"Accogliete i carismi con gratitudine"
Il Papa incontra i vescovi di recente nomina e li esorta ad accogliere tutti i doni, pur nelle differenze. L'udienza: l'apparente silenzio di Dio.
Il 15 settembre a Castel Gandolfo il Papa ha ricevuto i vescovi di recente nomina partecipanti al corso promosso dalla Congregazione per i Vescovi, una iniziativa organizzata regolarmente ormai da dieci anni dalla Congregazione per i Vescovi e dalla Congregazione per le Chiese Orientali per rispondere alle esigenze di formazione che, anche per chi è stato chiamato al ministero episcopale, non vanno date per scontate. Benedetto XVI ha insistito sulla necessità che i vescovi, beninteso senza rinunciare al necessario discernimento, accolgano i carismi delle nuove famiglie religiose e dei movimenti laicali. In effetti, studi sociologici sulla disastrosa situazione della pratica religiosa in alcuni Paesi – in particolare in Francia – hanno richiamato l’attenzione sugli effetti negativi del tentativo di alcuni vescovi di mantenere un vecchio modello di «civilisation paroissiale», dove tutto doveva per forza essere ricondotto alla parrocchia. Naturalmente – il Papa lo ha detto molte volte – non c’è nulla di male, e molto di bene, nel difendere la centralità delle parrocchie: i problemi cominciano quando, in nome di questa centralità, ci si mostra ostili ai movimenti e agli altri nuovi carismi che lo Spirito suscita nella Chiesa.
Anzitutto, ha detto Benedetto XVI, occorre che i vescovi siano in comunione con il Papa, ne conoscano il Magistero e lo applichino nelle loro diocesi. «Il Vescovo, come voi ben sapete, non è un uomo solo, ma è inserito in quel corpus episcoporum che si tramanda dal ceppo apostolico fino ai nostri giorni congiungendosi a Gesù, “Pastore e Vescovo delle nostre anime” (Messale Romano, Prefazio dopo l’Ascensione). La fraternità episcopale che vivete in questi giorni si prolunghi nel sentire e nell’agire quotidiano del vostro servizio aiutandovi ad operare sempre in comunione con il Papa».
Appunto, tra le indicazioni del Papa al corpus episcoporum c’è la raccomandazione dell’«accoglienza da parte del Vescovo dei carismi che lo Spirito suscita per l’edificazione della Chiesa». Qui – ancora una volta con una interpretazione autentica, in continuità con il Magistero precedente, degli insegnamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II sul sacerdozio comune dei fedeli – il Papa ricorda ai vescovi che «la consacrazione episcopale vi ha conferito la pienezza del sacramento dell’Ordine, che, nella Comunità ecclesiale, è posto al servizio del sacerdozio comune dei fedeli, della loro crescita spirituale e della loro santità. Il sacerdozio ministeriale, infatti, come sapete, ha lo scopo e la missione di far vivere il sacerdozio dei fedeli, che, in forza del Battesimo, partecipano a loro modo all’unico sacerdozio di Cristo, come afferma la Costituzione conciliare Lumen gentium: “Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l’uno all’altro, poiché l’uno e l’altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano all’unico sacerdozio di Cristo” (n. 10)».
Che c’entra tutto questo con i carismi, le nuove comunità, i movimenti? In verità, risponde il Papa, l’accoglienza dei carismi discende direttamente da una retta comprensione del rapporto fra la pienezza nel vescovo del sacerdozio ministeriale e il sacerdozio comune dei fedeli. Da qui deriva che «i Vescovi hanno il compito di vigilare e operare affinché i battezzati possano crescere nella grazia e secondo i carismi che lo Spirito Santo suscita nei loro cuori e nelle loro comunità. Il Concilio Vaticano II ha ricordato che lo Spirito Santo, mentre unifica nella comunione e nel ministero la Chiesa, la provvede e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici e la abbellisce dei suoi frutti (cfr ibid., 4)». La stessa recente Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid non avrebbe avuto il successo che ha avuto senza la partecipazione dei movimenti e, secondo il Papa, «ha mostrato, ancora una volta, la fecondità della ricchezza dei carismi nella Chiesa, proprio oggi, e l’unità ecclesiale di tutti i fedeli riuniti intorno al Papa ed ai Vescovi. Una vitalità che rafforza l’opera di evangelizzazione e la presenza della Chiesa nel mondo. E vediamo, possiamo quasi toccare che lo Spirito Santo anche oggi è presente nella Chiesa, crea carismi e crea unità».
