Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Teofilo di Antiochia a cura di Ermes Dovico
Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

Il caso

Argentina, l’Arcidiocesi di Santa Fe ignora la Quas primas

La Provincia di Santa Fe ha ultimato la revisione della propria Costituzione eliminando il riferimento alla cattolicità della Provincia stessa, in nome del pluralismo. E ciò con il sostegno dell’Arcidiocesi, che fa a pugni con la Regalità sociale di Cristo.

Dottrina sociale 11_10_2025

La Provincia di Santa Fe, in Argentina, ha vissuto un lungo periodo di rielaborazione della propria Costituzione, conclusosi lo scorso mese di settembre. Anche la Chiesa locale è a più riprese intervenuta a proposito della presenza o meno nel testo costituzionale del riferimento alla religione cattolica.

Il 4 dicembre 2024 l’Arcidiocesi di Santa Fe de la vera Cruz ha reso pubblica una dichiarazione dal titolo: “Riconoscere la Chiesa nella pluralità e senza privilegi. Riflessioni sulla riforma costituzionale”. In essa si legge tra l’altro: «L'attuale Costituzione dichiara che la religione della Provincia è cattolica, apostolica e romana, alla quale darà la sua più decisa protezione, senza pregiudizio per la libertà religiosa di cui godono i suoi abitanti. Questa è praticamente una professione di fede. Senza approfondire le motivazioni che hanno spinto quei costituenti, o il contesto storico che li ha guidati, la verità è che oggi un simile paragrafo è inaccettabile da ogni punto di vista (…). Pertanto, dobbiamo concludere che la Provincia non è, e non può essere, in alcun modo “cattolica” (…). Potremmo noi cattolici accettare l'idea di “parità o uguaglianza di culto”? Certamente, e senza alcun problema. Forse, ci darebbe anche maggiore libertà di espressione, maggiore audacia nel compito di evangelizzazione, minore dipendenza dal potere di turno».

L’1 settembre 2025, mentre si stava concludendo il processo di revisione costituzionale, i cinque vescovi cattolici della Provincia avevano chiesto che la Costituzione menzionasse la religione cattolica come stabilito dal Compendio della Dottrina sociale della Chiesa: «In ragione dei suoi legami storici e culturali con una nazione, una comunità religiosa può ricevere uno speciale riconoscimento da parte dello Stato; tale riconoscimento non deve in alcun modo dar luogo a discriminazione civile o sociale nei confronti di altri gruppi religiosi» (n. 423). Si tratterebbe di una menzione per motivi storici, comunque altra cosa dal definire la Provincia come “cattolica”.

Il 12 settembre 2025, a conclusione del percorso di revisione costituzionale, i Vescovi hanno emesso una dichiarazione finale di pieno apprezzamento dell’articolo 2 del nuovo testo costituzionale, il quale, come da loro richiesto, non afferma più come nel testo precedente che la Provincia sia “cattolica”, e cita la religione cattolica dentro un generale pluralismo: «La Provincia assicura la distinzione tra lo Stato e l'ordine religioso e non istituisce una religione ufficiale. Il rapporto tra lo Stato, la Chiesa cattolica, le chiese e i culti legalmente riconosciuti è regolato dai principi di autonomia, uguaglianza, non discriminazione, cooperazione e neutralità».

Una soluzione di questo tipo può ritenersi in linea con le esigenze dell’enciclica Quas primas sulla Regalità sociale di Cristo?

Stefano Fontana