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BOTTA E RISPOSTA

Amnesty e l'omofobia, non prendiamoci in giro

Amnesty International protesta per il nostro articolo in cui si critica il suo impegno contro l'omofobia. "Noi difendiamo i diritti di tutte le persone", dice il portavoce. Però nell'ultimo rapporto sull'Iraq hanno "dimenticato" i cristiani e, soprattutto, da anni Amnesty lotta per sopprimere i bambini non nati. 

Editoriali 21_10_2014
Campagna Amnesty

In relazione all’articolo “Macché Califfo. Per Amnesty il pericolo è l’omofobia”, riceviamo questa lettera da parte del portavoce di Amnesty in Italia.


In un articolo pubblicato il 15 ottobre a firma di Luigi Santambrogio e intitolato “Macché Califfo. Per Amnesty il pericolo è l'omofobia”, si muove alla mia organizzazione l'accusa di occuparsi, "con tutto quello che capita oggi nel mondo, di omo e transfobia in Italia". 

La realtà è diversa. Amnesty International si occupa di entrambe le questioni, e di molte altre allo stesso tempo, come è lecito aspettarsi da un’organizzazione globale per la difesa dei diritti umani. Dei crimini orribili commessi dai gruppi armati islamisti Amnesty International parla sin dal 2012, quando detti crimini venivano commessi in Siria, senza che la cosa suscitasse grande clamore. 

L'articolo della "Bussola quotidiana", purtroppo, sottende altro: che ci sono cause giuste e sbagliate, che ci sono diritti da difendere e diritti da sacrificare, persone da proteggere e persone da ignorare.   

Amnesty International non la pensa così. Pertanto, accanto alle denunce sui crimini dello Stato islamico o agli appelli per liberare dissidenti in carcere dalla Cina al Bahrein, dal Vietnam all’Azerbaigian, l’organizzazione svolge in Italia una campagna per tutelare le persone che subiscono atti di omofobia, anche a scuola, e per porre fine alla discriminazione basata sull’orientamento sessuale e alle carenze legislative che la perpetuano. 

Ciò può non piacere ma non per questo è necessario accusare Amnesty International di non occuparsi del "Califfo". Che non avrebbe tagliato teste né commesso altri crimini orribili, se le nostre denunce di oltre due anni fa fossero state prese sul serio. 

Riccardo Noury
Portavoce Amnesty International Italia

Gentile sig. Noury,

nel difendere l’operato di Amnesty International lei afferma che per la Bussola “ci sono diritti da difendere e diritti da sacrificare, persone da proteggere e persone da ignorare”. 

Mi dispiace doverla correggere, ma per noi le persone hanno tutte lo stesso valore.
Però semplicemente esistono diritti che sono violati e diritti che sono inventati, ci sono emergenze umanitarie vere e emergenze fantasiose per scopi puramente ideologici.

È stupefacente che non le venga in mente la sproporzione tra una tragedia come quella siriana dove parliamo di oltre 200mila morti in tre anni di guerra con milioni di sfollati e profughi e una presunta emergenza omofobia in Italia. Dico presunta perché proprio la settimana scorsa sono stati presentati in Parlamento dei dati dell’Oscad (Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori) secondo cui in Italia in un anno, dal 1 ottobre 2013 all’8 ottobre 2014, ci sono state 33 segnalazioni di discriminazione sulla base degli orientamenti sessuali. Le sembra questa una emergenza? Nello stesso periodo ben 4mila donne hanno subito violenze sessuali, per non parlare di decine di migliaia di casi di maltrattamenti e minacce.

Di più, sempre a proposito di donne: se Amnesty istituisse un telefono “rosa” (mi scusi se continuo a usare questo colore per riferirmi al femminile) per raccogliere le denunce di discriminazione di donne che vengono scartate ai colloqui di lavoro perché sono giovani e non escludono di avere una gravidanza, scoprirebbe che i casi da registrare sarebbero molte migliaia. Altro che omofobia.

A proposito poi di “persone da proteggere e persone da ignorare”, mi permetta di farle notare che riguardo al conflitto in Siria e Iraq, proprio La Nuova BQ ha denunciato la parzialità dell’ultimo rapporto di Amnesty International che, parlando delle vittime irachene del Califfo ha parlato soltanto degli Yezidi, ignorando bellamente il dramma dei cristiani (clicca qui).

Ma non è solo il problema di ignorare delle categorie: ci sono anche persone per cui da qualche anno Amnesty ha deciso di lottare a fianco di chi le vuole sopprimere. Parlo dei bambini non nati, Amnesty International da anni partecipa a campagne per la promozione dell’aborto come diritto umano e non si contano su questo tema gli interventi di Amnesty contro singoli paesi che proteggono la vita dei nascituri. 

E volete venire a farci lezione sul rispetto delle persone?