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KERALA

Anche la Chiesa indiana contro i marò italiani

Nella guerra diplomatica Italia-India si inserisce la Chiesa locale: le due vittime erano dei poveri pescatori cattolici, chiesta punizione esemplare.

Attualità 20_02_2012
La petroliera protagonista della storia

Anche se Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò italiani che le autorità indiane ritengono coinvolti nella morte di due pescatori locali il 15 febbraio scorso, sono stati tratti "in custodia giudiziaria" e sottoposti a interrogatorio, non si attenua la tensione in India e nel fine settimana sono continuate le massicce proteste della popolazione locale.

L’incidente, come è noto, è avvenuto perché i soldati in servizio sulla petroliera Enrica Lexie, mentre si trovavano nelle acque di fronte allo stato indiano del Kerala, hanno aperto il fuoco su un peschereccio uccidendo due degli 11 pescatori a bordo. Secondo l’equipaggio italiano la petroliera si trovava in acque internazionali e aveva subito un attacco di pirateria, versione però smentita dalle autorità indiane secondo cui l’incidente è avvenuto in acque territoriali indiane e contro dei pescatori disarmati.

Le autorità indiane, per bocca del ministro della Difesa federale A. K. Antony, sono decise ad andare fino in fondo alla vicenda: “Prendiamo la cosa molto seriamente – ha detto Antony -. Quanto è accaduto è contro la legge, contro qualsiasi regola. I colpevoli devono essere puniti”.

Nel frattempo, le organizzazioni dei pescatori hanno minacciato di assediare la petroliera italiana attualmente bloccata dalle autorità nel porto di Kochi (Kerala centrale) se i soldati non verranno incriminati per omicidio. 


Anche la Chiesa locale è scesa in campo, perché le vittime erano due pescatori cattolici. Contrariamente alla versione fornita dai responsabili della Enrica Lixie secondo cui “i soldati si sono difesi da un attacco di pirateria a 30 miglia dalla costa del Kerala”, in un comunicato la diocesi di Trivandrum ha confermato che le vittime sono soltanto due poveri pescatori. Padre Eugine Pereira, vicario generale della diocesi di Trivandrum, che conosceva bene le vittime, ha detto alla stampa che è “assurdo” descrivere due pescatori disarmati come pirati e sparargli in mare.
Padre Thomas Kochery, redentorista, noto internazionalmente per la difesa dei pescatori e cofondatore del Forum mondiale dei pescatori, ha chiesto anche lui che I soldati italiani siano incriminati per omicidio.

I governi del Kerala e del Tamil Nadu (quest’ultimo è lo stato di origine delle due vittime) hanno annunciato di aver destinato mezzo milione di rupie l’uno(circa 10mila euro)per le famiglie dei pescatori uccisi.  Mentre il governo del Kerala ha anche deciso di accollarsi tutte le spese legali per ottenere il giusto risarcimento dagli armatori italiani, padre Kochery ha precisato che c’erano 11 pescatori sul peschereccio St Antony al momento della sparatoria. Solo le due vittime erano però sveglie e conducevano la nave mentre gli altri nove stavano osservando un turno di riposo quando dalla petroliera italiana è stato fatto fuoco a 19 miglia nautiche dalla costa, nelle acque territoriali indiane.
 
“Non erano nelle acque internazionali, non c’è alcuna giustificazione per quanto è successo. Era impossibile pensare a un atto di pirateria. Un atto così spudorato non può essere condonato”, ha detto padre Kochery a La Bussola Quotidiana. Più in generale padre Kochery ha anche chiesto che le autorità indiane facciano di tutto per assicurare la sicurezza dei pescatori che rischiano le loro vite per guadagnarsi da vivere. “Oggi è accaduto con una nave mercantile. Domani il personale di sicurezza potrebbe sparare dicendo che sono terroristi”, ha aggiunto padre Kochery, noto per essere ormai la voce dei pescatori.

I due pescatori cattolici uccisi erano il 45enne Jelestine, che da ben 25 anni si guadagnava da vivere con la pesca in alto mare, e Ajeesh Pinku, di appena venti anni. Pinku aveva dovuto abbandonare la scuola e darsi alla pesca dopo la morte dei suoi genitori avvenuta in rapida successione nel 2003. Il giovane aveva la responsabilità di mantenere due sorelle più giovani con il suo duro lavoro in mare, e frequentava regolarmente la parrocchia quando non era in mare, come ha testimoniato il suo parroco padre Wilfred.