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L'EDITORIALE

Appello ai parlamentari cattolici

Perché sostenere, con soldi pubblici, Radio Radicale e le battaglie di Marco Pannella per i cosiddetti diritti civili che di fatto ledono la dignità dell'uomo? Chiediamo un chiarimento ai deputati e ai senatori cattolici dei diversi schieramenti che lo fanno.

Editoriali 27_07_2011

Proprio ieri si rifletteva su queste colonne a proposito dei fermenti nel mondo cattolico e dei pensieri su una eventuale aggregazione politica. E allo stesso tempo si registrava una certa qual confusione tra i politici cattolici – ma anche tra i vescovi – sui criteri di una tale eventuale aggregazione. Si chiariva allora che nulla c’è da inventare perché il Magistero ha già indicato molto chiaramente i princìpi non negoziabili – vita, famiglia, libertà di educazione – quale fondamento di ogni serio impegno politico per l’edificazione del bene comune.

Senonché scopriamo che una certa qual unità dei parlamentari cattolici è già una realtà nei fatti, ma non intorno ai princìpi auspicati dal Magistero bensì a sostegno di Radio Radicale, o meglio a sostegno della richiesta di finanziare Radio Radicale con i soldi delle nostre tasse. Lo avevamo già notato qualche giorno fa: nella Finanziaria appena approvata non è previsto il rinnovo della convenzione che permette a Radio Radicale di ricevere un assegno annuale di 10,2 milioni di euro. I radicali hanno perciò dato immediatamente il via alla solita manfrina, in cui recitano la parte delle povere vittime del sistema partitocratico, e ricattano le altre forze politiche che, puntualmente, scendono a patti e si sperticano di lodi per il fondamentale contributo dei radicali alla democrazia. E stavolta non è diverso: fino a ieri sera erano addirittura 352 i parlamentari che avevano firmato la petizione che chiede al governo di rinnovare questo finanziamento a Radio Radicale, per via dell’insostituibile servizio pubblico che rende. Servizio pubblico? Il nostro Danilo Quinto ha già svelato l’inganno che c’è sotto, e molti ricorderanno che quella della trasmissione delle sedute parlamentari – per cui esisterebbe già il canale Rai GR Parlamento – fu la scappatoia trovata per garantire a Radio Radicale di campare alle spalle dei contribuenti.

Una furbata, niente più, un modo surrettizio di finanziare le loro battaglie, condotte spesso violando apertamente la legge. E di furbate di questo genere è piena la storia del Partito Radicale che – come dimostra l’articolo odierno di Danilo Quinto – ha costituito negli anni una sorta di holding capace di attirare fondi privati e pubblici. Fanno gli anti-sistema ma sanno bene come mungerlo a loro favore. Combattono la partitocrazia ma in realtà si comportano come il peggiore dei partiti, che da qualche decennio decide l’agenda politica pur non riscuotendo consensi dall’elettorato. Si scagliano contro la casta, ma rappresentano una casta nella casta, capace di prosperare ricattando tutti gli altri.

Ma torniamo a Radio Radicale. Questa è certamente libera di decidere la propria linea editoriale e di combattere le battaglie che vuole: se i cittadini vogliono sostenerla, se dei privati vogliono finanziarla, affari loro. Ma perché dovrebbe godere di cospicui finanziamenti statali, pur nascosti da questa messinscena del servizio pubblico? Ma soprattutto: perché a questo giochino si accodano anche eminenti parlamentari cattolici, che militano nei diversi schieramenti? Eh già, perché tra i 352 firmatari troviamo cattolici di primo piano: Luigi Bobba (Pd), Pierluigi Castagnetti (Pd), Renato Farina (Pdl), Giuseppe Fioroni (Pd), Savino Pezzotta (Udc), Massimo Polledri (Lega Nord), Raffaello Vignali (Pdl), Maria Pia Garavaglia (Pd), tanto per citare i più noti. E non dimentichiamo il sottosegretario Eugenia Roccella, che fu portavoce del Family Day insieme al già citato Pezzotta.

A tutti costoro noi vorremmo chiedere: perché?

Perché sostenere apertamente – oltretutto con soldi pubblici – una forza politica che si è battuta e si batte per presunti diritti civili che cancellano la dignità dell’uomo?

Come si può sostenere una battaglia in Parlamento contro l’eutanasia e al contempo chiedere che siano dati fondi a chi li usa proprio per promuovere l’eutanasia (e anche violando la legge)?

Come si può essere credibili nel sostenere le ragioni della famiglia e poi sostenere chi del desiderio di distruggere la famiglia fa una bandiera?

Come si possono chiedere voti agli italiani per governare e poi essere costantemente succubi – culturalmente e politicamente – di un movimento che se non fosse per un partito compiacente oggi non avrebbe neanche un rappresentante in Parlamento?

Vorremmo che rispondeste a questa domanda, che è di tanti italiani – cattolici e non – che di questo teatrino della politica ne hanno le tasche piene. E soprattutto non vogliono che l’aumento delle tasse – già difficile da sopportare – vada anche per finanziare Radio Radicale.