Barbero e i suoi pregiudizi storici messi in piazza per i 5 Stelle
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Un discorso pieno di omissioni e distorsioni quello dello storico Alessandro Barbero, intervenuto nella manifestazione del M5S a Roma contro il riarmo. Paragona la situazione attuale al 1914. Ma semmai oggi siamo come nel 1938.

Il professor Alessandro Barbero, senza dubbio lo storico più conosciuto e ascoltato in questi anni, ha elargito alla folla radunata a Roma per la manifestazione contro il riarmo una lectio magistralis di sette minuti. Secondo Barbero l’attuale situazione mondiale è molto simile a quella dell’Europa del 1914 con la corsa gli armamenti delle potenze continentali che sarebbe poi sfociato nella Prima guerra mondiale. Fu quello il “suicidio d’Europa”, dal titolo, va precisato, di un noto saggio di Giuseppe Romolotti, edito da Mursia nel 1968: un titolo assai fortunato ma che nessuno, oggi, riconduce al suo vero autore.
La ricostruzione del prof. Barbero si basa su alcuni elementi comuni al momento attuale: un lungo periodo di pace (a parte conflitti nei Balcani e guerre coloniali che Barbero assimila tout court alle guerre contro il terrorismo), la paura di essere invasi, un’opinione pubblica spinta da tale paura a incrementare le spese militari fino alla prevedibile conflagrazione finale. Il problema è che la ricostruzione del prof. Barbero, la cui competenza storica è certa quanto vastissima, è carente sotto numerosi aspetti.
L’equilibrio europeo era frutto dell’opera diplomatica di Bismarck. Barbero parla dell’alleanza tra Francia e Russia (1891) ma non della Triplice Alleanza tra Germania, Austria e Italia (1882) e nemmeno del patto di controassicurazione del 1887 che impediva una guerra contro la Russia. Tale trattato fu disdetto da Guglielmo II nel 1890. Una descrizione non corretta non aiuta un pubblico che ignora la Storia.
Le spese militari dei paesi europei all’inizio del 900 erano dovute ai costi di mobilitazione di centinaia di migliaia di uomini. I piani di mobilitazione erano rigidi e prefissati e chi mobilitava per primo aveva un vantaggio numerico immediato. L’errore tedesco fu quello di dare via libera all’Austria-Ungheria di attaccare la Serbia pensando fosse un conflitto limitato senza pensare all’intervento russo. La Russia, per conto proprio, dovette mobilitare le proprie truppe non solo contro l’Austria ma anche contro la Germania per la rigidità dei piani. Tale rigidità fu anche della Germania che non poté limitarsi a fare la guerra contro la Russia ma dovette farla anche contro la Francia. Sia lo zar che il kaiser non volevano una guerra mondiale ma furono costretti a ciò dai propri Stati Maggiori. Una domanda al prof. Barbero: ma lei vede gli attuali governi europei sottomessi agli Stati Maggiori? Perché sia ben chiaro, il potere politico attuale, giustamente, domina quello militare, negli Stati Uniti, nell’Unione europea e, soprattutto, in Russia. Il paragone è totalmente fuori luogo. Quanto alla mobilitazione delle masse, oggi solo Finlandia e Svizzera hanno eserciti simili a quelli del 1914, ma non sono certo un pericolo per la pace.
L’Europa del 1914 era divisa in linee di faglia: le rivendicazioni francesi su Alsazia e Lorena, le questioni balcanica, di Trento e di Trieste e il riarmo navale tedesco. Il professor Barbero vede un’Europa divisa dopo sessantasette anni di unione economica? Percepisce la Germania come una minaccia?
Il professor Barbero non parla del disarmo europeo seguito al 1991 e alla fine del patto di Varsavia. Da trent’anni i presidenti degli Stati Uniti rimproverano all’Europa di spendere poco per la propria sicurezza e solo ora, davanti alla possibilità concreta che gli Stati Uniti non contribuiscano alla difesa europea, l’Europa si è svegliata a suon di schiaffi. Anche in un grande storico come Barbero si rileva un imbarazzante buco nero cognitivo sulla Guerra Fredda ma questo è un problema comune agli storici, agli studiosi e al pubblico. Dopo trent’anni dall’inizio della seconda guerra mondiale avevamo conoscenze consolidate su tale conflitto: dopo quarant’anni dalla fine della Guerra Fredda no. E questa è responsabilità degli storici e dei loro bias culturali, specialmente se di cultura comunista.
Giustamente Barbero si riferisce al paradosso della sicurezza che spinge all’insicurezza e al riarmo. Questo concetto sarebbe calzante per lo scudo antimissile europeo, voluto dagli Stati Uniti a partire dalla presidenza Bush jr. in avanti e giustificato, sempre dagli americani, con l’esigenza di difendersi dalle minacce iraniana e nordcoreana. Una giustificazione così ridicola da far comprendere come Putin abbia installato missili a testata nucleare a Kaliningrad.
Ecco quello che avrebbe potuto dire l’esimio professor Barbero; ecco quello che è stato ingoiato dalle folle acclamanti. Ma la verità storica esiste, almeno come tentativo ultimo. Rinunciare a una obbiettività non serve alla pace, perché “la Verità è la forza della Pace” (San Giovanni Paolo II 1980)