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Medio Oriente

Aperto il Giubileo straordinario per i martiri d’Arabia

I vicariati apostolici di Arabia del nord e del sud celebrano con l’anno giubilare sant’Areta e tutti i cristiani massacrati il 24 ottobre del 523

 

 

Il 24 ottobre nella penisola arabica la Chiesa cattolica celebra la festa liturgica del martirio di sant’Areta e dei suoi compagni, uno degli episodi più cruenti dei primi secoli della storia della Chiesa nella Penisola arabica. Areta era il governatore di Najran, una città in prevalenza cristiana situata nell’attuale Arabia Saudita. Nel 523 la città è stata conquistata dal re himyarita Dhu Nuwas, convertito all’ebraismo e vassallo ribelle del re dell’Etiopia. Dhu Nuwas, impadronitosi della città, ha fatto bruciare tutte le chiese. Radunati sacerdoti, diaconi, suore e laici li ha fatti gettare in una trincea che poi è stata data alle fiamme. Quindi ha massacrato tutti gli abitanti che rifiutavano di rinunciare alla fede cristiana, uomini, donne e bambini. Infine il 24 ottobre ha ordinato la decapitazione di Areta e di un centinaio di suoi seguaci. Non vi è certezza sul numero totale dei martiri, uccisi per la fede, ma è certo che furono centinaia, forse più di 4.000. Quest’anno il 24 ottobre ha dato inizio al Giubileo straordinario per il 1500° anniversario dei Martiri d’Arabia (523-2023) che si concluderà il 23 ottobre del 2024. L’anno giubilare è stato aperto da tutte le parrocchie del Vicariato apostolico dell’Arabia del nord (Barhain, Qatar, Kuwait e Arabia Saudita) e del Vicariato apostolico dell’Arabia del sud (Emirati Arabi Uniti, Yemen e Oman). È stato indetto dal Papa su richiesta del vicario dell’Arabia settentrionale, monsignor Aldo Berardi, e del vicario dell’Arabia meridionale, monsignor Paolo Martinelli, per riscoprire il valore della presenza cristiana nella regione attraverso il ricordo della storia dei Martiri d’Arabia. Il cuore delle celebrazioni per ottenere l’indulgenza plenaria saranno la cattedrale di Nostra Signora d’Arabia nel Bahrein e la cattedrale di san Giuseppe ad Abu Dhabi, negli Emirati. Approfondire la storia dei martiri d’Arabia in questo anno giubilare – ha spiegato all’agenzia di stampa  AsiaNews monsignor. Berardi – è occasione per “scoprire un ricco passato cristiano nella Penisola arabica” che è anche un modo per “vivere la fede” ed essere “martiri quotidiani”, dando un senso “alla nostra presenza”. “A loro guardano e si ispirano quale esempio di fedeltà e perseveranza, ma anche come risposta comunitaria di fronte a un pericolo”, a una minaccia esterna. “I martiri – ha ricordato monsignor Berardi – non vivevano in una realtà facile, come anche noi oggi, ma sono rimasti fermi nella loro fede, nella difesa della Croce” e sono di aiuto per “approfondire la nostra fede”. “Siamo noi i testimoni di Cristo in questa regione” e da qui “ci uniamo a tutti i cristiani in difficoltà nel mondo” a partire da Gaza, dai cristiani rimasti uccisi nelle bombe incrociate di Israele e Hamas, nuovi martiri dei tempi moderni. “La nostra preghiera e i nostri sacrifici si uniscano per promuovere la pace” in una regione in cui, ancora oggi, essere testimoni di Cristo “significa vivere il Vangelo in modo coerente e profondo”, anche fino al sacrificio estremo di sé.