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Mostra blasfema

Argentina al voto in un clima da attacco alla fede

Il 14 novembre si è votato per il rinnovo di parte del Parlamento, ma Buenos Aires ha celebrato la settimana dell'Orgoglio gay con un'immagine blasfema. 

Gender Watch 15_11_2021

Le elezioni di oggi per il rinnovo dei seggi in Parlamento, nelle province e nei municipi in Argentina sono un esempio della qualità politica dei distinti spazi. Ad oggi, i due grandi spazi politici predominanti sono El frente de todos, la cui composizione è principalmente Kirchnerista ed esprime il presidente Alberto Fernandez e Cristina Fernandez de Kirchner, come sua vice. Il secondo spazio è Juntos por el cambio che comprende in primo luogo Propuesta Republicana (Pro) e la Union Civica Radical (Ucr). Si tratta di una coalizione che ha espresso l'ex presidente Mauricio Macri e oggi esprime l'attuale capo del governo della città di Buenos Aires Horacio Rodríguez Larreta e l'ex governatrice della provincia di Buenos Aires e attuale candidata a deputata nazionale Maria Eugenia Vidal. Quello che è certo è che nel caso di Juntos por el Cambio e per dispiacere dei radicali quelli che comandano sono quelli del PRO.

Nella città di Buenos Aires la vigilia elettorale è stata caratterizzata dalla settimana dell'orgoglio gay promossa proprio dal governatore e dal governo della città di Buenos Aires. Un dato da tenere a mente in questo contesto è che nel 2018 il governatore porteño fu a Stoccolma dove si riunì con l'ex ministro svedese dell'uguaglianza di genere Asa Regner. Come riferito da la politica online “Buenos Aires ha superato Rio de Janeiro come la capitale gay dell'America Latina anche approfittando del impulso del movimento femminista”.

Una conferma dell'adesione dei principali referenti del PRO alla lobby LGBT è data dalle rispettive prese di posizione su Twitter da parte dei candidati. Uno dei principali esempi è proprio fornito da Rodríguez Larreta. il 1° novembre ha scritto: «Tutti i giorni dobbiamo valorizzare la diversità e questa settimana specialmente la celebriamo con #OrgulloBA (orgoglio Buenos Aires ndr) fino al 6 di novembre si può godere di musica, show, letture e molto altro per le strade di Buenos Aires».

Il 5 novembre, con il patrocinio del governo e della città di Buenos Aires, avuto luogo una «presentazione artistica» nel corso della manifestazione ARTEBA 2021 che ha incluso la scena di un uomo che si masturbava con un Rosario. Maria Eugenia Vidal nel corso di un programma radiofonico affermato: «In questa città e in Argentina e tanto importante rispettare il diritto della libertà di espressione artistica come il diritto alla libertà religiosa. In secondo luogo, ARTEBA è una Fondazione privata che da molti anni fa mostre ogni anno coinvolgendo diversi artisti ed è patrocinata da una banca privata non si tratta di una iniziativa del governo della città».

A molti risulta una risposta innocua, ma non si tiene conto che si tratta di una persona che dice di professare la fede cattolica e che si presume provita e “celeste”. Vidal sembrerebbe ignorare che tra i patrocinatori di ARTEBA si trova proprio il governo della città di Buenos Aires. Estendiamo a questa posizione l’adesione incondizionata di Vidal alla lobby LGBT, ci riferiamo a diverse misure del governo adottate quando era governatrice della provincia di Buenos Aires e alla sua gestione del portale Chau Tabu come vicepresidente del governo della città.

Nel chiudere questo articolo abbiamo ricevuto la felice notizia del comunicato dell'arcivescovo di Buenos Aires dell'8 novembre 2021 firmato del cardinale Mario Aurelio Poli e dai suoi vescovi ausiliari, nel quale si afferma che «quando si associa alla madre di Dio e gli oggetti sacri con simboli che niente hanno a che vedere con quello che rappresentano, per tanti di noi è naturale che sorga dolore indignazione, perplessità e rifiuto. Questo è successo sfortunatamente con la performance che la Fondazione ARTEBA ha incluso nella mostra di arte contemporanea presentata negli ultimi giorni nella nostra città». Aggiungono che «come pastori vogliamo associarci ai tanti figli e figlie della Vergine Maria nel lamentare che non sono state valorizzate né rispettate immagini e sentimenti religiosi tanto profondi e condivisi in lungo e in largo nel suolo argentino».

Le parole dell'arcivescovo si aggiungono ad altre tante dichiarazioni critiche come quelle della corporazione degli avvocati cattolici, l'associazione per la promozione dei diritti civili (prodeci), la rete del rispetto religioso e di altre istituzioni che si sono sentite ferite per l'offesa commessa contro la fede cattolica.

Detto questo, ci interessa sottolineare: in primo luogo che il PRO è uno dei principali artefici della re-ingegneria sociale in Argentina, andando in senso opposto rispetto alla sua tradizione storica e culturale che è in accordo col diritto naturale cristiano. Il PRO, stando a quello che ora interessa per il mondo cattolico argentino e agli uomini di buona volontà, non passa il test sui principi non negoziabili enunciati da Benedetto XVI: “Il rispetto e la difesa della vita umana dal suo concepimento fino alla fine naturale, la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e la promozione del bene comune in tutte le sue forme».

In secondo luogo, ricordare il dovere dei pastori - in questo caso i membri del collegio episcopale - di orientare normativamente la formazione vera e retta dei fedeli cristiani e in primo luogo di coloro che governano. Benedetto XVI nell’esortazione apostolica Sacramentum caritatis sottolinea che «i vescovi devono richiamare costantemente l'attenzione sopra questi valori. Ciò è parte della loro responsabilità nei confronti del gregge che confida in loro». 

Risultano per lo più lodevoli le dichiarazioni in difesa di nostro Signore Gesù Cristo e della nostra Santissima madre e l'appoggio ai fedeli.