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Alla scoperta del Sacro Speco dove visse san Benedetto

Addossato ad una parete rocciosa del Monte Taleo, si erge il santuario del Sacro Speco di Subiaco (Roma), monumento eretto a partire dall’XI secolo a memoria dei tre anni di eremitaggio vissuti da San Benedetto, fino alla Pasqua del ‘500, nella grotta divenuta da subito luogo di culto e meta di pellegrinaggio.

Cultura 19_09_2015
L'interno del santuario del Sacro Speco di Subiaco

A 650 metri di altitudine sul Monte Taleo, addossato ad una parete rocciosa, si erge il Santuario del Sacro Speco di Subiaco, monumento eretto a partire dall’XI secolo ad imperitura memoria dei tre anni di eremitaggio vissuti da San Benedetto, fino alla Pasqua del ‘500, nella grotta divenuta da subito luogo di culto e meta di pellegrinaggio. Oggi il venerabile antro, cuore di tutto il complesso, è inglobato nel Monastero di San Benedetto costituito da due chiese sovrapposte, splendidamente affrescate.  Vi si accede dalla chiesa inferiore. 

Nell’ambiente di nuda roccia, il cui aspetto invita alla meditazione e alla preghiera, è stato collocato il trittico marmoreo, composto dalla statua del santo, da una croce e da un simbolico cestino, che un allievo del Bernini, Antonio Raggi, scolpì nel 1657. Il paliotto d’altare, illuminato da dodici lampade, è opera duecentesca dei Cosmati. Quando tra il 1244 e il 1276 l’abate Enrico ristrutturò il Sacro Speco, venne creato l’ampio spazio della chiesa inferiore, suddiviso in tre vani coperti da volte a crociera. Magister Conxolus, un artista di origine romana di cui si hanno scarse notizie, affrescò, firmando la sua opera, tutte le campate istoriate con i miracoli di San Benedetto. Nella terza campata è allestito un presepe permanente. 

Nella cappella di San Gregorio, piccolo spazio absidato, si trova il ritratto più antico di san Francesco, probabilmente eseguito quando ancora era in vita, non riportando la figura né le stigmate né l’aureola. Sotto la cappella di San Gregorio si sviluppa quella intitolata alla Vergine, frutto di un rifacimento del XIV secolo. A quell’epoca risalgono le pitture parietali che raccontano episodi della vita di Maria con un realismo tale da coinvolgere il fedele, o il semplice visitatore, negli eventi rappresentati.  Tali affreschi sono tutti opera di pittori di scuola senese. Dalla cappella della Madonna parte la Scala Santa, ovvero il tratto che San Benedetto percorreva per arrivare dalla sua grotta a quella dove riceveva i pastori o le persone desiderose di incontrarlo. Quando ancora l’ingresso del monastero si trovava a questo livello, i pellegrini la salivano spesso a piedi, come gesto di purificazione e di ascesi. 

Ai lati della scala sulle pareti asimmetriche sono affrescati dei temi particolarmente ricorrenti nel TrecentoSi tratta dell’Incontro dei Tre Vivi e dei Tre Morti, in cui si assiste al dialogo del Santo con un giovane cui spiega la corruzione inevitabile del corpo, offrendo la strada della vita ascetica, e la Cavalcata della Morte, personificata da una donna con la spada sguainata falcia tutti quelli che incontra al suo passaggio. L’ultima zona a essere costruita fu la chiesa superiore cui si arriva da una salita sul cui fianco un affresco ricorda il testo della bolla con la quale il papa Innocenzo III, presente sulla scena insieme a San Benedetto, concedeva speciali favori ai monaci residenti nello Speco. 

Lo spazio è suddiviso in due campate la cui irregolarità è dovuta alle modifiche apportate nei secoli. Tutte le superfici sono affrescate da maestri Senesi, attivi attorno alla metà del XIV secolo, e da maestranze umbro marchigiane all’opera nel secolo successivo. Per la sua bellezza il monastero del Sacro Speco venne definito dal poeta Francesco Petrarca, limen paradisi, il confine del Paradiso.