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IL GENIO

Antonio Vivaldi, 280 anni dopo

Esistono  pochi musicisti che hanno una fama postuma contemporanea come il veneziano Antonio Vivaldi (1678-1741), morto il 28 luglio di 280 anni fa in una situazione di quasi indigenza e sepolto in una fossa comune a Vienna, dove si trovava in quel momento.

Cultura 28_07_2021

Credo esistano pochi musicisti che hanno una fama postuma contemporanea come il veneziano Antonio Vivaldi (1678-1741), morto il 28 luglio di 280 anni fa in una situazione di quasi indigenza e sepolto in una fossa comune a Vienna, dove si trovava in quel momento, poi quasi dimenticato e riportato in auge nel secolo passato. Egli fu un grande protagonista della stagione strumentale del barocco, di cui incarnò i pregi e anche gli eccessi.

Fu ordinato sacerdote, anche se sembra che in questo senso fu abbastanza peculiare, preferendo i palcoscenici dei teatri d’opera ai suoi doveri liturgici e pastorali. Fu ordinato nel 1703 ma a causa di una salute non buona sembra ottenne quasi subito la dispensa dai suoi obblighi sacerdotali per dedicarsi così completamente alla sua attività di musicista (e questo parzialmente giustificherebbe la fama di cui sopra). Fu attivo in vari campi della composizione, come appunto l’opera, ma ebbe grande risonanza nel campo della musica strumentale, soprattutto per i suoi concerti scritti per le talentuose allieve dell’Ospedale della Pietà in Venezia, in cui fu attivo per molti decenni e per cui compose gran parte della sua musica.

Accanto alla produzione strumentale e operistica, secondaria fu anche la sua produzione nel campo della musica sacra, produzione ancora oggi largamente presente nei programmi di concerto di varie istituzioni musicali in giro per il mondo. Come esempio proponiamo il salmo Beatus Vir RV 597 (compose varie versioni di questo salmo) per 2 solisti, doppio coro e doppia orchestra, uno dei suoi lavori giustamente più celebri. La versione del salmo 111 del prete rosso (così era soprannominato per via del colore dei suoi capelli) è un concentrato di sapienza strumentale e vocale mischiata alla vivacità ritmica del periodo barocco. Il salmo è costruito musicalmente nell’alternanza di pezzi chiusi, scritti con dinamiche contrastanti per catturare l’attenzione in quasi mezz’ora totale di musica. Non ci si deve sorprendere che un salmo soltanto potesse prendere così tanto tempo perché al tempo gli spazi della liturgia erano certamente più ampi e si rendeva gloria a Dio anche attraverso l’offerta della musica scritta dai musicisti più talentuosi.  Purtroppo abbiamo perso tutto questo nella liturgia attuale che certamente (e anche comprensibilmente, in un certo senso) non potrebbe concedere tempi così lunghi alle azioni liturgiche ma che altrettanto certamente dovrebbe continuare ad offrire il meglio della produzione musicale, non quello che ci viene offerto attualmente spesso con l’avallo di un clero del tutto impreparato sia in musica che in liturgia.

Nel Beatus vir sarebbe lungo elencare i pezzi di pregio, in quanto bisognerebbe di forza nominare l’intero lavoro, dall’apertura solenne sui primi versetti del salmo, al dialogo dei bassi sulle parole Potens in terra. Dal gioioso canto del soprano sull’Iucundus homo al trionfante finale che chiude il salmo con un senso di giubilante grandezza fino al risolutivo Amen che sigilla la composizione per la gloria di Dio e l’edificazione dei fortunati fedeli.

Un esperto della produzione vivaldiana come Michael Talbot così scrive su di lui: “L’influsso di Vivaldi sui contemporanei fu enorme. I suoi Concerti statuirono definitivamente la struttura in tre movimenti e la forma a ritornello; elevarono il quoziente di virtuosismo, in particolare nei concerti per il suo strumento, il violino; e diversificarono lo spettro delle combinazioni strumentali. Su questo terreno l’orchestra della Pietà gli offrì un laboratorio sperimentale d’eccezione, con un’ampia gamma di strumenti solisti d’ogni specie, anche rari ed esotici: violino, violino modificato (‘violino in tromba marina’), viola d’amore, viola di gamba (di più tipi), violoncello, mandolino, liuto, tiorba, salterio, clavicembalo, organo, flauto diritto (di più tipi), flauto traversiere, flagioletto, oboe, clarinetto, chalumeau (di più tipi), fagotto, tromba, corno, timpani.

Nella musica da chiesa incrementò il contributo della componente strumentale, mentre nelle opere teatrali introdusse un seducente stile faux-naïf per i ruoli minori o pastorali. Più in generale, la sua musica valorizzò l’immediatezza espressiva e una quasi provocatoria semplicità (per esempio nei passi in cui l’orchestra è condotta all’unisono), che da allora entrò a far parte del corredo comune del linguaggio musicale. Sarebbe tuttavia una grossolana semplificazione parlare di una ‘fuga dal contrappunto’: Vivaldi fu anche un contrappuntista provetto, capace di concepire fughe poderose se il contesto lo richiedeva.

Il più illustre compositore direttamente influenzato da Vivaldi fu Johann Sebastian Bach, che attorno al 1713 trascrisse per la tastiera svariati suoi concerti: ma furono ben pochi i compositori coevi che, desiderosi di mettersi à la page, ne abbiano disdegnato le innovazioni” (treccani.it). In effetti, grande ammiratore di Vivaldi fu il quasi contemporaneo Johann Sebastian Bach e questo dovrebbe già dire tantissimo sul valore enorme dell’opera di questo compositore, prete un po’ speciale ma certamente eccelso musicista che seppe trasfondere nelle sue note quella devozione che, forse, non aveva potuto mostrare nell’esercizio del suo ministero.