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GIUDICI CREATIVI

Adozioni, spunta in Cassazione il "golpe" gay

Le lobby gay lavorano per trovare un giudice favorevole alla stepchild adoption. Dopo il via libera di giugno per due donne, tocca ora a una coppia di omosessuali chiedere l'adottabilità. In Appello a Campobasso il giudice aveva detto no, nell'interesse del bambino. Oggi il caso arriva in Cassazione e secondo chi ha già letto la sentenza, il verdetto sarà favorevole. Comitato Difendiamo i nostri figli e alcuni parlamentari in sit in davanti al Palazzaccio.

 

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Famiglia 12_10_2016
Giudici di Cassazione

Quatta quatta la Cassazione sta sdoganando la stepchild adoption a colpi di sentenze. Che l’annoso tema dell’adozione di bambini nati da utero in affitto da parte di coppie omosessuali sarebbe rientrato dalla porta giurisprudenziale era un fatto scontato nel momento stesso in cui veniva approvata la Legge Cirinnà. Era chiaro a tutti che aver stralciato la stepchild adoption dal provvedimento delle Unioni civili fosse solo un tentativo di rimandare il problema per reintrodurlo attraverso un’altra porta. Quella giudiziaria appunto dove la speranza di trovare giudici creativi è più rassicurante e dove non c’è la pressione di comitati pro family a disturbare il manovratore.

Così è stato il 21 giugno 2016 con la sentenza della I sezione civile della Cassazione che ha dato il via libera al riconoscimento per una coppia composta da due lesbiche. Ma per fissare il costume in assenza di una legge serviva un altro caso. Magari con due uomini, questa volta. Eccolo trovato, con modalità che hanno più le sembianze di un golpe.

Quest’oggi in Corte di Cassazione è prevista una sentenza che potrebbe definitivamente spalancare le porte all’adozione anche per i gay. Non se ne sa nulla, perché l’effetto sorpresa deve essere garantito. Ma secondo fonti di cui dispone il senatore di Idea Carlo Giovanardi, la sentenza sarà favorevole alla coppia di omosessuali che ha ingaggiato una battaglia legale con lo Stato per il riconoscimento dell’adottabilità del bambino.

Così Giovanardi e altri senatori e deputati, questa mattina parteciperanno davanti al Palazzaccio ad un sit in di protesta promosso dal Comitato Genitori e Figli, che è venuto a sapere dell’imminente sentenza, con ogni probabilità positiva.

“La legge è stata violata – tuona il Comitato che fa capo a Massimo Gandolfini – perché impone che una decisione così delicata venga assunta dalle sezioni unite della Cassazione, così come richiesto invano dalla Procura generale per i due casi precedenti”. Invece a decidere per questo nuovo caso sarà la sesta sezione, considerata dagli addetti ai lavori una sezione che tratta di questioni semplici.

E il comitato stamattina scenderà in strada per ricordare che “c’erano infatti tutte le motivazioni per ricorrere alle sezioni unite: il caso contraddittorio, il fatto che il parlamento ha stralciato la stepchild adoption, il clamore mediatico e l’importanza che l’opinione pubblica assegna al problema delle adozioni per coppie dello stesso sesso, si veda il caso di Niki Vendola”.

Secondo Gandolfini & co è in atto “il tentativo di far passare per via giurisprudenziale la stepchild adoption, ovvero l’adozione del figlio biologico del partner, stralciata dal ddl Cirinnà dopo le grandi manifestazioni di piazza. Si cerca cioè di legittimare l’abominevole pratica dell’utero in affitto - che mercifica la donna e il nascituro - dal momento che è contro ogni evidenza scientifica che due uomini possano generare un bambino, senza rivolgersi al mercato dei gameti e dell’utero di una donna. Un turpe commercio illegale in tutti i Paesi Ue e recentemente condannato anche dal Consiglio d’Europa”.

Ma il tempo ormai sembra scaduto. La sentenza è stata già scritta e oggi si procederà alla sua lettura.

“Tutto però è rimasto secretato – ha spiegato alla Nuova BQ il senatore Giovanardi -. Ma sappiamo che la decisione del giudice è favorevole”. E questo nonostante i due precedenti dispositivi, in primo grado e in appello, avessero rigettato la richiesta della coppia.

La vicenda ha il suo avvio negli Stati Uniti dove un cittadino unito in matrimonio col compagno chiede al Family Court of the County of Suffolk dello Stato di New York l’adottabilità del bambino. La Corte dà il via libera. Poi i tre si trasferiscono in Italia e lì iniziano a chiedere il riconoscimento. Della cosa si occupa il tribunale dei minorenni di Campobasso che in prima istanza rigetta la richiesta degli aspiranti genitori.

Decisivo l’articolo 6 della legge 184/1983 che impedisce l’adozione richiamandosi all’interesse e ai principi fondamentali che regolano, nello Stato, il diritto di famiglia e dei minori. Stessa decisione quella presa poi successivamente, siamo al 25 novembre 2014, dal collegio civile della Corte di Appello di Campobasso. Interessante il richiamo del giudice di allora che ha citato l’articolo 6 della Convenzione europea in materia di adozione di minori del 1967 e la Convenzione di New York del 1989 sui diritti del fanciullo. Insomma: il giudice aveva tenuto conto del supremo interesse del fanciullo e aveva ritenuto, applicando le leggi, di non doversi procedere con l’adozione.

Ma i due non si sono dati per vinti e sono andati in Cassazione dove, stando a quanto ha preannunciato Giovanardi, la decisione verrà ribaltata. Anche perché dal 2014 ad oggi parecchie cose sono cambiate. Ad esempio la legge Cirinnà, equiparando di fatto le unioni civili omosessuali al matrimonio naturale tra uomo e donna, costituisce uno spartiacque che può tranquillamente servire al giudice per virare a favore dei due richiedenti. A quel punto, se le indiscrezioni dovessero essere confermate, l’adozione alle coppie gay diventerà realtà e il Parlamento non potrà fare altro che adeguarsi.