Assalto a convegno anti gender, clima da anni '70
Un gruppo di antagonisti pretende di non far svolgere un incontro e devono intervenire i carabinieri. L'assalto al convegno scientifico organizzato dalla Provincia di Trento sulle differenze maschio/femmina dimostra che l'escalation di violenza di questi giorni sta diventando qualche cosa di più serio di un dissenso rumoroso. E' la vergognosa intolleranza fascista degli antifascisti. Il Congresso sulla famiglia di Verona potrà svolgersi serenamente?
L’escalation di violenza contro chi semplicemente afferma le verità più elementari ha toccato livelli un tempo impensabili. Se n’è avuta prova ieri sera a Trento, dove il palazzo della Provincia è stato preso letteralmente d’assalto da decine e decine di giovani dei centri sociali e dell’area anarchica, ben spalleggiati da alcuni esponenti della sinistra locale. Il motivo?
All’interno del palazzo provinciale di Piazza Dante, precisamente in sala Belli si stava tenendo il convegno “Donne e uomini: solo stereotipi di genere o bellezza della differenza”, organizzato dagli Assessori all’istruzione Mirko Bisesti e alla salute Stefania Segnana. I relatori intervenuti sono stati lo psicologo e psicoterapeuta Emiliano Lambiase, il medico e psichiatria Maria Cristina Del Poggetto e l’avvocato Maristella Paiar. Tutti e tre, rispettivamente ciascuno nel proprio ambito di competenza, hanno sottolineato un dato basilare: maschi e femmine sono chiaramente differenti, e non solo per motivi culturali o di socializzazione, ma appunto per natura, e come tali vanno educati.
Per suffragare questa tesi, si sono esposti fior di argomenti razionali, decine e decine di ricerche scientifiche peer review – Lambiase è arrivato ad esporre uno studio con un campione di oltre 900.000 persone – senza fare neppure cenno ostile alla «teoria del gender» che, secondo critici dell’appuntamento, avrebbe dovuto essere il cuore ideologico del convegno. Ciò nonostante, come si diceva, a pochi metri dalla sala – che era già strapiena, e dunque non avrebbe potuto contenere una persona in più rispetto alla presenti – si sono ammassate decine di contestatori che, già entrati nel palazzo della Provincia, hanno dovuto essere allontanati dalle forze dell’ordine prima che accadesse il peggio.
Lo sgombero di carabinieri e polizia ha così portato a degli scontri, con alcuni manifestanti che hanno riportato delle ferite, ed è diventata immediatamente l’unica, vera notizia di ieri sera. Tanto è vero che i media locali, salvo poche eccezioni, si sono concentrati esclusivamente su quello: del contenuto scientifico delle relazioni così criticate a priori, degli slogan irripetibili urlati contro l’Assessore Bisesti – che è dovuto uscire scortato in mezzo a una folla inferocita -, della violenza verbale e fisica di quanti non accettano la linea cultura della la nuova Giunta provinciale uscita vittoriosa dalle elezioni provinciali dello scorso 21 ottobre, non una parola. Come se fosse normale.
Tutto ciò, oltre a nascondere aspetti oggettivamente gravissimi, ha alimentato delle vere e proprie fake news sul convegno. Si è per esempio detto che in sala Belli non sono state fatte entrare persone con un’idea differente da quella esposta dai relatori; falso, come dimostra l’uscita dall’aula del convegno – a 10 minuti dal suo inizio – di una dozzina di contestatori, fra cui pare ci fossero anche degli insegnanti, che se ne sono andati rumorosamente, urlando e lasciando sulle loro sedie cartelloni pieni di slogan e offese. Fossero rimasti, avrebbero potuto far valere le loro ragioni. Invece hanno maleducatamente occupato posti che avrebbero potuti essere destinati a persone realmente interessate alle relazioni.
Sì, perché un’altra cosa curiosamente omessa da certi cronisti è che fuori dal palazzo sono rimaste anche decine di persone che non volevano contestare, ma solo ascoltare. Fra costoro, c’era pure chi condivideva le testi esposte al convegno. Clamorosamente falsa è dunque anche la ricostruzione di chi dice che in sala Belli erano presente solo i supporter della Giunta leghista. Alcuni media locali, riportando le dichiarazioni di qualche contestatore, hanno poi parlato di “clima fascista”: falso, o meglio vero.
Ma il fascismo è stato quello di chi ha fatto di tutto per irrompere nella sala della conferenza al chiaro scopo di impedirla. E via di questo passo. Alla fine, l’unica amara evidenza emersa ieri è stata la vergognosa intolleranza di certi progressisti che ormai demonizzano pure chi – pur ovviamente riconoscendo la pari dignità – osa spiegare scientificamente la differenza tra uomo e donna. Lo scenario chestertoniano delle spade sguainate per dire che le foglie sono verdi in estate e due più due fa quattro, in Trentino e non solo, è drammaticamente prossimo. Dispiace dirlo, ma tutto ciò non fa ben sperare per il sereno svolgimento del Congresso mondiale delle famiglie di Verona. Anche se, ovviamente, speriamo di sbagliarci.