Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
SOLDI SPORCHI

Africa, il bracconaggio alimenta la Jihad

In Africa, ogni 15 minuti un elefante muore sotto i colpi dei bracconieri. Il commercio di avorio e di parti di altri animali protetti, uccisi nelle riserve naturali, va ad alimentare il terrorismo. Al Shabaab, il movimento protagonista del massacro di Nairobi, si finanzia con quei soldi sporchi.

Esteri 14_10_2013
Milizia anti-bracconaggio

Ogni 15 minuti in Africa muore un elefante ucciso dai bracconieri: una strage senza precedenti. Molti degli elefanti uccisi ogni giorno in Africa vengono abbattuti nei parchi e nelle riserve naturali del Kenya. Inoltre è al porto keniano di Mombasa che affluiscono gran parte delle zanne frutto del bracconaggio negli altri stati dell’Africa orientale per essere imbarcate clandestinamente sulle navi dirette in Estremo Oriente. Il Kenya perciò è incluso nella cosiddetta “Gang degli 8” che comprende i paesi ritenuti più colpevoli dello sterminio degli elefanti: Tanzania, Uganda e appunto il Kenya, in qualità di fornitori di zanne, Cina e Thailandia, in quanto acquirenti (si stima che da sola la Cina importi il 70% dell’avorio venduto illegalmente), Malesia, Vietnam e Filippine perché tra i principali responsabili del contrabbando.

Il Kenya già sconta il fatto di non sapere e soprattutto di non voler combattere il bracconaggio nei termini di una riduzione degli introiti derivanti dal turismo, settore essenziale dell’economia nazionale, e che per l’80% si devono all’esistenza della fauna selvatica che attira ogni anno nel paese centinaia di migliaia di visitatori da tutto il mondo. «Eliminiamo la fauna selvatica – ha dichiarato Paul Mbugua, del Kenya Wildlife Service, durante il summit sul traffico di avorio svoltosi nel marzo del 2013 in Thailandia – e ci possiamo dimenticare del turismo nel nostro paese». A dargli ragione sono le presenze in uno dei parchi nazionali più frequentati, lo Tsavo East, ridottesi nel 2012 di oltre un quarto rispetto al 2011: da 369.000 a 271.373.

Ma, il 21 settembre, il Kenya ha pagato anche con un terribile tributo di sangue la propria incapacità di fermare il bracconaggio. Quel giorno, come è noto, un commando di al Shabaab, il movimento integralista somalo legato ad al Qaeda, ha attaccato il centro commerciale Westgate della capitale e vi si è asserragliato, resistendo all’assedio delle forze di polizia per quattro giorni durante i quali ha ucciso, stando al più recente bilancio pubblicato dalla Croce Rossa keniana, 67 persone (altre 39 risultano ancora disperse e potrebbero aggiungersi alle vittime).

Ebbene, fino al 40% del denaro con cui al Shabaab finanzia le proprie attività terroristiche proviene proprio dal contrabbando di avorio e di corni di rinoceronte. Lo ha rivelato una indagine condotta nel 2011 dalla Maisha Consulting, un’organizzazione di esperti in protezione delle risorse naturali, e dalla Elephant Action League, un’associazione nata per contrastare lo sfruttamento degli elefanti. All’epoca, al Shabaab ricavava da 200 a 600 mila dollari al mese dalla vendita dell’avorio, pagato ai bracconieri circa 100 dollari per coppia di zanne. Mancano dati più recenti, ma risulta che centri operativi di al Shabaab in Kenya siano tuttora la South Kitui Game Reserve e la Kora National Reserve, nel Kenya centro-orientale.

Molti gruppi armati africani, non solo al Shabaab, ricavano dal traffico di avorio e di parti di altri animali di che mantenersi e rifornirsi di armi e munizioni. Alcuni, come al Shabaab, si occupano del contrabbando dei prodotti; altri praticano essi stessi il bracconaggio. Tra questi ultimi figurano il Lord’s Resistance Army, Lra, e i Janjaweed.

L’Lra è nato in Uganda nel 1987 come movimento antigovernativo e dal 2005 è attivo in Sud Sudan, Repubblica Centrafricana e Repubblica Democratica del Congo. Le prove che si finanzi, per esplicito ordine del suo leader Joseph Kony, con il bracconaggio, sia vendendo le zanne sia scambiando direttamente l’avorio con armi e munizioni, sono contenute in un rapporto dell’associazione Enough Project. Non si stenta a crederlo considerato che l’Lra è noto come uno dei più feroci gruppi armati africani, autore di massacri, mutilazioni, stupri, rapimenti, reclutamento forzato di bambini soldato: delitti per cui Joseph Kony nel 2005 è stato accusato di crimini di guerra e contro l’umanità dalla Corte penale internazionale.

Quanto ai Janjaweed (“diavoli a cavallo”), le terrificanti milizie di origine araba che il governo del Sudan ha scatenato contro le tribù stanziali africane nel Darfur a partire dal 2003 provocando una delle più drammatiche crisi umanitarie del continente africano, la loro partecipazione al traffico illegale di avorio è stata denunciata dal Wwf e da altre associazioni conservazioniste. È loro la responsabilità del massacro di elefanti compiuto nei primi mesi del 2012 in Camerun. Penetrati nel nord del paese a più riprese, ne hanno uccisi da 300 a 500 esemplari. Prima, insieme ad altre milizie attive nella regione, li avevano già sterminati in Ciad e nella Repubblica Centrafricana.

“Se acquisti avorio, uccidi della gente” è lo slogan della Elephant Action League e sul sito di Maisha Consulting si legge: “Jihad africano: incomincia con il massacro di animali innocenti e finisce nel massacro di persone innocenti”. Il Kenya lo ha appena sperimentato a proprie spese.