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OMOERESIA

Anche l'Italia ha il suo padre Martin e il Pride cattogay

Il gesuita padre Pino Piva sta facendo in Italia lo stesso lavoro di padre James Martin: in nome della pastorale, dell’accoglienza e del discernimento, arriva a giustificare gli atti omosessuali. E sarà protagonista, insieme a Martin, del Forum dei cristiani Lgbt che, da alcuni anni, si svolge ad Albano Laziale, il cui vescovo Semeraro è un grande sponsor dell'iniziativa.

Ecclesia 03_09_2018
Padre Pino Piva (a sin.)

Anche l’Italia ha il suo padre Martin. Non ha la stessa fama, forse nemmeno la stessa sfrontatezza, ma di fatto fa lo stesso lavoro: corrode poco a poco la dottrina cattolica sull’omosessualità. Mettendo in archivio san Paolo, Santa Caterina da Siena e tutti i papi che hanno affrontato il tema.

Padre James Martin (l'originale), come noto ha importanti protettori, nello specifico: Kevin Farrell - vicino prima al violentatore padre Maciel, poi all’abusatore McCarrick -, nominato cardinale da Bergoglio e da lui messo a capo del Dicastero laici e famiglia; William Tobin e Blase Cupich, anch’essi intimi di McCarrick, anch’essi divenuti cardinali con il successore di Benedetto.

In Italia padre Martin ha avuto soprattutto una sponda: monsignor Dario Edoardo Viganò, il sacerdote posto a capo della comunicazione e dei media vaticani da Francesco.

Il piccolo Martin italiano si chiama invece padre Pino Piva (qui e qui), e, come padre Martin, è anch’egli, guarda un po’, un gesuita. La sua mission è assai semplice: in nome della pastorale, dell’accoglienza e del discernimento, arriva a giustificare anche quello che nel catechismo della Chiesa è chiamato “peccato contro natura”.

Chi sono i protettori italiani di Padre Piva?
Una certa sintonia c’è sicuramente con Matteo Maria Zuppi, il vescovo vicino a sant’Egidio e a monsignor Vincenzo Paglia, che papa Francesco ha nominato sulla cattedra di Bologna al posto del cardinal Carlo Caffarra, per dare un evidente segnale di discontinuità.

Su alcuni siti gay Zuppi è segnalato come un vescovo amico, e del resto il nuovo arcivescovo di Bologna, ha scritto la prefazione all'edizione italiana del libro di padre Martin ("Un ponte da costruire"), prefazione che è stata pubblicata anche da Avvenire il 20 maggio 2018: «Il libro di padre Martin, uno dei primi tentativi a riguardo, è utile a favorire il dialogo, la conoscenza e comprensione reciproca, in vista di un nuovo atteggiamento pastorale da ricercare insieme alle nostre sorelle e fratelli Lgbt. Come ha già ben detto il cardinal Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita della Santa Sede, questo libro è «molto necessario» e «aiuterà vescovi, sacerdoti e operatori pastorali (…) ad essere più sensibili verso i membri Lgbt della comunità ecclesiale cattolica». Inoltre «aiuterà anche i membri Lgbt a sentirsi più a casa propria in quella che, dopo tutto, è anche la loro Chiesa»...”.

Riguardo a Zuppi si ricordano anche incontri con Francesco Spano, l’ex direttore omosessuale dell’Unar finito al centro di uno scandalo che ne provocò le dimissioni.

L’altro amico di padre Piva è il vescovo Marcello Semeraro, scelto dal papa come segretario del C9. Semeraro, che in epoca Bendetto non si era mai sbilanciato a favore dell’ideologia gender, negli ultimi anni, con il nuovo corso, ha visto bene di fare della sua città la capitale, non solo italiana, del mondo “cristiano” LGBT.

E’ nella diocesi di Semeraro, Albano Laziale, e in una struttura religiosa, per esempio, che si è svolto il IV Forum dei Cristiani LGBT italiani, alla presenza, tra gli altri, del citato padre Piva, di Alberto Melloni, e dello stesso Semeraro. Sempre ad Albano Laziale si è svolta, dal 9 al 13 maggio 2018, la II Conferenza Annuale del Forum Europeo dei Gruppi Cristiani LGBT; sempre qui, dal 5 al 7 ottobre, avrà luogo il 5° Forum dei Cristiani LGBT, alla presenza di padre Pino Piva, di Marcello Semeraro, e, per la prima volta, della nuova star mondiale, padre Martin.

In conclusione, viene da chiedersi: davvero c’era bisogno del memoriale di mons. Carlo Maria Viganò per capire che nella Chiesa, da qualche anno a questa parte la lobby gay, già precedentemente molto attiva e ben protetta, ha ormai preso definitivamente il comando della nave? Se così non fosse, a cosa ricondurre il nuovo corso, l’ostracismo dei vertici della Chiesa ai Family day, i silenzi sul matrimonio gay in Irlanda e Germania, le aperture continue, e persino il tentativo di nascondere sotto il termine “pedofilia” gli abusi di sacerdoti, vescovi e cardinali omosessuali?