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il caso melloni

Bando PNRR: atti in procura, il MUR vuole spiegazioni

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Lo scoop della Bussola sul presunto conflitto di interessi di Melloni per il dottorato finanziato con soldi PNRR finisce in Procura e in Corte dei conti su segnalazione dell'ateneo. E anche il Ministero dell'Università chiede spiegazioni urgenti. 

Politica 18_07_2023

La scorsa settimana la Bussola ha dato la notizia di un potenziale conflitto di interessi che graverebbe sul professor Alberto Melloni per la gestione di una serie di borse di studio nell’ambito delle scienze religiose finanziate dagli atenei con bandi PNRR. A muovere i sospetti che l’autorevole docente e storico della Chiesa possa essere in una posizione di conflittualità era stato un membro del collegio docenti del dottorato, che aveva informato l’ufficio legale dell’ateneo circa i suoi dubbi, chiedendo una risposta ufficiale. In particolare, il sospetto verteva sul fatto che Melloni era sia coordinatore del dottorato sia segretario della Fondazione per le scienze religiose dove si svolgono alcuni degli stages obbligatori. Dopo la segnalazione, qualcosa si muove.

L’Università di Modena e Reggio (Unimore) ha formalmente inviato una informativa alla Procura della Repubblica di Modena e alla procura regionale della Corte dei conti. Si tratta di una missiva partita dall’ufficio legale di Unimore nella quale si allega la dettagliata segnalazione del docente membro del collegio che ha sollevato i sospetti, corredata anche dalla rassegna stampa sul caso, l’articolo della Bussola.

L’ufficio legale, dunque, ha inviato alle due procure l’esposto del docente per «valutazioni di rispettiva competenza». Trattandosi della Procura di Modena, mentre la sede del corso è a Reggio Emilia, è facile che debba essere la procura reggiana ad occuparsene. In ogni caso è probabile che l’ufficio legale abbia deciso di lasciare che gli uffici eventualmente competenti valutino se c’è stato un reato o danno erariale. Il sospetto avanzato dal docente segnalatore, infatti, è che siano stati usati e si useranno – per quanto riguarda il prossimo bando che è scaduto il 14 luglio - fondi pubblici italiani-europei conferiti da università statali per pagare studiosi che lavorano gratis presso la Fondazione di Melloni.

Indipendentemente da eventuali reati tutti da dimostrare da parte delle autorità competenti, secondo il docente si profilerebbe anche una grave violazione di etica pubblica, in particolare dell’articolo 11 del codice etico di ateneo che definisce il conflitto di interessi quando «un appartenente alla comunità accademica si ponga in confitto potenziale o effettivo (…) da rapporti di lavoro o di consulenza con enti di formazione o di ricerca potenzialmente o effettivamente concorrenti con l’Ateneo». È per questo motivo che nella sua informativa, l’ufficio legale anche incluso per conoscenza la Commissione etica di ateneo e il Responsabile anticorruzione di ateneo rimarcando a tutti i destinatari che il docente segnalatore, in quanto «membro del Collegio Docenti del Dottorato d’interesse nazionale in Studi religiosi c.d. "DREST", ha diretta conoscenza dei fatti».

Ricordiamo che nella sua replica al nostro giornale, Melloni aveva respinto qualunque tipo di accusa nei suoi confronti rimarcando che la figura di coordinatore di dottorato «non è portatrice di alcun interesse» e che «lo stage per sua natura non implica un rapporto di lavoro».

Dunque, l’università ha fatto le sue mosse e dato avvio formalmente ad una pratica di segnalazione con relativa verifica, ma si attende di vedere ora se gli uffici delle due procure, quella presso il Tribunale e quella della Corte dei conti, riterranno di aprire un’indagine.

Intanto però, c’è qualcun altro che ha suonato un campanello d’allarme sul rischio di un potenziale conflitto di interessi in merito al professore emiliano. Si tratta del MUR, il Ministero dell’università e della ricerca, guidato oggi da Anna Maria Bernini (in foto).

Da fonti autorevoli, apprendiamo che la direzione generale del ministero ha ufficialmente chiesto a Unimore delucidazioni «urgenti» sul caso, domandando una relazione dettagliata sull’accaduto. Non è escluso, pertanto che a intervenire sul potenziale conflitto di interessi possa esserci anche il ministero, anche a tutela della trasparenza e della serietà delle borse di studio che vengono finanziate con il ricco piatto del PNRR. L’interesse del dicastero affidato dal premier Meloni all’esponente di Forza Italia, infatti, è quello di escludere una gestione opaca che getti eventuale discredito sull’utilizzo che si fa dei fondi europei. Ricchi, ambìti e ghiotti per molti.