L’accoglienza dei carismi da parte dei vescovi ha una profonda dimensione teologica. «Il dono fondamentale che siete chiamati ad alimentare nei fedeli affidati alle vostre cure pastorali è prima di tutto quello della filiazione divina, che è partecipazione di ciascuno alla comunione trinitaria. L'essenziale è che diventiamo realmente figli e figlie nel Figlio. Il Battesimo, che costituisce gli uomini “figli nel Figlio” e membri della Chiesa, è la radice e la fonte di tutti gli altri doni carismatici. Con il vostro ministero di santificazione, voi educate i fedeli a partecipare sempre più intensamente all’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, aiutandoli ad edificare la Chiesa, secondo i doni ricevuti da Dio, in modo attivo e corresponsabile. Infatti, dobbiamo sempre tener presente che i doni dello Spirito, straordinari o semplici ed umili che siano, sono sempre dati gratuitamente per l’edificazione di tutti. Il Vescovo, in quanto segno visibile dell'unità della sua Chiesa particolare (cfr ibid., 23), ha il compito di unificare ed armonizzare la diversità carismatica nell’unità della Chiesa, favorendo la reciprocità tra il sacerdozio gerarchico ed il sacerdozio battesimale».
La raccomandazione di Benedetto XVI non potrebbe essere più chiara: «Accogliete dunque i carismi con gratitudine per la santificazione della Chiesa e la vitalità dell’apostolato!». Naturalmente, non si tratta di un’accoglienza indiscriminata. Certamente «questa accoglienza e gratitudine verso lo Spirito Santo, che opera anche oggi tra noi, sono inscindibili dal discernimento, che è proprio della missione del Vescovo, come ha ribadito il Concilio Vaticano II, che ha affidato al ministero pastorale il giudizio sulla genuinità dei carismi e sul loro ordinato esercizio, senza estinguere lo Spirito, ma esaminando e ritenendo ciò che è buono (cfr ibid., 12). Questo mi sembra importante: da una parte non estinguere, ma dall'altra parte distinguere, ordinare e ritenere esaminando». E ai movimenti il Papa ricorda che «deve essere sempre chiaro che nessun carisma dispensa dal riferimento e dalla sottomissione ai Pastori della Chiesa (cfr Esort. ap. Christifideles laici, 24). Accogliendo, giudicando e ordinando i diversi doni e carismi, il Vescovo rende un grande e prezioso servizio al sacerdozio dei fedeli e alla vitalità della Chiesa».
Se «questo articolato e delicato ministero» qualche volta non raggiunge i suoi scopi questo accade, ha detto il Pontefice, perché si dimentica che la sua funzione «richiede al Vescovo di alimentare con cura la propria vita spirituale. Solo così cresce il dono del discernimento. Come afferma l’Esortazione apostolica Pastores gregis, il vescovo diventa “padre” proprio perché pienamente “figlio” della Chiesa (n. 10)». A proposito del vescovo è sempre indispensabile «che la sua santità personale manifesti la santità oggettiva ricevuta con la consacrazione episcopale, perché santità oggettiva del sacramento e santità personale del vescovo vanno insieme». Sbaglierebbero dunque i vescovi se, pure fra tanti impegni, trascurassero «la preghiera personale che deve accompagnare le vostre impegnative giornate apostoliche. Nell’intimità con il Signore troverete conforto e sostegno per il vostro impegnativo ministero. Non abbiate timore di affidare al cuore di Gesù Cristo ogni vostra preoccupazione, certi che Egli ha cura di voi, come già ammoniva l’apostolo Pietro (cfr 1Pt 5,6). La preghiera sia sempre nutrita dalla meditazione della Parola di Dio, dallo studio personale, dal raccoglimento e dal giusto riposo, perché possiate con serenità saper ascoltare ed accogliere “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (Ap 2,11) e condurre tutti all’unità della fede e dell’amore».
«Con la santità della vostra vita» i vescovi potranno essere pure vicini ai loro sacerdoti: e «questa vicinanza ai sacerdoti, proprio oggi, con tutti i problemi, è di grandissima importanza». Alla fine, uno dei segreti per essere un buon vescovo, capace di accogliere e discernere i carismi e di stare vicino ai sacerdoti, è l’unità con «Maria, Madre della Chiesa, che rifulge davanti al Popolo di Dio ricolma dei doni dello Spirito Santo». Sono suggerimenti che possono sembrare molto semplici, ma dall’averli per troppo tempo trascurati sono nati tanti problemi nella Chiesa.