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Anche a Roma Berlusconi svolta verso il centrismo

Elezioni a Roma: Bertolaso si ritira e Berlusconi dà il suo sostegno a Marchini. Con la virata verso il centro e con l’appoggio a candidati moderati e civici, il leader di Forza Italia vuole tornare in gioco, sia per offrire una sponda a Renzi in caso di necessità, sia per contendergli i voti dell’area centrista.

Politica 30_04_2016
Berlusconi a Roma

La scelta di Guido Bertolaso di ritirarsi da una velleitaria corsa a sindaco di Roma, oltre che rispondere a una logica numerica (i sondaggi lo davano sotto il 10%), prepara la strada a una nuova strategia del centrodestra, inaugurata già a Milano con la discesa in campo di Stefano Parisi.

La figura di Alfio Marchini è, per certi versi, speculare a quella dell’ex manager Fastweb e risponde a un profilo tecnico, moderato, attrattivo, liberale, pronto a contendere al centrosinistra renziano il serbatoio dei voti di centro. Berlusconi, tra il lepenismo di Salvini e Meloni e le forze neocentriste e civiche, sembra aver optato per queste ultime e, con la mossa di far confluire i voti di Forza Italia (e di Bertolaso) sull’imprenditore romano, intende spostare decisamente al centro l’asse della sua coalizione. Perfino un esponente della destra come Francesco Storace, tra Meloni e Marchini, starebbe valutando di sostenere quest’ultimo.

Resosi conto che Giorgia Meloni e Matteo Salvini sono interessati esclusivamente alla sua eredità politica e alla leadership del centrodestra, l’ex Cavaliere, consigliato in particolare da Fedele Confalonieri e da Nicolò Ghedini, ha rotto gli indugi e si è riposizionato nell’area che, fin dal 1994, gli ha garantito successi nelle urne e al governo, oltre che una supremazia innegabile con gli alleati. Appiattendosi troppo su Fratelli d’Italia e Lega, avrebbe rischiato di lasciare enormi praterie moderate nelle mani di Renzi, che ora invece deve fare i conti con un cartello di forze neocentriste raccolte attorno a Marchini a Roma e a Parisi a Milano, con il particolare che quest’ultimo è sostenuto anche dal Carroccio. Ma l’appoggio di Salvini e Maroni a Parisi è dovuto anche all’esigenza di preservare l’asse Lega-Forza Italia-Nuovo Centrodestra-Fratelli d’Italia che governa le giunte regionali della Lombardia e del Veneto. A Roma, invece, Marchini non è appoggiato da Salvini (che converge sulla Meloni), mentre raccoglie consensi anche tra i fittiani e i verdiniani.

Il nuovo patto Bertolaso-Marchini, propiziato dall’intenso lavorìo diplomatico di Gianni Letta e degli altri mediatori forzisti, cambia la corsa per il Campidoglio: l’imprenditore potrebbe arrivare al ballottaggio contro la grillina Virginia Raggi. In questa ipotesi, i sondaggi lo vedono favorito perché potrebbe prendere voti anche nel bacino elettorale di chi al primo turno voterà Roberto Giachetti (Pd) o Giorgia Meloni. A parti invertite, il candidato dem, se contrapposto al secondo turno all’esponente pentastellata, potrebbe spuntarla grazie ai voti di Marchini, anche se, in questa seconda eventualità, gli elettori di Giorgia Meloni più facilmente diserterebbero le urne o sotto sotto potrebbero far votare per la Raggi. Quindi, al ballottaggio contro quest’ultima ha certamente più chance un candidato civico come Marchini che non un esponente di partito come Giachetti. Più incerto l’esito di un eventuale ballottaggio tra due donne (Raggi e Meloni), che certamente però, fin da subito, avrebbe effetti distruttivi sul renzismo e sul neocentrismo, per certi aspetti due facce della stessa medaglia. 

Berlusconi, con la virata verso il centro e con l’appoggio a candidati moderati e civici, vuole tornare in gioco, sia per offrire una sponda a Renzi in caso di necessità, sia per contendergli i voti dell’area centrista, che nel Paese è maggioranza e che attualmente risulta assai frastagliata e occupata da molteplici sigle, oltre che dallo stesso Pd. Difficile prevedere se questa scommessa la vincerà. L’esito della corsa per il Campidoglio dirà molto sulle prospettive politiche del centrodestra: a prescindere da chi dovesse diventare sindaco, rilevante risulterebbe il confronto di voti tra Marchini e Meloni.

Come di solito accade quando si litiga sulle candidature, la macchina della denigrazione e delle spiegazioni dietrologiche lavora a pieno ritmo. Salvini, che peraltro a febbraio era d’accordo nell’appoggiare Marchini, ora accusa Berlusconi di farsi ricattare sulle sue aziende da Renzi, Casini e Alfano, mentre l’ex Cavaliere non digerisce la fretta con cui Meloni e il leader del Carroccio intendono porre fine alla sua parabola politica. C’è chi maligna che Giachetti e Marchini siano d’accordo nel sostenersi a vicenda nel caso in cui uno dei due arrivasse al ballottaggio. Inoltre, non si esclude che la Meloni, qualora non arrivasse al ballottaggio, tra Marchini e la Raggi decida di appoggiare quest’ultima, magari non in maniera ufficiale, perché l’ex imprenditore con la sua leadership finirebbe per eclissare la leader di Fratelli d’Italia. Anche perché, e questa è la voce più suggestiva, il prossimo leader del centrodestra sarà un “civico” (lo stesso Marchini? Passera? Parisi?). E a quel punto Salvini che farebbe?