Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Caterina d’Alessandria a cura di Ermes Dovico

LECTIO MAGISTRALIS

Bagnasco: umilia l'uomo chi manipola la vita

«Scienza e fede hanno stretta relazione con la verità». Lo ha detto il presidente della Cei parlando oggi all'Università di Perugia.

Attualità 11_03_2011
bagnasco
“La fede non riguarda un sistema di idee e non può essere ridotta a una forma di gnosi; riguarda la persona di Gesù di Nazaret, il Dio che in Cristo è entrato nella storia umana, è venuto a cercare l’uomo smarrito e lacero, ha posto la dimora in mezzo a noi per stare con noi ed essere per ciascuno amore e salvezza, verità e vita”: lo ha detto oggi a Perugia il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, invitato a tenere nell’aula magna dell’Università cittadina una lectio magistralis sul tema “Scienza e fede, vie per la formazione dell’uomo”, nell’ambito della “Missione diocesana ai giovani”. Partendo dalla “fede”, il cardinale la ha definita “un incontro, e si incontrano veramente solo le persone: è un rapporto, è vivere riferiti a Cristo, è sapere che Dio è Qualcuno, è intuire che noi esistiamo perché Dio vive. È esserne affascinati, ghermiti, posseduti”. Sull’altro lato si trovano l’ateismo – ha proseguito – “che nega espressamente l’esistenza di Dio”, e l’agnosticismo “che sospende il giudizio, e prende una specie di equidistanza tra l’esistenza e la non esistenza di Dio”. Ci si domanda – ha aggiunto - se l’uomo “possa mettere tra parentesi la questione di Dio, cioè della sua origine e del suo destino”. “Possiamo accontentarci – ha chiesto - di vivere sotto la forma ipotetica del ‘come se Dio non esistesse’, mentre può darsi che Egli esista davvero?”. 
 
Sul rapporto tra scienza e fede, il card. Bagnasco ha quindi affermato che “non è possibile separare nettamente la riflessione sulla scienza da quella sulla tecnologia in forza della loro intrinseca relazione, anche se la prima è più di ordine teoretico, mentre la seconda più di ordine pratico”. Entrando specificamente nelle linee tracciate dal Magistero della Chiesa, ha affermato che esso “affronta la riflessione distinguendo due ambiti problematici: il rapporto della scienza con la verità e il rapporto tra scienza e fede”. In tali ambiti, “il dilemma centrale” è il seguente: “Se la scienza abbia la funzione e la possibilità di scoprire la verità delle cose come sono, oppure se abbia lo scopo puramente pratico di assicurare il controllo, il funzionamento dei fenomeni secondo una concezione strumentale della scienza”. “La Chiesa – ha risposto il cardinale - non si pronuncia in modo tecnico su tale questione, però le sue considerazioni si muovono nell’orizzonte di una visione realistica: ‘La ricerca della verità è il compito della scienza fondamentale’ affermò Giovanni Paolo II durante la commemorazione di Albert Einstein, il 10 novembre 1979. Noi siamo convinti che esiste una verità e tale verità è oggetto della ricerca scientifica”. 
 
Passando a riflettere sulla formazione dell’uomo, specie dei giovani, il cardinale ha affermato che “la scienza e la fede hanno stretta relazione con la verità. Questo è il primo dato: bisogna educare l’uomo alla verità, al gusto della verità, al rigore della ricerca, alla gratuità di fronte al reale”. Ha quindi sostenuto che “si respira oggi un’aria che non sembra favorire il senso della verità: anziché tender alla verità per il gusto di contemplarla, per sapere il più possibile com’è la realtà che siamo e che ci circonda, per coglierne la bellezza e l’ordine interno, l’ intelligenza e la luce che ci avvolgono, la meraviglia dell’universo che non è caos ma razionalità, pare che la tensione dominante sia conoscere per usare, per piegare e sfruttare”. Secondo il card. Bagnasco, “l’uso della natura non è male in sé, corrisponde al disegno di Dio, alla gerarchia degli enti – l’uomo è al vertice dell’universo, ne è signore ma non dominatore, custode che deve usare ma non abusare – ma questa funzione della nostra ragione non deve assolutizzarsi fino ad oscurare l’altra funzione della ragione stessa, quella di conoscere per sapere, per capire, per contemplare, per vivere di meraviglia in un universo sorprendente e maestoso”.  
 
Nel complesso rapporto tra scienza e fede, si registra oggi – ha detto il cardinale – una “smania” di “dominare e manipolare fino all’estremo della vita umana, nel sacrario del suo principio e nel mistero del suo concludersi”. Questo “alimenta un atteggiamento strumentale che, mentre non rispetta correttamente la natura, umilia anche se stessa. L’educazione si colloca nell’ambito della contesa tra ‘utilitas’ e ‘veritas’: l’utilità non è malvagia in se stessa a condizione che non diventi un assoluto, nel tal caso l’utilità si nega e si elimina da sé”. Per educare “al senso e alla ricerca della verità .. è necessario – secondo il cardinale - maturare un atteggiamento complessivo che è di ordine ascetico e morale”, basato sull’ “umiltà” e non sull’ “arroganza”. Il rapporto tra scienza e fede diviene quindi campo dove “essere disponibili alla verità, quella che studia le scienze sperimentali e che richiede l’adesione a ciò che scopre; e quella che è oggetto della fede e che tocca la capacità di giudizio sull’essere e sull’esistere, tocca i comportamenti”.
Il card. Bagnasco ha quindi affermato che “lasciarsi giudicare dalla verità significa dunque essere disponibili a correggere o mutare modi di pensare e di agire che possono essere acquisiti e la cui revisione può costare fatica e sacrificio”.