Arrivano i poligenitori, inutile protestare se "love is love"
Hodges, Jenkins, Mayfield non paghi di aver eretto un bel gruppetto poliamoroso hanno pensato bene di chiedere anche il riconoscimento della loro poligenitorialità (tramite utero in affitto) presso un tribunale californiano, il quale ha acconsentito alla loro richiesta. Inutile protestare se pensate che «famiglia» possa essere anche una relazione affettiva omosessuale e che «love is love».
Tutti cercano tanto amore. E per alcuni la quantità viene tradotta in numeri. Ad esempio 3. Ian Jenkins, Alan Mayfield e Jeremy Allen Hodges formano una «troppia», ossia una coppia la quale è così «troppa» che ha fatto spazio ad un terzo, che non è per nulla incomodo. Il trio omosex è riuscito a portarsi a casa anche due bambini, Piper e Parker, tramite naturalmente maternità surrogata. Nessun problema, ci comunicano gli organi di informazione gay: i pargoli non sono entrati in confusione, perché per entrambi Hodges è Daddy, Jenkins è Papa e Mayfield è Dada.
Hodges, Jenkins, Mayfield non paghi di aver eretto un bel gruppetto poliamoroso, né soddisfatti di aver incluso anche dei minori nel loro ménage a trois, hanno pensato bene di chiedere anche il riconoscimento della loro poligenitorialità presso un tribunale californiano, il quale naturalmente ha acconsentito alla loro richiesta.
Però non facciamo i soliti etero-bigotti: perché l’omogenitorialità dovrebbe trovare un limite invalicabile nell’aritmetica? È un banale caso di logica matematica: se 3 > 2, vuol dire che per Piper e Parker è meglio essere amati da 3 persone che da 2. Non è difficile da capire.
Lasciamo ora il lapis a Mayfield: «La grande sfida per noi erano le battaglie legali. Con la maternità surrogata, devi avere un ordine dal tribunale che individua chi saranno i genitori legali. All’inizio non eravamo sicuri di poter essere tutti e tre sul certificato di nascita, quindi abbiamo deciso di discuterne in tribunale. In un primo momento sembrava che non ci sarebbe stato concesso, ma il giudice alla fine ha cambiato idea e ci ha concesso la genitorialità legale di nostra figlia». Poi è seguito il riconoscimento anche per il maschietto. Continua il Nostro: «Se uno dei nostri bambini dovesse finire in ospedale, uno dei genitori non potrebbe andare a trovarlo. Era davvero importante essere riconosciuti per la famiglia che siamo».
Dai fatti ecco estrapolare i principi: «Volevamo che tutti sapessero che l’amore fa una famiglia e le famiglie possono avere un aspetto diverso – precisa Jenkins – Se tieni ai tuoi figli e stai facendo tutto il possibile per loro, questo è ciò che conta».
È la prima volta al mondo che capita che un giudice ordini il riconoscimento di tre genitori su un certificato di nascita. Come avevamo modo di raccontare qualche anno fa, invece le prove tecniche di «matrimonio» a tre non si contano più nell’orbe terracqueo, ma in realtà sono solo tentativi di singoli di certificare privatamente, spesso tramite notaio, la loro relazione poliamorosa. Trattasi in definitiva di una variante della poligamia, dato che nella poligamia più donne sono sposate ad un unico uomo, ma non sono sposate tra loro, come invece vorrebbero gli amanti poliamorosi omosex. Diverso discorso è poi quello della succitata triade californiana, per la quale gli appetiti nuziali hanno lasciato posto a quelli genitoriali. Insomma un’altra storia(ccia) che però è sempre una variazione sul tema del poliamore.
Inutile protestare se pensate che «famiglia» possa essere anche una relazione affettiva omosessuale e che «love is love» anche tra due persone omosessuali. In breve se per fare una famiglia basta l’amore – nella sua accezione più quotidiana, ossia mero sentimento – allora non si vede perché non ci possano essere tre mariti e tre genitori. Se l’amore non deve conoscere limiti, anche il limite numerico deve essere valicato. In altri termini, se si può amare una persona dello stesso sesso, perché non si può amare contemporaneamente anche più di una persona? L’amore non deve conoscere discriminazione di orientamento sessuale né matematico. E quindi chi lo dice che l’esclusività dell’amore sia a base 1 e non 2 o 3? Suvvia, armatevi di pallottoliere e scoprirete che le varianti dell’«amore» LGBT sono assai più numerose delle varianti del Coronavirus, perché infinite come la sequenza dei numeri.
Va da sé che se è discriminatorio e poco inclusivo non accettare la terna genitoriale, per forza di cose dovremo accettare, in materia di filiazione, non solo i numeri interi, ma anche i numeri decimali. E così potrà accadere che Tizio e Sempronio saranno «genitori» di Caietto al 100%, mentre Mevio solo al 50% perché, ad esempio, non se la sentirà di essere genitore full time. Insomma Caietto avrà 2,5 genitori. Non lamentatevi, sempre meglio che zero.