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DIBATTITO

Argomenti in difesa dell'interesse composto

L'articolo contro gli interessi composti applicati dalle banche ha provocato diverse reazioni. Ve ne proponiamo una che ne costituisce una sintesi. 

Attualità 21_02_2012
euro

Concordo pienamente con La Bussola Quotidiana quando critica l’eccessiva  finanziarizzazione dell’economia e il fatto che ormai chi decide l’andamento dell’economia reale (e le politiche economiche dei governi) sono i grandi finanzieri, i fondi di investimento e le banche; non concordo invece quando riduce tutto ad un problema di interesse composto. Visto che, oltre che affezionato lettore della Bussola, sono economista e che mi capita anche di insegnare matematica finanziaria vorrei proporvi alcune considerazioni sull’articolo di Andrea Cavalleri del 14 febbraio.

1. La teoria economica ha proposto diverse giustificazioni dell’interesse che non può essere ridotto ad un fatto “puramente soggettivo e teorico”. Alcune di esse fanno riferimento anche a fattori soggettivi, come ad esempio la “rinuncia” all’uso immediato del potere d’acquisto di cui si dispone e al conseguente sacrificio per l’attesa della restituzione. Ma l’interesse trova una giustificazione anche nell’economia “reale”. La più interessante, anche in una prospettiva di realismo cristiano, è forse quella proposta da Pasinetti, che spiega l’esistenza dell’interesse con la dinamica economica generata dal progresso tecnico. Consideriamo un’economia in cui non ci sia alcuna inflazione dei prezzi che sia generata da fenomeni puramente monetari (come ad esempio l’incremento della moneta in circolazione). E’ nella natura dell’uomo imparare e mettere a frutto ciò che ha imparato.

L’apprendimento umano incrementa continuamente la produttività nell’uso dei fattori della produzione, diminuendo i prezzi reali dei beni nel tempo: per produrre un determinato bene sono necessari sempre meno lavoro e risorse. Questo è il motivo fondamentale per cui una somma di moneta che al tempo t ha un determinato potere d’acquisto, al tempo t+1 ha un potere d’acquisto maggiore (al netto come abbiamo detto dell’inflazione generata dalle dinamiche puramente monetarie). Nel tempo trascorso (inter-reo) il debitore non ha semplicemente potuto disporre della cifra prestata e del potere d’acquisto che essa aveva nel momento del prestito, ma ha potuto anche appropriarsi dell’incremento di potere d’acquisto che essa ha acquisito non per suo merito (qualsiasi uso ne abbia fatto), ma in virtù della dinamica complessiva del sistema economico.

Questo è il motivo, del resto, per cui gli imprenditori chiedono prestiti e sono disposti a pagare un interesse: per potere inserirsi nell’economia reale, avviando un processo produttivo che permetta loro di creare nuovo valore (per cui alla fine, se tutto va bene, sono in grado di restituire il prestito, pagare un interesse e appropriarsi di un certo utile). Se di questo incremento di potere d’acquisto non si tenesse conto allora lo scambio tra creditore e debitore non sarebbe “alla pari”, cioè in ultima analisi non sarebbe equo.

2. L’esempio di Cavalleri sul valore che avrebbe oggi un centesimo di euro prestato al tempo di Gesù è perfetto per rendersi conto di quanto da allora l’uomo, mettendo a frutto l’intelligenza che Dio gli ha donato e impegnando il suo lavoro, ha potuto realizzare in qualità di “custode” del giardino della creazione. Se si confronta la produttività delle sementi impiegate da un agricoltore di un paese in via di sviluppo, che in anni avversi può essere addirittura inferiore a 1 (non si recupera neanche il seminato) con quella delle sementi impiegate da un agricoltore italiano, ci si rende conto di come l’economia, quando funziona, possa essere una benedizione per la comunità umana.

I nostri coltivatori dispongono non solo di terra e di lavoro, ma anche di tutto ciò che generazioni di agricoltori prima di loro hanno imparato nel tempo e di tutta la tecnologia (meccanica, chimica, biologica) che l’intelligenza e la creatività umana ha saputo inventare. Per questo a parità di semi impiegati producono tanto più grano! in altre parole: per questo i semi per loro hanno un prezzo tanto più basso! Visto in questa prospettiva il progresso tecnico che continuamente si crea nello svolgimento delle attività economiche appare come una ammirabile impresa collettiva (e la guerra che distrugge quanto accumulato con questa impresa una vera follia). Le 252 sfere d’oro massiccio non sono state  “create” dalle formule dell’interesse composto: sono state create dall’intelligenza umana.


3. Dire che lo Stato paga un interesse composto sui suoi debiti può indurre nel lettore non pratico una certa confusione. Strettamente parlando lo Stato sulle sue obbligazioni (BOT, CCT, BTP) paga ogni anno al sottoscrittore il solo interesse semplice per un anno sulla cifra di cui è debitore. Il fatto è che fino a quando non rimborsa l’obbligazione lo Stato è debitore di tutta la cifra. Solo se l’interesse venisse corrisposto tutto in una volta al momento del rimborso, nel caso di un titolo con una durata superiore ad un anno, dovrebbe essere calcolato con le formule dell’interesse composto (che considerano anche i famosi “interessi sugli interessi”): ma queste formule, se si accetta la giustificazione “reale” dell’interesse che abbiamo visto prima, sono aritmeticamente equivalenti al pagamento ripetuto ogni anno dell’interesse semplice.

In realtà, poiché una certa inflazione dei prezzi è sempre presente, anche lo Stato, in quanto debitore, se ne avvantaggia, pagando un tasso reale inferiore al tasso nominale, cioè quello indicato nel contratto di obbligazione.

Concludo. E’ vero, è il lavoro dell’uomo che produce valore e le banche (più in generale il sistema finanziario) in ultima analisi non sono altro che un intermediario il cui compito è quello di mettere in contatto chi ha risparmiato e può posticipare l’uso dei suoi risparmi con chi ha invece bisogno di anticipare certe spese (per motivi personali o per avviare un’attività di produzione).

L’interesse di per sé non è illegittimo, quando rispecchia l’evoluzione dell’economia reale e non si trasforma, per la disparità di potere tra creditore e debitore, in usura. E può essere giusto anche quando è “composto”. Il problema non sta nelle formule dell’interesse composto. Sta piuttosto in un sistema finanziario non più a servizio della società, dove il valore degli scambi è n volte quello che si realizza nell’economia reale per scopi puramente speculativi. Il problema, come sempre, non è nelle formule ma nei comportamenti e nelle scelte delle persone.

L’economia reale, quella dove si produce, si scambia, si consuma, si risparmia e si fanno investimenti, è una realtà molto umana e per niente “falsa”. Una realtà dove c’è spazio anche per l’incontro tra le persone, il perseguimento della giustizia e l’esercizio della solidarietà, come dimostrano tante esperienze di economia sociale o anche di semplice, onesta, attività di impresa. Una realtà che deve essere difesa non solo da un potere finanziario che è non più controbilanciato da un potere politico autonomo e credibile, ma forse anche anche dalla crescente criminalizzazione che di essa oggi fanno tanti statalisti di ritorno.

* Università di Firenze

P.S.: Un altro lettore ci ha segnalato che i dati contenuti nell'articolo riguardo agli interessi da pagare sui mutui erano errati per eccesso. Errore confermato dallo stesso autore dell'articolo. Ci scusiamo perciò con i lettori per le inesattezze pubblicate.