Aereo ucraino abbattuto, quel che l'Iran non può dire
Dopo alcuni giorni dall'abbattimento di un volo di linea ucraino sui cieli di Teheran, l'Iran ha dovuto ammettere l'errore. Nelle dichiarazioni del comandante delle forze aeree delle Guardie Rivoluzionarie, si legge, fra le righe, che il sistema di difesa aerea può aver subito interferenze. Guerra elettronica? Non lo potranno mai ammettere, perché svelerebbe una sconfitta ancor più bruciante.
L’Iran, dopo alcune titubanze, ha dovuto ammettere le proprie responsabilità nell’abbattimento, a quanto pare con un missile terra-aria, del Boeing 737 ucraino appena decollato da Teheran in cui morirono 176 persone.
Un’ammissione interpretata come sintomo di debolezza del regime incoraggiando gli oppositori interni a tornare nelle piazze e che è stato sfruttato dagli Stati Uniti per sottolineare brutalità e irresponsabilità dei pasdaran. Propaganda a parte è evidente che l’abbattimento del Boeing ucraino costituisca un clamoroso autogol per Teheran ma ammettere “l’errore umano” precisando che “i responsabili verranno processati” è forse utile a coprire una verità ben più scomoda da riconoscere pubblicamente per il regime iraniano.
L’Iran dispone di una poderosa difesa aerea realizzata col supporto russo e che è già stata in grado in passato di abbattere o dirottare persino i droni strategici statunitensi più sofisticati, come l’RQ-170 Sentinel fatto cadere in Iran nel 2011 mentre eseguiva missioni di spionaggio sul sito nucleare di Natanz o un M4-C Triton della Us Navy, abbattuto l’anno scorso. In condizioni normali sono molto scarse le possibilità che una rete così strutturata di difesa aerea confonda un aereo civile appena decollato da Teheran con un velivolo nemico in penetrazione nello spazio aereo iraniano. Il Boeing dell'Ukraine Airlines era appena decollato da Teheran, segnalava la sua posizione come un normale aereo commerciale ed era ancora in fase ascensionale in pieno spazio aereo iraniano. Non si può escludere che la confusione che ha generato l’errore umano, ammesso dal governo iraniano, sia stata determinata da un attacco di guerra elettronica che ha mandato in tilt la difesa aerea iraniana o una parte di essa.
Il generale iraniano Amir Ali Hajizadeh, alla guida delle Forze aeree dei Guardiani della Rivoluzione, ha reso noto che il “missile che ha abbattuto l'aereo ucraino è stato lanciato senza che fosse stato dato l'ordine a causa di un'interferenza nelle comunicazioni”. Un’affernazione che richiederebbe molti chiarimenti tecnici ma che sembra confermare, tra le righe, che qualcosa di grave non ha funzionato negli apparati di difesa aerea, forse sottoposti ad un attacco elettronico o informatico. Di certo, per l’Iran che si sente quasi in guerra, è meglio ammettere un errore umano che ha provocato la tragedia piuttosto che riconoscere pubblicamente che il comando e controllo della sua difesa aerea è stato mandato in tilt o alterato da un attacco statunitense o israeliano. Meglio non dumenticare che nel 2010 emerse che proprio un attacco cibernetico statunitense, con il supporto israeliano, diffuse il virus Stuxnet che bloccò le operazioni di arricchimento dell’uranio nel sito atomico iraniano di Natanz.
Va inoltre ricordato che nel luglio scorso i media kuwaitiani resero noto che il comandante delle forze aeree iraniane, generale Farzad Ismail, era stato cacciato dopo che aveva cercato di nascondere che dal maggio 2018 i cacciabombardieri F35 di Tel Aviv erano riusciti a penetrare lo spazio aereo iraniano senza essere rilevati. I velivoli israeliani, battezzati “Adir” hanno sorvolato la capitale Teheran e altre città, incluso il porto di Bandar Abbas prendendo immagini delle installazioni militari. Un precedente che renderebbe ancor più comprensibile la riluttanza di Teheran ad ammettere ulteriori defaillances del proprio sistema di difesa aerea. Certo, siamo nel campo delle ipotesi ma è davvero difficile ritenere che un errore umano possa aver permesso di confondere un velivolo militare nemico con un Boeing 737 di linea appena decollato dalla capitale iraniana.
Nell’eterna crisi tra Iran e Stati Uniti l’aereo ucraino non è stato il primo velivolo di linea a venire abbattuto: nel 1988 l’incrociatore lanciamissili statunitense Vincennes abbattè un Airbus A300 della Iran Air con a bordo 290 persone (66 erano bambini) iraniano carico di passeggeri e appena decollato da Bandar Abbas dopo averlo confuso con un cacciabombardiere iraniano che la nave americana riteneva una potenziale minaccia. Washington pagò un indennizzo di 131 milioni di dollari per i morti provocati, ma non ammise mai l’errore né porse ufficialmente le sue scuse.