Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Colombano a cura di Ermes Dovico
DIPLOMAZIA

All'Onu prende forma un nuovo Medio Oriente. Israele e Sauditi più vicini

Ascolta la versione audio dell'articolo

L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite è stata l'occasione per Israele e Arabia Saudita di annunciare il loro storico riavvicinamento. Per i sauditi, comunque, la soluzione alla questione palestinese resta la condizione principale. 

Esteri 23_09_2023
Netanyahu presenta all'Onu la mappa del nuovo Medio Oriente

Se da parte saudita si sostiene che l'unico modo possibile per siglare degli accordi con Israele sia quello di risolvere il confitto israelo-palestinese, costituendo uno Stato palestinese indipendente, dall'altra, il presidente iraniano Ebraham Raisi ha intimato agli altri paesi del Medio Oriente di non firmare alcun accordo con lo Stato d'Israele, in quanto, a suo dire «la normalizzazione dei rapporti con il regime sionista non creerà sicurezza nella regione».

La 78esima assemblea delle Nazioni Unite è diventata, in questi giorni, un palcoscenico, dove molti leader del Medio Oriente - e non solo – si sono incontrati, sia in forma ufficiale, che nei corridoi, pur di raggiungere degli accordi su determinate questioni ancora aperte sul tavolo delle trattative. Tra i più attivi, l'israeliano Benjamin Netanyahu che poco dopo il suo arrivo al Palazzo di Vetro, ha avviato una serie di incontri. Ha avuto un colloquio con Elon Musk, padrone di SpaceX e di Tesla; un incontro con Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina, con l’obiettivo di calmare le ire del presidente ucraino per il mancato sostegno, da parte di Israele, al conflitto in atto con la Russia. Dopo aver ricevuto, quasi a sorpresa, un invito da parte di Joe Biden alla Casa Bianca, ha ritirato un premio per la sua politica estera. E nel frattempo, il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, ha dichiarato che «ogni giorno che passa l'accordo tra Israele e Arabia Saudita si avvicina sempre di più».

Il viaggio di Netanyahu ha avuto, però, un inizio difficile, poco prima di lasciare Israele, il primo ministro ha accusato i manifestanti, che da mesi protestano contro la riforma giudiziaria, di «diffamare Israele davanti alle nazioni. Quando ero leader dell'opposizione - ha detto - non ho mai fatto una cosa del genere. Non ho mai denigrato il mio paese». Sorpresa amara, però, per il primo ministro quando è venuto a conoscenza che un gruppo di protesta israeliano ha acquisito un dominio online creando un sito web, in cui si critica il Governo e il presidente Netanyahu, proprio in concomitanza con la visita negli Stati Uniti. Non solo: manifestanti israeliani ed espatriati hanno seguito Netanyahu durante quest’ultima settimana, da quando ha messo piede negli Stati Uniti, negli aeroporti, negli alberghi e nei luoghi di passaggio.

Nonostante le resistenze israeliane nell'invio di materiale bellico all'Ucraina, l’incontro, potenzialmente esplosivo, con il presidente Zelensky è stato caloroso e i funzionari ucraini hanno concluso il confronto soddisfatti. Il consigliere di Zelensky, Andriy Yermak, solitamente un "duro" nei confronti di Israele, è uscito dall'incontro abbracciando il capo del Mossad, David Barnea, manifestandogli la sua riconoscenza.

Il faccia a faccia con Biden, sulla carta ancora più insidioso, è andato oltre le speranze di Netanyahu, anche se il presidente americano ha insistito nel sottolineare la sua preoccupazione sugli equilibri in Israele in merito alle questioni democratiche. Ma la maggiore soddisfazione è arrivata da un paese che ancora non riconosce Israele, il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, ha annunciato che «l'Arabia normalizzerà i rapporti con Israele, senza però ignorare i palestinesi». Da nove mesi gli israeliani aspettavano queste dichiarazioni, accolte in Israele con sorpresa e soddisfazione. I funzionari ebrei, però, non hanno gradito le parole del principe saudita quando ha affermato che se l’Iran acquisirà gli armamenti nucleari, anche l’Arabia Saudita non sarà da meno, annunciando così che il paese è pronto a dotarsi di armi nucleari. Il leader dell'opposizione, Yair Lapid, ha dichiarato che una normalizzazione dei legami con l'Arabia Saudita sarebbe un fatto positivo, ma Israele non potrà mai accettare un aumento delle capacità nucleari saudite o l'arricchimento dell'uranio nel Regno del Golfo.

Il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, nel corso del suo intervento, sempre alle Nazioni Unite ha sostenuto che la pace nella regione è impossibile senza uno Stato palestinese. «Coloro che pensano che la pace possa essere perseguita in Medio Oriente senza che il popolo palestinese possa godere dei suoi pieni e legittimi diritti nazionali si sbagliano», ha dichiarato Abbas. In gran parte del suo discorso ha criticato Israele accusandolo di “rafforzare l’apartheid”. «L’occupazione viola i principi del diritto internazionale e della legittimità internazionale», ha affermato Abbas, invitando l’Organizzazione delle Nazioni Unite ad attivare tutti gli strumenti in suo possesso, per promuovere la nascita di uno Stato palestinese pienamente indipendente, con capitale Gerusalemme Est. Abbas ha chiesto al Segretario generale Onu di convocare una conferenza di pace internazionale, come “l'ultima opportunità”, per salvare la storica soluzione dei “due stati”.

Ieri, quando ha preso la parola all’Assemblea Generale, poche ore prima dell'inizio dello Shabbat e dello Yom Kippur, in una sala quasi vuota, dopo che la maggior parte dei partecipanti all'Assemblea Generale aveva già lasciato New York, alla presenza, però, di un rappresentante della delegazione dell'Arabia Saudita, Netanyahu ha trattato di opportunità e di pericoli per il Medio Oriente, della normalizzazione dei rapporti tra israeliani e Arabia Saudita e del pericolo del programma nucleare iraniano. Ha auspicato che ai palestinesi non venga concesso il diritto di veto sui nuovi trattati di pace con gli stati arabi ed ha sottolineato che questi accordi aumenteranno le prospettive di pace con gli stessi palestinesi. Quest’ultimi «rappresentano solo il 2% del mondo arabo - ha detto – e quando vedranno che la maggior parte degli arabi si è riconciliata con lo Stato ebraico, anche loro saranno più propensi ad abbandonare la “fantasiosa” idea di distruggere Israele e di abbracciare finalmente un percorso di vera pace con gli ebrei». Ha infine concluso affermando che l’accordo con l’Arabia Saudita creerebbe realmente un nuovo Medio Oriente e avvicinerebbe la religione ebraica a quella musulmana.