Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL LIBRO

Ai ragazzi non chiedete mai com'è andata oggi a scuola

Tra i banchi di scuola. Un’avventura sempre nuova (Edizioni Ares – Tempi) è il nuovo libro di Giovanni Fighera. L’autore incontrerà i lettori al Meeting di Rimini oggi, alle ore 17.00 presso la Libreria del Meeting (Padiglione A3). Riportiamo in anteprima il IV capitolo del libro.

Cultura 27_08_2014
La copertina del libro di Fighera

Tra i banchi di scuola. Un’avventura sempre nuova (Edizioni Ares – Tempi) è il nuovo libro di Giovanni Fighera. L’autore incontrerà i lettori al Meeting di Rimini oggi, mercoledì 27 agosto e domani 28 agosto alle ore 17.00 presso la Libreria del Meeting (Padiglione A3). Riportiamo in anteprima il IV capitolo del libro.

 

COSA AVETE IMPARATO DI BELLO OGGI?

Qualche tempo fa sono stato contattato dalla mamma di un mio allievo, preoccupata per l’impassibilità del ragazzo davanti a una grave insufficienza in latino, materia per lui ostica e di scarso valore nella vita di tutti i giorni. Vedo la donna concentrata sul cinismo del figlio verso la materia. Allora, le espongo la mia preoccupazione che non riguarda il voto in sé. Il ragazzo pochi giorni prima, commentando la gita scolastica in una bella città, mi aveva stupito in quanto giudicava l’esperienza inutile. L’etica dell’utile ha ormai coinvolto tutti gli ambienti e tutti gli atteggiamenti creando uno scetticismo di fondo, un’incapacità a vivere bene e pienamente le esperienze. La madre, sola nel grande compito dell’educazione dei figli, non aveva mai pensato e prestato attenzione a questo fatto. Nel contempo, ora si sentiva in colpa e responsabile, perché lei spesso a cena aveva parlato della vita in maniera disillusa.

Quest’episodio è molto significativo. In primis ci dice che spesso noi genitori siamo interessati più all’andamento scolastico dei nostri figli che alla loro vita e al loro vero bene. Riduciamo le nostre domande alla fatidica richiesta: «Come è andata la scuola?». Il ragazzo non può che trincerarsi dietro una risposta monosillabica che chiude ogni comunicazione. Se a mia figlia, che ha otto anni, io chiedo se abbia imparato qualcosa di interessante e di bello, lei è più propensa a parlare. A tavola, a cena, ognuno di noi racconta che cosa gli è capitato di interessante durante la giornata. Mi sembra un modo per aprirsi di fronte all’avventura della vita.

In secondo luogo, costato che il cinismo abita normalmente negli ambienti degli adulti. La giovinezza è un atteggiamento dell’animo, che si protende con stupore e con meraviglia verso la realtà. Mia nonna, anche a novantasei anni, era sempre interessata a quanto accadeva. Può accadere ai giovani di essere più vecchi nello spirito rispetto agli anziani. Quando questo accade, la responsabilità è, però, spesso di genitori, di maestri e di educatori che coprono con la tristezza e la disillusione sulla vita l’entusiasmo e le domande tipiche della gioventù.

In terzo luogo, la cosa più grave che possa accadere all’umanità è la perdita del gusto di vivere. L’etica dell’utilitarismo ha seriamente intaccato la capacità dell’uomo di vivere con intensità la realtà. Il mio io non si muove più con meraviglia nel «gran mare dell’essere», come Dante chiama la realtà, ma usa gli affetti e i rapporti umani per un proprio tornaconto. L’etica dell’utilitarismo è un’altra sfaccettatura dell’ideologia della nostra epoca. Non si conoscono più le cose e le persone, ma le si sfruttano. Non può rimanere, al fondo, che tristezza. All’etica dell’utile «economico» si dovrebbe sostituire quella del conveniente e corrispondente a livello umano. Dovremmo chiederci: che cosa davvero mi corrisponde, che cosa può rendermi felice?

Manzoni nel XXXVIII capitolo dei Promessi sposi ci descrive l’Infermo come un’emblematica immagine della situazione esistenziale dell’uomo: non è mai soddisfatto del proprio letto e sempre alla ricerca del cambiamento. Una volta che il malato ha trovato un altro letto, scopre, però, che questo è ancora più scomodo e che, forse, stava meglio prima. Ecco perché converrebbe, spiega Manzoni, forse pensare a far bene, più che a star bene. Per Manzoni l’amore è la vera «corrispondenza» al cuore dell’uomo. Nel bellissimo film The millionaire un ragazzo di strada riesce a rispondere a tutte le domande del concorso perché ognuna di esse riguardava un aspetto della vita che lui aveva vissuto con intensità.

Affrontare con entusiasmo e con serietà tutta la realtà che abbiamo di fronte è la posizione più umana e più intelligente e ci permette, inoltre, di capire meglio noi stessi. La responsabilità si configura come una risposta a una realtà incontrata, come un movimento del proprio «io» che si mette in azione, esce da sé e va verso l’altro. In questo movimento, l’io scopre la dinamica fondamentale della persona come rapporto strutturale con un altro. Che cosa ottengo dallo studio? Il colore dei campi di grano, per usare una celebre espressione del Piccolo principe. Come per l’amicizia, guadagno e scopro un pezzo di realtà, guadagno e scopro un pezzo di me. Non c’è risposta a una domanda che non si pone. Non basta, però, porre domande, ma occorre porle bene. Senza paura di non trovare subito la risposta.