Aids: astinenza e gay, tabù che vale solo per l'Italia
Ennesima campagna di prevenzione contro l'Aids con al centro il preservativo. Ma si tace sui dati che vedono gli omosessuali come i più colpiti. E soprattutto sulla più efficace via di prevenzione: l'astinenza. Come ha invece fatto la Spagna.
Puntuale come ogni 1 dicembre arriva la giornata mondiale per la lotta all’Aids e i governi europei mettono sul piatto le iniziative per il contrastato dell’HIV. Anche l’Italia lo ha fatto lanciando una campagna mediatica fatta principalmente di prevenzione e informazione. Ma di che tipo? Domina su tutto il mito del condom, che viene ancora considerato la panacea contro tutti i rischi. Peccato che ormai all’efficacia del condom credano sempre più in pochi, come dimostrano le dichiarazioni di Edward Green, direttore della Harvard HIV Prevention Research Project, che ha sconfessato anni e anni di politiche condomcentriche, avvicinandosi, da laico, alle posizioni della Chiesa, che mettono l’astinenza al primo posto tra i rimedi possibili per evitare l’HIV. Dalle dichiarazioni degli esperti si arriva così ai primi tentativi di invertire la tendenza in fatto di comunicazione e quanto ha fatto la Spagna, che per la prima volta ha parlato di astinenza, va in questa direzione. Segno che uno sguardo diverso e politico sulla piaga dell’Aids c’è. Ma andiamo con ordine.
La campagna 2017 del Ministero della Salute si fonda soprattutto su due spot che hanno iniziato ad andare in onda da ieri sulle reti Rai, servizio pubblico. Si tratta di minispot che vedono come protagonisti il comico Dario Vergassola e l’attrice Giulia Michelini. Unica inquadratura, davanti allo specchio mentre si preparano per uscire e, dopo essersi pettinati e spruzzati il profumo dichiarano: “Le infezioni sessualmente trasmesse sono più numerose di quanto pensi. Proteggi te stesso e gli altri: usa il preservativo. Con l’HIV non si scherza”. Curioso notare come la parola Aids non venga affatto pronunciata. Eppure è un acronimo di maggiore presa sul pubblico, rispetto ad Hiv, e più preciso del generico malattie sessualmente trasmissibili, considerando il tema della campagna. Sembra un po’ di tornare agli anni ’80 quando a Napoli vietarono di mangiare i mitili crudi per evitare l’epatite. Così tutti, dato che tutti ignoravano la definizione di mitili, continuavano a mangiare indisturbati le cozze.
Il ministero ha effettuato una campagna di facile presa per quanto riguarda la centralità del condom, però nei comunicati siglati dal ministro Lorenzin e diffusi in queste ore dai giornali, mancano alcuni dati importanti. Il ministero dice che nel 2016 sono state riportate 3.451 nuove diagnosi di infezione da HIV pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti. Il dato è ricavato dall’ultimo notiziario dell’Istituto Superiore Sanità di novembre 2017, base indispensabile per lanciare la Giornata mondiale in Italia.
Però il notiziario dice anche altre cose che gli articoli di questi giorni sui giornali omettono completamente. Ad esempio che la maggior parte delle nuove diagnosi HIV è in MSM (maschi che fanno sesso con maschi) e in maschi eterosessuali. E’ tutto scritto nero su bianco nel comodo riassunto all’inizio del notiziario: “Negli anni si osserva un aumento dell’età mediana alla diagnosi, nonché un cambiamento delle modalità di trasmissione: diminuisce la proporzione di consumatori di sostanze per via iniettiva, ma aumenta la proporzione dei casi attribuibili a trasmissione sessuale, in particolare tra maschi che fanno sesso con maschi (MSM)”.
Sempre lo studio dell’ISS dice che “nel 2016, la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV era attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituivano l’85,6% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 47,6%; MSM 38,0%)” e che “in numeri assoluti, dal 2010 le diagnosi più numerose sono state riportate in MSM (maschi che fanno sesso con maschi ndr), quindi in eterosessuali maschi e successivamente in eterosessuali femmine”.
Insomma: ridotta ai minimi termini la causa di infezione causata dall’utilizzo di eroina e siringhe sporche, quasi scomparsa quella per trasfusioni infette, cresce enormemente fino a diventare la stragrande maggioranza, quella dei casi di rapporti non protetti. Di questa grande fetta, quelli tra omosessuali, che occupano così la maggior torta dei dati forniti.
A questo punto si dovrebbe fare una riflessione sull’astinenza dai rapporti come misura imprescindibile, ma dalle parti del Ministero questo coraggio non arriva e il messaggio che viene veicolato resta soltanto quello del condom come panacea illusoria. Quella che potrebbe sembrare a prima vista una scelta di necessità, fatta dal Governo per continuare su una linea molto precisa di informazione che non mette in guardia dal rischio della promiscuità sessuale, in realtà non è altro che una strategia comunicativa tesa a veicolare un determinato messaggio invece di un altro, considerato troppo indigesto. Lo si comprende se si analizza la strategia che invece ha messo in campo il governo spagnolo.
Anche in Spagna ieri era la Giornata mondiale della lotta all’Aids e anche là sono stati diffusi i dati dei contagi da parte dell’organismo apposito. Li tralasciamo, perché tanto i numeri quanto le proporzioni sono in linea con quanto accade in Italia.
Ciò che invece è degno di menzione è il fatto che, una volta presi i dati scientifici e statistici (3.356 nuovi casi, il 53% omosessuali), al ministero della Salute non hanno chiuso gli occhi e almeno hanno provato, per la prima volta, ad invertire la tendenza di una comunicazione a senso unico.
Infatti la prevalenza della pratica omosessuale nei casi di contagio di Hiv preoccupa sempre più le autorità sanitarie. E a questa preoccupazione seguono campagne informative più complete che ne tengono conto.
Ed è qui che, per la prima volta, compare la parola astinenza. Nel manuale informativo diffuso dalle autorità sanitarie spagnole si raccomanda esplicitamente l’astinenza, anche se si pensa di usare il preservativo. Il riferimento è ai casi in cui ci possa essere un qualche rischio o sia già stato iniziato un trattamento a fronte di un qualunque contagio di una malattia sessualmente trasmissibile.
Insomma: non è certo uno sdoganamento a 360° della castità, ma quel piccolo riferimento all’astinenza significa tanto, soprattutto se si pensa che le campagne a senso unico del passato hanno presentato per decenni un sesso considerato sicuro, che in realtà sicuro non era. Si torna così alle parole di Green: “Quando il Papa ha detto che la risposta sta proprio nella fedeltà e nella monogamia, questo è esattamente quello che abbiamo trovato empiricamente”. Il contrario della promiscuotà sessuale veicolata da un uso standardizzato e massiccio del condom. Si riferiva a Benedetto XVI nel 2009, ma il concetto è ancora valido per il presente.