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AMBROSIANEA

Angelo Scola a Milano, un messaggio per la Chiesa

La nomina chiude un’epoca nella storia della Chiesa. Quella della contrapposizione ai nuovi movimenti.
- Il primo saluto ai milanesi

Editoriali 28_06_2011
Il card. Angelo Scola

La nomina del patriarca di Venezia Angelo Scola ad arcivescovo di Milano, annunciata ufficialmente oggi, è destinata a chiudere per sempre un’epoca fin troppo lunga nella storia recente della Chiesa. Quella che ha visto contrapporsi la Chiesa come istituzione ai nuovi movimenti sorti negli ultimi decenni; quella della contrapposizione tra l’associazionismo tradizionale, rappresentato dall’Azione Cattolica, e il «movimentismo» di Comunione e Liberazione, Neocatecumenali, Rinnovamento nello Spirito, etc. etc.

La scelta di Benedetto XVI, che si è dimostrato un accorto regista e ha fatto in modo che la scelta su Scola fosse condivisa dai suoi principali collaboratori, sancisce questa realtà: la provenienza dalle fila di un movimento non preclude a un sacerdote di assurgere anche ai livelli più alti della gerarchia, anche nella diocesi che quel movimento ha visto sorgere, anche nella diocesi dove più di un arcivescovo ha osteggiato o mal tollerato prima la presenza e poi lo stile di quel movimento.

Scola, prima come vescovo di Grosseto e poi come patriarca di Venezia, ha dimostrato di saper essere un padre per tutti (come dev’essere ogni vescovo), e pur senza mai dimenticare il suo passato e gli accenti dell’incontro con don Giussani – con Gioventù Studentesca prima e con Cl poi – si è mostrato libero. Come peraltro risulta evidente dalla scelta dei collaboratori e dalla sua attività pastorale.

All’origine della designazione di oggi c’è innanzitutto la stima del Papa per il cardinale, da lui conosciuto quarant’anni fa, nel momento in cui un gruppo di teologi contrari a considerare il Concilio concluso da più di un lustro come un cantiere permanente, decise di dar vita alla rivista, Communio, sottolineando l’importanza fondamentale della comunione nella Chiesa. Tra questi c’erano Henri De Lubac, Hans Urs von Balthalsar. Scola ed Eugenio Corecco (il secondo, scomparso da anni, sarà vescovo di Lugano): incontrarono Ratzinger e si proposero per curare l’edizione italiana della rivista, divenuta una fucina di vescovi e cardinali.

La stima di Benedetto XVI per Scola non è mai venuta meno: il Papa ha voluto mandare a Milano un arcivescovo all’altezza della grande tradizione ambrosiana, un intellettuale pastore di livello, che in questi anni ha sempre saputo coniugare il lavoro intellettuale e accademico con un’azione pastorale attenta agli ultimi, ai poveri, ai malati.

Sarebbe sbagliato leggere l’arrivo del patriarca di Venezia nella grande diocesi ambrosiana come una «rivincita» personale di Scola o di Cl. È più semplicemente il segno che certe ferite si sono chiuse e che non ha più ragione di essere, in una società secolarizzata come quella in cui viviamo, la contrapposizione tra istituzione e carismi, pur senza mai dimenticare l’insopprimibile esigenza dell’unità attorno al vescovo, dell’obbedienza al magistero del Papa, della necessità per ogni realtà ecclesiale di integrarsi con le altre. C’è bisogno dell’apporto di tutti per proporre l’incontro con Gesù, la bellezza e la ragionevolezza della fede cristiana nel mondo di oggi.