Bangladesh e Indonesia: due miracoli di Natale
Natale blindato per i cristiani che vivono nei Paesi dominati dalla sharia e dove i gruppi radicali islamici minacciano di morte e perseguitano le comunità cristiane. Eppure, anche in questi Paesi, non mancano segnali di speranza: come in Indonesia dove il nunzio ha ordinato otto sacerdoti o in Bangladesh dove si è festeggiato un Natale speciale.
Ogni anno, durante l’Avvento e nel periodo natalizio, cresce il pericolo di violenze contro i cristiani che vivono in territori e Paesi ostili a ogni fede, come il Vietnam e la Corea del Nord, o in cui le minoranze religiose sono malviste, come il Sudan e il Pakistan. Malgrado ciò, ogni anno, i cristiani perseguitati rinnovano la loro determinazione a prepararsi al Natale e a celebrarlo partecipando numerosi alle funzioni religiose e intensificando le opere di carità. La cristiana volontà di pace, conciliazione e condivisione qualche riconoscimento lo ottiene anche in alcuni dei Paesi in cui la persecuzione è maggiore.
In Indonesia, il più popoloso Paese a maggioranza islamica, il pericolo per i cristiani è costituito dai fondamentalisti che puntualmente, in occasione delle principali ricorrenze religiose, moltiplicano minacce, intimidazioni e aggressioni, assecondati in certe province dalle autorità locali. Anche quest’anno, i fedeli della Yasmin Church di Bogor, nel West Java, sono stati costretti a celebrare i riti del Natale all’aperto, riuniti in uno spiazzo vicino alla loro chiesa che l’amministrazione locale, su pressione di frange islamiche estremiste, ha requisito e chiuso nel 2011. Altre comunità si trovano nella stessa situazione, private di un luogo di culto con la forza o con il pretesto di permessi di costruzione non rilasciati e di non meglio specificate irregolarità. All’approssimarsi del Natale, i fondamentalisti hanno ribadito come ogni anno la proibizione per i musulmani di scambiare auguri con amici e colleghi cristiani e di condividere in qualsiasi modo le festività natalizie.
Ma non sono riusciti a far recedere il nuovo governatore di Jakarta, Basuki Tjahaja Purnama, un cristiano di origine cinese il cui insediamento è avvenuto l’11 novembre dopo mesi di stallo a causa dell’opposizione dei movimenti estremisti islamici, dalla decisione di erigere un albero di Natale nel municipio della capitale. Non ha ceduto alle loro richieste neanche il presidente Joko Widodo che, come era stato annunciato, ha partecipato alle celebrazioni della festa cristiana durante la sua visita a Papua il giorno di Natale. Proprio a Bogor il nunzio apostolico Monsignor Antonio Guido Filippazzi ha ordinato otto sacerdoti e quattro diaconi nel corso di una cerimonia svoltasi pochi giorni prima di Natale, alla quale hanno preso parte centinaia di persone. In precedenza, nella capitale Jakarta, migliaia di fedeli avevano contribuito alla raccolta di fondi promossa dai vescovi e dal movimento laico Gotaus per consentire ai seminaristi provenienti da famiglie povere di completare gli studi. In Indonesia i cattolici – circa sette milioni – costituscono solo il 3% della popolazione. I 37 seminari minori del Paese ospitano 5.600 seminaristi. Circa 3.600 hanno bisogno di aiuti economici: i meno abbienti, da soli, non sono in grado di assicurarsi neanche un pasto caldo e acqua potabile tutti i giorni.
In Bangladesh, altro Paese a maggioranza musulmana, la vita dei cristiani, che rappresentano appena lo 0,4% della popolazione, si è fatta più difficile negli ultimi anni a causa dei movimenti fondamentalisti islamici che premono sul governo perché modifichi la costituzione introducendo il reato di blasfemia e una legge anticonversione. Nonostante tutto, in occasione del Natale, le comunità cristiane hanno potuto fornire bilanci positivi delle attività svolte nel 2014, in particolare quelle dedicate a bambini e adolescenti poveri o affetti da disabilità, con la prospettiva di poterle potenziare nei prossimi mesi. Niente inoltre ha turbato lo svolgimento della gara di canti di Natale per gruppi, ormai alla quinta edizione: una iniziativa realizzata da Magis Bangla (Marching and Growing in Solidarity, Marciando e crescendo in solidarietà), un’associazione giovanile gestita dai gesuiti, dedicata quest’anno alla lotta contro la diffusione tra i giovani di droga e alcool e vinta dalla scuola femminile Francis Xavier di Luxmibazar, un quartiere della capitale Dhaka.
Infine, poco prima di Natale, dal governo è arrivato un importante segno di apprezzamento. Il Christian Religious Welfare Trust, un fondo governativo, ha donato a 26 chiese l’equivalente di circa 22.000 euro, da destinare a opere pastorali e al rinnovamento delle strutture. La donazione segue un altro rilevante riconoscimento governativo. A ottobre il ministero dell’istruzione ha proclamato la St. Philip’s School and College, una scuola cattolica, la migliore del proprio distretto, Dinajpur, e le ha conferito un premio in denaro pari a 1.000 euro. In Bangladesh la Chiesa cattolica controlla circa 600 tra scuole elementari e secondarie e gestisce dieci college e università. Il 90% degli studenti che frequentano gli istituti cattolici non è cristiano.