Assolto in Pakistan un cristiano accusato di blasfemia
In primo grado, nel 2010, era stato condannato all’ergastolo. L’accusa, giudicata infondata dai giudici del processo d’appello, era di aver bruciato una copia del Corano
Una buona notizia arriva dal Pakistan, un paese in cui essere cristiani può essere molto difficile. Il 15 dicembre Imran Masih, un cristiano di 38 anni, residente a Faisalabad, condannato all’ergastolo e a pagare 100.000 rupie per blasfemia in primo grado nel 2010, è stato assolto dall’Alta Corte di Lahore dove si è svolto il processo di appello. Il 1° luglio del 2009 Imran stava mettendo ordine nella sua libreria e si apprestava a bruciare carte e vecchi libri quando ha trovato un libro scritto in arabo. Preoccupato che potesse contenere scritti religiosi aveva chiesto il parere di Ali, un suo vicino musulmano che gli aveva detto che poteva bruciare il libro. Poi però, mentre il libro bruciava, ha tolto quel che ne rimaneva e ha incominciato a gridare che Imran stava bruciando una copia del Corano. Secondo la famiglia di Imran, il vicino aveva in mente di impadronirsi del suo negozio per allargare il suo di materiali edili. La notizia dell’atto blasfemo si era sparsa rapidamente, diffusa dalle moschee vicine e una folla di circa 400 musulmani furiosi sono andati a casa di Imran. Lui, suo fratello e suo padre sono stati. Poi li hanno cosparsi di paraffina per bruciarli vivi e solo l’intervento della polizia locale che lo ha arrestato li ha salvati. Davanti alla stazione di polizia si sono raccolte un migliaia di persone che cantavano: “impicchiamo chi offende il sacro Corano, i cristiani sono cani, Imran è un cane”. La polizia a quel punto lo ha arrestato per blasfemia e ha consegnato copie della denuncia ai presenti per calmarli. Da quel momento è iniziato l’incubo per Imran e per la sua famiglia. Imran è rimasto in carcere da allora. L’appello depositato dall’avvocato cristiano Khalil Tahir Sandhu è stato rinviato ben 70 volte. Attualmente 24 cristiani sono in carcere, accusati di blasfemia. Ma in carcere, con la stessa accusa, si trovano anche molti cittadini pakistani. “Occorre continuare a lottare, a tutti i livelli, per modificare questa ingiusta legge sulla blasfemia – ha dichiarato l’avvocato di Imran all’agenzia di stampa Fides – da troppo tempo si abusa di questa legge e spesso i cristiani ne sono vittime innocenti. Va notato che fino al 1986 non c’erano in Pakistan casi di accuse di blasfema. Dal 1986 in poi, quando il generale Zia-ul-Haq promulgò la legge, sono scoppiati i casi di blasfemia un po’ dappertutto. Ma per la maggior parte le accuse sono totalmente false e strumentali”.