Alfie è il volto della fede incarnata
Alfie chiede a tutti noi di uscire da noi stessi e di domandare la Grazia di una fede che sia incarnata. La fede in Gesù Cristo. E noi desideriamo dire di sì.
Perché la sorte di Alfie è così importante? Perché vale la pena seguire così intensamente la sua storia, sostenere la lotta dei suoi genitori, pregare per lui, mobilitare chiunque possa fare qualcosa per salvarlo?
Alfie è il volto della fede incarnata. Ogni suo respiro è fede. Ogni suo movimento è fede. Ogni suo sguardo è fede. Semplicemente fede nella vita del Creatore. E basta. Noi non sopportiamo questo. Noi non sopportiamo una fede così incarnata perché, in fondo, crediamo (e vogliamo!) che la vita sia ciò che pensiamo noi. Manipoliamo la vita e così finiamo per manipolare anche Dio. Perché se la vita è "ciò che dico io", in fondo anche Dio finisce per essere "ciò che dico io".
Alfie invece, con severa tenerezza, ci butta al vento tutti i nostri castelli di spiritualità fasulla. Per dirci che la fede in Gesù Cristo è fede incarnata, cioè è infilata nelle pieghe e nelle piaghe della vita, tutte incluse, altrimenti non è fede. Ma se non sappiamo prenderci cura di un corpicino sofferente, che ne sappiamo di Dio? Ma che ne vogliamo sapere, se di fronte alla fede di un bambino, noi inconsistenti, ci sciogliamo come neve al sole?
Alfie è di carne, è di ossa, è vivo. Ma noi arriviamo persino a negarlo! Perché siamo capaci solo di misurare tutto e tutti. E sappiamo accettare davvero solo ciò che sappiamo contenere. Ma la vita di Alfie non si può umanamente contenere. Come, in fondo, ogni vita. La vita di Alfie è di più: Alfie è di Dio, per Dio. Alfie è in Dio.
Per questo da giorni e giorni ci mettiamo in ginocchio e preghiamo e crediamo anche nel miracolo. Perché Alfie chiede a tutti noi di uscire da noi stessi e di domandare la Grazia di una fede che sia incarnata. La fede in Gesù Cristo. E noi desideriamo dire di sì.