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IL RICORDO

Addio allo psicologo Ricci, perseguitato perché difese la famiglia

È morto a 70 anni Giancarlo Ricci, punto di riferimento per la psicoanalisi in Italia. Pacato e di vasti interessi, fondatore di Chaire e critico dell’omosessualità, dovette affrontare un procedimento disciplinare da parte dell’Ordine degli psicologi della Lombardia per aver detto che «i figli hanno bisogno di una madre e di un padre». Vicenda che raccontò in un’intervista alla Nuova Bussola. E non fu l’unica persecuzione.

Famiglia 22_05_2020

Con profonda tristezza comunico ai lettori della Nuova Bussola Quotidiana la morte di un amico e collega, Giancarlo Ricci.

Nato a Milano nel 1950, aveva sviluppato un interesse profondo e precoce per la psicologia, in particolare per il lavoro di Freud e Lacan; era in breve tempo diventato un punto di riferimento per la psicoanalisi in Italia grazie alla sua profondità e competenza. Dal 2005 al 2010 aveva prestato servizio come giudice onorario per il Tribunale dei Minori di Milano e aveva scritto importanti saggi su Freud (questo, in particolare, è un testo fondamentale), il gender, il padre e la rinuncia al pontificato di Benedetto XVI (https://www.giancarloricci.net/i-miei-libri/); aveva una spiccata propensione per l’arte, in particolare per l’arte sacra, che era in grado di analizzare con intelligenza e sensibilità.

La vastità dei suoi interessi, cosa rara, non andava a discapito della profondità, affinata in anni di pratica analitica. Il tratto che colpiva maggiormente, comunque, era la sua signorilità. Giancarlo mostrava in ogni occasione un atteggiamento che potrei definire «d’altri tempi»: pacato, estremamente educato, assolutamente amabile.

Queste caratteristiche lo avevano reso alieno ma, allo stesso tempo, estremamente efficace nel mondo della comunicazione d’oggi, urlata, volgare e priva di contenuti. Con grande coraggio, si esponeva alle telecamere facendosi portavoce di posizioni critiche sull’omosessualità (era fondatore e socio di Chaire) e sull’educazione di genere.

Questa sua esposizione mediatica fu all’origine di una strana e grottesca vicenda nota anche ai lettori della Nuova Bussola. Per aver sostenuto, in televisione, che «i figli hanno bisogno di una madre e di un padre» ha affrontato un procedimento disciplinare da parte dell’Ordine degli psicologi della Lombardia conclusosi con un’assoluzione (per sette voti favorevoli e sette contrari) dopo ben tre anni e due mesi di logorante procedimento.

Prima di questo procedimento c’erano stati due esposti (nel 2009 e nel 2012); poi altri tre (2017, 2018 e 2019). In uno di questi era stato accusato di aver messo un «like» ad un post su Facebook; in un altro gli veniva contestata una dichiarazione, di ben sei anni prima (la prescrizione avviene dopo un lustro), resa durante un convegno. Insomma: una vera e propria persecuzione da parte dei soliti noti che, probabilmente, non è estranea alla malattia che lo ha portato alla conclusione prematura dei suoi giorni terreni.

Caro Giancarlo, ti ricordiamo con affetto e gratitudine; ci rincontreremo presto presso quel Padre, sul quale tanto hai riflettuto e che tanto hai contemplato.