata enciclica: con la scelta di chi deve comandare, egli spiega, “si designa il principe, ma non si conferiscono i diritti del principato, non si dà il potere, ma si stabilisce da chi deve essere esercitato”. Mario Draghi ora è lì, in qualche modo (lasciamo stare in quale modo che qui interessa meno) è stato indicato, ma la sua legittimazione non dipende da questo, ma dal fatto che egli faccia il bene comune, e siccome il bene per esistere ha bisogno di Dio come bene ultimo, Draghi può essere moralmente legittimato come no: se riconosce e mette in pratica questa sua legittimazione morale sì, altrimenti no. Nel mistero della Provvidenza divina che governa il mondo senz’altro c’è posto anche per Draghi, come per Bassetti e come per me, che ora sto criticandoli entrambi, ma nel mistero della Provvidenza, non nella testa del cardinale o nelle patenti politiche elargite dagli uomini di Chiesa.

Per Bassetti Mario Draghi è “l’uomo del secolo” e la sua presenza risponde ai bisogni di questo tempo come nessun altro. Ma come mai un cardinale della Chiesa si spinge così oltre, usa parole così azzardate, perché si compromette (e ci compromette) in questo modo su questioni di carattere schiettamente politico, governativo, amministrativo? Perché piegare la Provvidenza a queste miserie da corridoio del palazzo? Il Magistero ha sempre sostenuto che la Chiesa non ha “ricette” direttamente politiche, essa non si occupa di politica in senso politico, ma in senso morale e spirituale. Come mai Bassetti si dimentica quanto studiato in Seminario circa l’origine divina del potere politico e quanto hanno detto tutte le encicliche sociali dei pontefici fino a Benedetto XVI? Perché sulla legge Zan si dice di non voler interferire col parlamento ed invece qui non ci si priva di intervenire sul governo in carica?

Ancora una volta Bassetti ha fatto politica diretta. Ha battezzato non solo il Draghi di Palazzo Chigi ma anche il futuro Draghi del Quirinale (…”anche per un balzo in avanti in questo senso…”, ha detto). Perché? Perché la Chiesa ormai lo fa abitualmente. È stata contro Trump e ha gioito della vittoria di Biden, Si dimostra vicina a dittatori comunisti latinoamericani e nemica di Orban. Non dice una parola sul feroce comunismo cinese ed è infatuata degli amministratori europei di Bruxelles. Basta che sia una politica progressista, che permetta alla Chiesa di pensare di essere al passo con i tempi, con lo “spirito del secolo”, con la coscienza dell’umanità in cui essa ormai vede l’incarnazione della Provvidenza.

Nessun modernista dell’inizio del secolo scorso avrebbe mai sperato tanto. E intanto i vescovi tacciono e si fanno rappresentare da simili parole.