Antonio Gramsci jr, l'ultima spiaggia per la sinistra no Renzi
Si chiama Antonio Gramsci, come il nonno, di mestiere fa il musicista e insegna all’università di Mosca. È iscritto al Partito comunista d’Italia ma con quel cognome potrebbe diventare il Tsipras italiano e dare finalmente una prospettiva ai ribelli del Pd di Renzi. Stiamo scherzando? Sì, però sarebbe una buona idea.
Il cinese Cofferati o il sindacalista metallaro Landini? Il verboso Vendola e narratore di gran supercazzole con l’orecchino o il pacioso avvocato milanese d’arancione rivestito Pisapia? Oppure i giovani rampolli Cuperlo e Civati che ancora non sanno che fare da grande? Chi sarà il Tsipras italiano, quello che riporterà sulla Terra la moltitudine di marxisti immaginari, che spezzerà le reni all’Europa, alla Bundesbank e ci libererà dalla schiavitù dell’euro? La sinistra-sinistra, quella che mugugna e rosica ma poi piega la testa a ogni starnuto dell’onnipotente Renzi, un leader come si deve ce l’avrebbe, capace, almeno nel nome, di infiammare gli animi e tornare a far sognare i delusi della rivoluzione, iniziata da Togliatti e rottamata definitivamente da Renzi. Un tipo che a tutti gli altri gli fa un baffo, anzi un baffone.
Il suo nome è Antonio Gramsci e si prepara a tornare a Montecitorio quasi novant’anni dopo che un altro Gramsci, il nonno, l’ha lasciato. Gramsci jr, infatti, è l’omonimo nipote del fondatore del Partito Comunista d’Italia: musicista, è un virtuoso di flauto, piffero e ocarine in tutte le loro varianti possibili e insegna all’università di Mosca. Marco Rizzo, irriducibile segretario del Partito dei Comunisti italiani, l’ha convinto a iscriversi al partito insieme al filosofo Gianni Vattimo in occasione del 94esimo anniversario della nascita, a Livorno, del partito Comunista d’Italia. Il primo e l’originale, quello che non si vergognava di avere la falce e il martello nella bandiera rossa. Bell’incrocio di date e nomi. Gramsci junior ha gli occhi chiari, profondi e quelli sì, sono del nonno. I capelli, invece, no. Quelli sono pochi, anzi quasi non ci sono, niente a che vedere con l’iconica criniera leonina dell’antenato. Vabbè, nessuno è perfetto, però il forte accento russo e l’italiano fluente ben sintetizzano la sua doppia cittadinanza.
Antonio è nato a Mosca nel 1965, figlio di Giuliano, secondogenito di Antonio Gramsci e Julka Schucht. Lui in Italia torna spesso, e se la storia avesse scelto un altro giro ci sarebbe nato. «Togliatti si impegnò per far rientrare mio padre. Lo zio Delio no perché non ne voleva sapere di tornare». Lo zietto, infatti, nella ex Urss ci stava benone, così comodo che per lui i sobborghi di Mosca e del Comintern erano già l’estero. Con Franco Fois (liuto e chitarra), Gramsci jr sta ora girando l’Italia con un progetto legato all’influenza della musica araba sulla cultura europea, roba per palati fini o anche per chi di musica non ne capisce nulla. ?Il proposito, più romantico che ambizioso è rimodellare il mondo con mezzi di fortuna, nel suo caso con ocarine e flauti: «Il mondo arabo dovrebbe ripudiare le armi e riunirsi nel nome di un passato costruito su dialogo e cultura». D’accordo, l’analisi marxista lascia ancora molto a desiderare, ma con il tempo si perfezionerà. Qualche fidato ghostwriter lo aiuterà a mettere insieme i primi discorsi, in italiano corretto e marxianamente aggiornato. L’inesperienza non è un problema, del resto, pure Tsipras quelle che cose spara sulla triade, il rigore e il rilancio dell’economia non sa bene che vogliono dire.
Marco Rizzo ha offerto un posto in Parlamento con il suo Pcdi. Ma oggi, con il trionfo di Siryza e del rosso Tsipras, uno che fa Gramsci di cognome, non può certo stare a fare la bella statuina in un partito dalle percentuali omeopatiche. Ad altro lo chiama il destino. La Lista Gramsci, davvero un’eccitante prospettiva, almeno dal punto di vista dell’albero genealogico comunista. Con una brand così non ce ne sarebbe più per nessuno, e gli scissionisti del Pd renziano avrebbero finalmente il loro leader.Non solo la Grecia è ha portata di mano, perché anche in Italia le condizioni sociali e di malcontento popolare ci sarebbero per mandare a quel Paese frau Merkel e la diabolica troika. Ma mica può candidarsi a farlo uno che di nome fa Pippo, un Pisapia pia pia qualunque o un educato flaneur come Cuperlo che non si incazza nemmeno se gli fanno un Ice Bucket Challenge sulle nevi e senza nemmeno un selfie.
Con Gramsci jr in Parlamento cambierebbe la musica e già vediamo la presidenta Boldrini che dopo aver scampanellato annuncia emozionata: «É iscritto a parlare l’onorevole Antonio Gramsci, ne ha facoltà». E ancora, Antonio potrebbe dare un’ultima chance ai giornalisti dell’Unità, lasciati con le pezze al culo da un Pd che legge solo Repubblica. Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci ora rimesso in vita e diretto dal nipote: formidabile coincidenza e congiunzione astrale irripetibile per altri due secoli. Idea surreale e un po’ romantica? Forse, del resto «ogni movimento rivoluzionario è per definizione romantico», diceva già il vecchio ‘Ntoni. E allora, i ribelli della sinistra che fu comunista non hanno che da chiedere. Un altro Tsipras è possibile: vota Antonio, vota Antonio.