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Assumere omosessuali, la legge può saltare con Trump

Con l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe saltare una delle leggi più controverse di Obama: quella che obbliga enti e istituzioni pubbliche ad assumere tenendo conto dell'orientamento sessuale. Una norma che aveva messo in ginocchio scuole, ospedali o dipartimenti di polizia, costretti ad applicare politiche inclusive estranee al loro compito. Sullo sfondo una feroce guerra alla libertà religiosa che ha messo in moto agguerrite lobby, che ora potrebbero subire una brusca frenata.

Libertà religiosa 09_12_2016
Obama e Trump

Per capire che cosa c’è in gioco negli Stati Uniti d’America, e quindi in tutto l’Occidente, basta guardare alla deriva autoritaria che le decisioni dell’amministrazione Obama potrebbero assumere. Fra le tante misure una approvata nel 2014 dall’ex presidente, ancora in carica fino al 20 gennaio prossimo, è al centro dell’attuale scena politica. Allora Obama aveva firmato un ordine esecutivo che prevede l’obbligo, per ogni ente o agenzia legate anche indirettamente al governo, dell’assunzione di personale al di là “dell’orientamento sessuale”. Costringendo ad esempio, le scuole, gli ospedali, i dipartimenti delle forze dell’ordine o qualsiasi istituto fornitore di servizi pubblici ad applicare “politiche inclusive” delle persone con tendenze omosessuali dichiarate.

La norma fece esplodere le polemiche delle associazioni e delle istituzioni che rivendicavano il diritto all’obiezione di coscienza, tanto che poi il repubblicano Steve Russel ha promosso l’introduzione di una clausola di coscienza per tutelare, ad esempio, i cappellani assunti dalle forze dell’ordine dall’obbligo di approvare una condotta morale contraria a quella naturale e cristiana. In questo modo Russel voleva tutelare anche quei gruppi cristiani che si occupano di assistenza agli ultimi dall’essere obbligati ad assumere persone con attrazioni sessuali per lo stesso sesso, introducendo la clausola di coscienza in un momento in cui il Senato è a maggioranza presidenziale. Russel si era infatti detto “confidente: vedremo la risoluzione completa a breve” e aveva assicurato che anche i cappellani avrebbero beneficato degli effetti dell’emendamento senza più rischiare di essere allontanati per le loro credenze.

Ma non è stato così: a condurre una campagna martellante, fatta anche di 340 mila petizioni inviate al Congresso, è stata l’American Civil Liberty Union, in questi anni più che mai attiva nella militanza radicale. Infine, per portare alla resa la maggioranza repubblicana al Senato, ai democratici è bastata la minaccia di togliere il proprio appoggio alla decisione di aumentare il budget previsto da Obama per le spese della difesa militare. Significa che ora, ha dichiarato la Becket Fund for Religious Liberty (una delle grandi fondazioni che ha dato battaglia in questi anni per la salvaguardia della libertà religiosa) “molti fornitori di servizi non saranno più in grado di continuare a offrirli, sebbene a volte siano propri solo dei gruppi religiosi: si tratta di servizi ai profughi, senzatetto, vittime della tratta, veterani e altre fasce di popolazione vulnerabile che soffriranno maggiormente per la decisione del Congresso di dare priorità alla convenienza politica rispetto ai princìpi di governo”. 

Orrin Hatch, uno dei massimi sostenitori della clausola, ha scritto il mese scorso sul Washington Times spiegando che "dobbiamo respingere l'idea che la libertà religiosa e l'uguaglianza siano antitetiche". E ha parlato dell’abolizione della “misura Russel” come di un’occasione per Trump di marcare la differenza rispetto alla passata amministrazione: “Ora tocca al neoletto presidente Trump e al prossimo Congresso”.

Il Washington Blade ha invece disegnato i futuri scenari possibili spiegando che "con Donald Trump alla Casa Bianca, i legislatori potrebbero ripresentare la clausola senza temere una minaccia di veto, oppure Trump stesso potrebbe sia revocare l'ordine esecutivo sia inserire una deroga a favore della libertà religiosa nella misura”. Se così fosse, continua il quotidiano, gli attivisti Lgbt dovranno “affrontare una battaglia in salita per ottenere una legislazione favorevole ai loro diritti”. E, anche in caso ci riuscissero, “non sarà senza esenzioni religiose".

Resta il fatto che la scelta indica ancora una volta lo scollamento fra la popolazione religiosa, che ha votato repubblicano contro il laicismo feroce della sinistra obamiana e clintoniana, e l’establishment del partito. Resterà da vedere come si comporterà Trump rispetto alle leggi della scorsa legislatura che minano la libertà di espressione tutelata dal primo emendamento della Costituzione. In ogni caso si capisce bene quanto c’è in gioco, anche in Europa dove la difficoltà a rintracciare un’opposizione davvero in grado di sconfiggere lo strapotere delle élite progressiste è ancora più marcata.