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EGITTO

Al Cairo è tempo di un altro uomo forte

Il ministro della Difesa al-Sisi sarà candidato alle elezioni presidenziali del prossimo aprile e si prevede una larga vittoria. Che dispiacerà ai maggiori media occidentali che - chissà perché - sono tutti schierati con i Fratelli Musulmani.

Esteri 28_01_2014
Il generale al-Sisi

Il Consiglio Supremo delle Forze Armate egiziane ha dato la propria approvazione affinché Abd Al-Fattah Khalil al-Sisi, attuale Ministro della Difesa e protagonista indiscusso della cacciata del presidente islamista Mohammed Morsi, si presenti come candidato alle prossime elezioni presidenziali previste per il prossimo aprile.

Al-Sisi è senza dubbio l’uomo forte del momento, quell’uomo forte di cui l’Egitto in epoca contemporanea ha sempre avuto bisogno. Al-Sisi è il simbolo della lotta all’estremismo islamico da quando il 3 luglio 2013 ha annunciato in televisione che Mohammed Morsi “non ha mantenuto fede alle richieste del popolo egiziano” unitamente alla sospensione della Costituzione. Al-Sisi è il Nasser contemporaneo: magliette, cioccolatini, gadget di ogni genere circolano per le strade cairote. E’ molto probabile che la sua candidatura si trasformi in una elezione plebiscitaria perché solo l’uomo forte può garantire oggi una sicurezza interna messa a repentaglio da quel che rimane dei Fratelli musulmani e dei loro seguaci, ma soprattutto dall’estremismo jihadista rappresentato da Al-Qaeda & Co sdoganati con l’avvento al potere della Fratellanza.

Ebbene sì, non va dimenticato che quanto sta accadendo è una reazione nei confronti di chi ha sostituito Morsi, reazione però che sta assumendo l’aspetto di un vero contrattacco terroristico, nelle città e nel Sinai, da parte del volto armato dei Fratelli musulmani. Se è vero che l’attuale presidenza Mansour sta reprimendo chiunque si apponga alla sua esistenza, è pur vero che non ha alternativa. E’ vero, sono stati arrestati giornalisti di Al-Jazeera, ma è pur vero che la televisione qatariota è da sempre stata il megafono della Fratellanza, di Hamas e dei ribelli armati. La candidatura di al-Sisi e la sua molto probabile elezione metteranno a dura prova sia i governi che i mezzi di comunicazione occidentali che hanno assunto le difese della Fratellanza, senza mai pensare agli egiziani e al loro futuro. 

La faziosità, oserei dire spudorata, dei mezzi di comunicazione occidentali è ormai tristemente nota ed evidente. In occasione del terzo anniversario della rivoluzione del Loto la BBC ha mandato in onda un servizio dal Cairo a cura dell’anchor woman Orla Guerin che è paradigmatico dell’approccio dei media occidentali a quanto sta accadendo in Egitto, in particolare, e in Medio Oriente in generale. Soli quindici secondi alle celebrazioni pacifiche di circa due milioni di egiziani in piazza Tahrir, la piazza che ha fatto da sfondo a tutti gli eventi chiave dal 2011 sino a oggi, dalla cacciata di Mubarak a quella di Muhammad Morsi. Mentre ben tre minuti sono stati dedicati a un gruppuscolo di facinorosi legati ai Fratelli musulmani che lanciavano bombe a mano, pietre e terrorizzavano i quartieri residenziali. In nessun momento il servizio della BBC che parlava, al pari dell’italiano Corriere della Sera, di “grandi proteste”, ha inquadrato la scena da lontano, laddove si sarebbe capito che si trattava solo di una cinquantina di persone. Né si è fatto un confronto obiettivo di numeri.

Anche nelle settimane che hanno preceduto il referendum costituzionale del 14-15 gennaio 2014 si è assistito a uno scatto d’ira di molti quotidiani egiziani contro la loro controparte occidentale. Il quotidiano al-Yom al-Sabi’ ha parlato di “un matrimonio contro natura tra i Fratelli musulmani e i mezzi di comunicazione occidentali, sotto l’egida turco-qatariota” e ha denunciato il fatto che “la maggior parte dei giornali e delle agenzie stampa occidentali sono diventati i promotori delle menzogne dei Fratelli musulmani”. Non solo, ma il quotidiano egiziano ha individuato l’apice di questa affinità elettiva nel momento in cui “questi mezzi – in modo particolare The Guardian e The Washington Post – hanno iniziato a diffondere una versione falsificata del progetto costituzionale e a propagare le menzogne ispirate dai Fratelli musulmani”.

Anche il quotidiano al-Tahrir ha scritto che l’agenzia stampa Reuters così come i media occidentali e americani “conducono una guerra aggressiva contro l’esercito egiziano. Tutte le pretese di neutralità e professionalità sono da buttare nella spazzatura se si tiene conto di centinaia di articoli avvelenati dall’odio che si trova in questi mezzi di comunicazione, che obbediscono agli interessi del loro paese”. Ancora su al-Tahrir si legge un editoriale in cui si denuncia che “per la Reuters non c’è più nessun dubbio che il generale Abd Al-Fattah al-Sisi sarà il prossimo presidente d’Egitto che porterà indietro il paese. Quindi secondo la Reuters: Morsi ha vinto delle elezioni macchiate da sospetti e con uno scarto minimo, ed è stato un progresso. Al contrario se Al-Sisi, figlio dell’esercito, vincerà le elezioni con una schiacciante vittoria, sarà un passo indietro. I mezzi di comunicazione occidentali hanno tolto la maschera”.

Il quotidiano al-Masri al-Yom delinea un paragone tra l’atteggiamento dell’Occidente nei confronti dei Fratelli musulmani e nei confronti dell’attore Dieudonné: “L’Occidente dimostra per l’ennesima volta la politica dei due pesi e due misure, come nel passato coloniale. Avrebbe il diritto di opporsi a uno spettacolo comico, mentre noi non avremmo il diritto di opporci ai terroristi”.

Concludendo, se l’epoca al-Sisi avrà inizio - e d’altronde è già iniziata -, l’Occidente dovrà decidere una volta per tutte da che parte stare, ma soprattutto dovrà accettare le scelte di un popolo, dovrà accettare il cammino tortuoso verso la democrazia del Medio Oriente e soprattutto dovrà ammettere di avere scommesso sul cavallo sbagliato, quello dei Fratelli musulmani, perché, come ha affermato l’intellettuale egiziano Adel Guindi, “il tentativo di paragonare quei partiti [democratici cristiani] ai partiti democratici islamici nei nostri paesi e nelle nostre nazioni è come volere paragonare l’acqua all’acido solforico”.