Anvedi ecco Marino, sindaco per pochi
Il sindaco nega una sala del Comune per un convegno sull'ideologia di genere, dopo che era stata già assegnata un mese prima e mentendo sui motivi della decisione.
Circa un mese fa l’Associazione Famiglia Domani richiedeva al Comune di Roma la disponibilità della Sala della Protomoteca per un convegno intitolato Ideologia del Gender: quali ricadute sulla famiglia? da tenersi il 3 dicembre 2013, nel quale avrebbero parlato in qualità di relatori Dina Nerozzi, medico specialista in psichiatria ed endocrinologia, e Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita. Espletate tutte le formalità burocratiche per la richiesta, grazie anche all’interessamento del consigliere comunale capitolino Lavinia Mennuni, l’utilizzo della sala veniva formalmente concesso.
Fin qui, tutto normale in un Paese normale. Il punto è che da qualche tempo sulle tematiche relative al gender e all’omosessualità l’Italia sta pericolosamente travalicando i termini della normalità. Infatti, con un improvviso coup de théâtre, lo scorso 14 novembre, l’ufficio stampa del sindaco Marino rilascia un comunicato ufficiale all’agenzia ASCA: «il Campidoglio rende noto che non ha concesso e non concederà il patrocinio al convegno Ideologia del Gender: quali ricadute sulla famiglia?, organizzato dall’Associazione Famiglia Domani e come da loro pubblicizzato, in programma per il prossimo 3 dicembre».
Lo stesso giorno in cui il Comune di Roma toglie la sala all’Associazione Famiglia Domani, la assegna ad un’altra iniziativa, sul tema dell’autismo in occasione della Giornata Mondiale della Disabilità, in modo da poter dichiarare che la Sala della Protomoteca era già stata prenotata. Peccato che tale affermazione contenuta nel comunicato risulti assolutamente falsa. La concessione del Gabinetto del Sindaco ai disabili, datata il 14 novembre 2013, è arrivata, infatti, dopo oltre un mese che la stessa Sala della Protomoteca era stata assegnata al convegno promosso dall’Associazione Famiglia Domani.
Un’illuminante coincidenza chiarisce i motivi dell’improvviso voltafaccia. Lo stesso giorno del comunicato stampa dell’Ufficio di Gabinetto del Sindaco i consiglieri comunali Virginia Raggi, Marcello De Vito, Enrico Stefano, Daniele Frongia (M5S), Gianluca Peciola, Maria Gemma Azuni, Imma Battaglia, Annamaria Proietti Cesaretti (Sel) e Riccardo Magi (Lista Civica per Marino) hanno presentato un’interrogazione urgente sui rischi insiti nel convegno organizzato dalla stessa Associazione Famiglia Domani, sostenendo che «fermo restando il diritto costituzionalmente garantito alla pluralità dell’informazione e delle idee e quindi allo svolgimento di convegni», l’argomento trattato fosse «assolutamente incompatibile con il programma del sindaco Marino, che al punto 9 – “Roma capitale dei diritti di tutte e di tutti” e “i diritti delle persone lgbt” – si impegna chiaramente a migliorare la qualità della vita delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender, favorendo progetti e iniziative per i diritti e promuovendo servizi e azioni di contrasto alle discriminazioni, al pregiudizio, all’omofobia e la transfobia». In quest’ottica, i citati consiglieri comunali hanno ricordato la loro iniziativa congiunta sull’istituzione del Registro delle Unioni civili attualmente in discussione presso la Commissione Statuto, Personale e Sport, esortando, pertanto, il Sindaco Marino a «non concedere alcuno spazio del Campidoglio per ospitare convegni ideologici a forte connotazione omofoba».
A rendere surreale l’intera vicenda vi è il fatto che la stessa Associazione Famiglia Domani aveva già svolto un convegno sul medesimo tema e col medesimo titolo a Milano lo scorso 24 ottobre, e a Verona lo scorso 21 settembre. In quest’ultima occasione, in particolare, oltre alla concessione del patrocinio comunale, si era pure registrata la partecipazione e il convinto saluto del Sindaco scaligero Flavio Tosi. Evidentemente a dividere l’Italia non è il parallelo geografico ma quello ideologico.
Resta comunque il fatto che il gravissimo episodio di intolleranza di Ignazio Marino non può non inquietare le coscienze di coloro che hanno a cuore la libertà di opinione e di credo religioso, così come risulta ancora garantita e tutelata dagli articoli 21 e 19 della nostra Costituzione.
L’arroganza intollerante del Sindaco della Capitale – che con questo atto ha dimostrato di non rappresentare tutti i cittadini romani – ha davvero travalicato il livello di guardia delle garanzie liberali nel nostro Paese, arrivando a determinare una vera e propria emergenza democratica.
Se oggi si pretende di censurare le libere opinioni in materia di gender attraverso un odioso abuso di potere, domani il bavaglio giungerà con la privazione della stessa libertà personale, attraverso la reclusione minacciata con l’assurda legge antiomofobia che si pretende di approvare in Parlamento.
Occorre levare un forte appello a tutte le istituzioni democratiche, alle autorità pubbliche competenti, e a chiunque rivesta responsabilità politiche, affinché intervengano per arrestare la deriva di intolleranza e di discriminazione che continua a colpire inesorabilmente chi non intende adeguarsi alla ideologia omosessualista, e affinché difendano ciò che resta della libertà di opinione nel nostro sciagurato Paese. Prima che sia troppo tardi.
P.S. Penso a tutti gli ingenui cattolici che, pur conoscendo le posizioni di Marino in tema di vita, famiglia ed educazione, hanno deciso comunque di votare un «volto nuovo e pulito della politica», perché «tanto a livello locale non vi sono competenze in materia tali da rendere pericolose le posizioni personali del sindaco». Ora tutte quelle anime belle sono servite!