AstraZeneca è di destra o di sinistra? La politicizzazione della medicina
La doccia è di sinistra, il bagno è di destra, cantava Giorgio Gaber in tempi in cui tutto era politica. Oggi, in tempi di Covid, l’idrossiclorochina è di destra e la mascherina di sinistra. E il vaccino? Purtroppo non è più possibile distinguere la politica dalla medicina.
La doccia è di sinistra, il bagno è di destra, cantava Giorgio Gaber in tempi in cui tutto era politica. Oggi, in tempi di Covid, l’idrossiclorochina è di destra e la mascherina di sinistra. E il vaccino? Purtroppo non è più possibile distinguere la politica dalla medicina.
Lo dimostra l’ultima triste vicenda delle autorizzazioni alla distribuzione nell’Ue del vaccino AstraZeneca, di produzione britannica e svedese, sintetizzato ad Oxford. E’ sicuro? O no? Nel Regno Unito è stato autorizzato sin da gennaio. In Unione Europea ha dovuto attendere un responso dell’Ema (l’agenzia del farmaco comunitaria) che veniva rimandata di settimana in settimana. Poi è stato autorizzato, quindi l’Ema l’ha ritenuto un vaccino sicuro, come l’analoga agenzia britannica, ma con un mese di ritardo. Nel frattempo era già iniziata la guerra commerciale su quel siero, con il tentativo dell’Ue di fermare alla frontiera di terra britannica (in Irlanda) il transito di una partita di vaccini. Due settimane fa, il premier Mario Draghi ha bloccato 250mila dosi di AstraZeneca destinate all’Australia, nel nome del principio di “reciprocità”. Mentre mercoledì ad invocare il principio di reciprocità e a minacciare di bloccare tutto l’export dei vaccini di AstraZeneca dai Paesi Ue, è stata la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Per principio di “reciprocità” si intende: bloccare le esportazioni delle dosi di vaccino anti-Covid prodotte nell’Ue verso quei Paesi che non permettono alle dosi prodotte sul loro territorio di arrivare nell’Unione. Ma potrebbe essere una foglia di fico, per non ammettere che le campagne vaccinali nell’Ue stanno procedendo molto più lentamente rispetto a Usa, Regno Unito e Israele (e anche Cile ed Emirati sono molto più avanti della media dei Paesi dell’Unione), anche perché i problemi di approvvigionamento, anche grazie ai contratti firmati da Bruxelles, sono peggiori del previsto.
Nel bel mezzo di questa guerra commerciale sui vaccini, vengono enfatizzate notizie di effetti collaterali di AstraZeneca, che evidentemente vengono ignorati da Londra e dagli altri governi extra-Ue che ne hanno autorizzato la diffusione. Il vaccino di produzione britannica, come tutti sappiamo, è stato bloccato per via precauzionale negli ultimi giorni. Ma ieri l’Ema lo ha autorizzato di nuovo. Era stato bloccato per motivi politici? Non abbiamo prove per affermarlo, ma la decisione è stata presa prima di tutto dalla Germania (che co-produce il vaccino Pfizer), poi dalla Francia e dall’Italia previe consultazioni con il governo di Berlino, infine da molti altri Stati, inclusa la Svezia. E il tutto, appunto, nel bel mezzo di una guerra commerciale. Non è da escludere che la vera preoccupazione delle autorità europee sia la Brexit molto più che gli effetti collaterali del farmaco in questione.
La vicenda AstraZeneca sa molto di politica e molto poco di medicina, esattamente come la parallela questione del vaccino russo, lo Sputnik V. E’ stato il primo ad essere brevettato, ma in Europa lo abbiamo completamente ignorato al pari di quello cinese. Paesi insospettabili e avanzati, come Israele, lo hanno adottato con buoni risultati. Adesso è in uso anche nella città Stato di San Marino. E però l’autorizzazione è di là da venire per l’Ue. Perché non immunizza o si corre il rischio di effetti collaterali importanti? A quanto risulta dagli studi sul campo, condotti anche da una rivista non sospetta quale è Lancet, non presenta particolari problemi e funziona. L’Ue lo blocca per mancanza di documentazione necessaria e perché la Russia non ha permesso ispezioni nei suoi stabilimenti. Però funziona. Non è questo quel che conta? In tempi di pandemia e di scarsità di vaccini, in un continente che ha puntato tutto sulla strategia vaccinale, è bene essere così choosy?
Il sospetto di una politicizzazione estrema della strategia vaccinale (sulla pelle degli europei) è lecito, considerando quanto, nell’ultimo anno, la medicina è stata infettata dall’ideologia. La battaglia sull’idrossiclorochina, cara ai governi di destra, ma invisa a quelli di sinistra, è il caso più eclatante. E’ diventata la medicina “di destra”, perché si adatta meglio alla strategia di Donald Trump e Jair Bolsonaro (che si è curato con l’idrossiclorochina ed è guarito dal Covid): curare a casa, aprire il più possibile, il prima possibile. Ma chi ha scritto articoli su riviste scientifiche per dimostrarne l’inefficacia lo ha fatto per ragioni mediche o politiche? A giudicare dalle posizioni politiche di chi l’avversa, verrebbe da pensar male. E anche questa è comunque una lite che si consuma sulla pelle dei pazienti.
Se la medicina non è una scienza esatta, figuriamoci la strategia anti-Covid. Lì si entra nel regno dell’arbitrio, anche se giustificato da una patina di scientificità. Dunque abbiamo visto i sostenitori della mascherina obbligatoria sfottuti dalla sinistra in quanto “paranoici” e “allarmisti”. Poi il vento è cambiato e la mascherina è diventata la nuova bandiera della sinistra. Psicologi e neurologi si sono pure prestati a spiegare, in termini scientifici, che problemi mentali hanno coloro che non vogliono indossare la mascherina: avrebbero ridotte capacità della memoria di lavoro, secondo uno studio pubblicato negli Usa l’estate scorsa. Da notare: Trump e Pence non indossavano la mascherina in pubblico.
Il lockdown è diventata la strategia indiscutibilmente “conforme al consenso scientifico”. Chi sta con la scienza, vuole le chiusure. Per questo sono state severamente represse tutte le manifestazioni che le hanno violate, dai ristoratori (distanziati e con mascherina) che protestavano a Milano ai cortei di protesta contro il lockdown negli Usa e in diversi Paesi dell’Europa centrale. Ma non è stata repressa la manifestazione del 25 aprile in Italia. E tutta l’ondata di manifestazioni di Black Lives Matter è stata addirittura incoraggiata dagli stessi ambienti medici, scientifici e politici che fino a quel momento avevano chiesto di vietare tassativamente ogni manifestazione. C’è chi ha scritto, come è successo negli Usa, in ambienti accademici, che manifestare contro il razzismo fa bene alla lotta al Covid. Per lo stesso motivo, in alcuni Stati americani la mascherina è obbligatoria, ma non per i neri (o comunque i non-bianchi). E secondo uno studio di Harvard, pubblicato il mese scorso, se si fossero pagati i risarcimenti ai neri per la schiavitù subita in passato, la mortalità e il contagio del Covid si sarebbero ridotti. Come? Chiedetelo agli autori dello studio.