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INCONTRO DI PREGHIERA

Ad Assisi «nessuna insalata mista di religioni»

In vista dell'incontro internazionale delle religioni, che inizia domenica, il vescovo di Assisi Sorrentino richiama allo spirito originario dell'iniziativa, voluta da san Giovanni Paolo II giusto trenta anni fa. Nessun sincretismo, «ciascuno pregherà secondo la sua fede, ma è importante che si preghi». L'obiettivo - disse Benedetto XVI nel 2011 - è promuovere un autentico dialogo culturale e religioso. 

Ecclesia 16_09_2016
Assisi, incontro religioni nel 1986

Dal 18 al 20 settembre ad Assisi avrà luogo l’incontro internazionale, promosso da Comunità di S.Egidio, Diocesi di Assisi e Sacro Convento, a 30 anni da quello storico incontro delle religioni voluto da S. Giovanni Paolo II. A chiuderlo, un po’ a sorpresa, nel senso che la partecipazione è stata decisa all’ultimo, sarà papa Bergoglio.

Circa 500 i leader della religioni mondiali, appartenenti a nove confessioni diverse, che hanno accolto l’invito a “Sete di pace. Religioni e culture in dialogo”, come recita il titolo della tre giorni di Assisi. Saranno 29 le tavole rotonde che avranno luogo da domenica a martedì, in cui verranno affrontati vari temi per un obiettivo, ha dichiarato al quotidiano La Nazione il presidente di S.Egidio Marco Impagliazzo, che è «speranza di unità tra le varie religioni non sul piano teologico ma per la ricerca della pace».

Cristiani, ebrei e musulmani si ritroveranno nel Sacro Convento, ma pregheranno in luoghi diversi. Martedì, alla presenza del Papa, i cristiani si ritroveranno per una celebrazione ecumenica nella Basilica inferiore. Con Francesco ci saranno il Patriarca ecumenico Bartolomeo, il patriarca siro-ortodosso Efrem II, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e il pastore Olav Tveit del Consiglio mondiale delle Chiese. Ebrei e musulmani saranno in altri luoghi. Al termine di questa preghiera i vari partecipanti si ritroveranno per la cerimonia conclusiva con discorso finale del Papa.

Alla conferenza stampa di presentazione monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, ha tenuto a precisare che non vi sarà “nessuna insalata mista di espressioni religiose. Ciascuno pregherà secondo la sua fede, ma è importante che si preghi”.

La precisazione non è secondaria, visto che eventi del genere possono sollevare qualche obiezione e dubbio, e sono in sé rischiosi. Come scrisse il cardinale Ratzinger nel volume “Fede, Verità e Tolleranza”, edito da Cantagalli nel 2005. «Un tale avvenimento», scriveva infatti l'allora cardinale, «porta quasi necessariamente a interpretazioni sbagliate, all'indifferenza rispetto al contenuto da credere e da non credere e in tal modo al dissolvimento della fede reale». Tutti conoscono le difficoltà che mostrò proprio il cardinale Ratzinger nel 1986, tanto da non essere presente all'incontro di Assisi. Ma, come ha recentemente dichiarato nel suo libro intervista “Ultime conversazioni”, Ratzinger andò al secondo incontro, quello del 1993, convocato mentre infuriava la guerra dei Balcani. «Quello - ha detto il papa emerito a Peter Seewald - fu anche un incontro meglio organizzato. Le obiezioni che avevo sollevato erano state accolte e la forma che la manifestazione aveva assunto mi permetteva di partecipare».

Nel 2011 fu lo stesso papa Benedetto XVI a prendere parte, come papa, al quarto incontro di Assisi; un terzo vi fu, invece, nel 2002. Nel 2011 si mostrò che, al netto delle diverse posizioni, rimane sempre importante l'impegno per una giornata di dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo. E anche la religione deve costituire uno stimolo in tal senso. Tuttavia, l'impostazione dell'incontro del 2011 indicava che l'importanza di queste giornate riesce a manifestarsi pienamente se riescono a promuovere un autentico dialogo interculturale che possa anche approfondire le decisioni religiose di fondo. Un dialogo quindi basato su quella comune razionalità che appartiene all'uomo in quanto uomo.

D'altra parte, come affermato nel celebre discorso di Ratisbona del 2006, è proprio questa razionalità comune che appare sempre più nebulosa e dai contorni liquidi. Anche, e forse soprattutto, da qui nasce quel relativismo religioso che fece storcere il naso a tanti in occasione di Assisi 1986. In particolare se si pensa al messaggio mass-mediale che viene veicolato con eventi di questo tipo.

Bisogna ricordare anche che tra il primo incontro del 1986 e quello del 2002 vi fu la Dichiarazione della Dottrina della Fede “Dominus Iesus” che rimarcava l'unicità salvifica di Cristo e della Chiesa e che tante polemiche sollevò, specialmente in certi ambienti ecclesiali. Ma che in un certo senso fece chiarezza una volta per tutte anche sulle motivazioni che spinsero Giovanni Paolo II a convocare quegli incontri. Ricordiamo che proprio Giovanni Paolo II nel 1986, nella Piazza Inferiore della Basilica di S.Francesco davanti a tutti i rappresentanti delle religioni convocati, disse: «Professo di nuovo la mia convinzione, condivisa da tutti i cristiani, che in Gesù Cristo, quale Salvatore di tutti, è da ricercare la vera pace».

Oggi, mentre è in corso quella “terza guerra mondiale a pezzi” su cui ha posto più volte l'accento papa Francesco, l'impegno per la pace delle religioni è sempre di scottante attualità. Non si può uccidere in nome di Dio e la violenza contrasta radicalmente sia con la natura di Dio che con la natura dell'anima umana. E' di ieri la notizia (vedi QUI) di un intervento del cardinale Ludwig Muller tenuto lo scorso 13 settembre. L'attuale prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede ha ricordato una volta ancora che il discorso di Ratisbona tenuto da papa Ratzinger nel 2006 si è rivelato “profetico”. Perché, ha detto Muller, le religioni «devono non solo respingere l'uso di mezzi violenti per diffondere una religione, ma anche eventuali mire a dominare il mondo religioso-politico».

In questo senso, ha detto ancora il cardinale, riferendosi al manifesto di 138 leader religiosi islamici del 2007, occorre un dialogo tra le religioni e le culture basato sulla ragione. In questo modo è possibile evitare quell'insalata mista di espressioni religiose che nessuno vuole confondere con una retta istanza di pace e giustizia per cui tutti ci si deve seriamente impegnare.