Accogliere la marea di profughi. Italia in difficoltà
È salito a quattro milioni il numero delle persone che hanno lasciato l’Ucraina riversandosi nei paesi vicini. L'Unhcr si complimenta con i paesi europei che li stanno accogliendo. L'Italia è in condizioni peggiori perché ha già le sue strutture sature di immigrati illegali che non respingeva più.
È salito a quattro milioni il numero delle persone che hanno lasciato l’Ucraina riversandosi nei paesi vicini a partire dal 24 febbraio, giorno in cui l’esercito russo ha invaso il paese. Più di 2,3 milioni hanno passato la frontiera con la Polonia, altri 600mila quella con la Romania. 387mila hanno raggiunto la Moldavia, 364mila l’Ungheria, 281mila la Slovacchia. 350mila sono espatriati in Russia e poco più di 10mila in Bielorussia.
L’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr, l’acronimo inglese) il 9 marzo si è complimentato per come i paesi confinanti con l’Ucraina e poi l’intera Unione Europea hanno risposto alla crisi che, per numero di persone coinvolte e per il breve arco di tempo in cui è maturata, è la più grave dalla seconda guerra mondiale. La quasi totalità dei profughi ha infatti ricevuto aiuto, protezione temporanea e l’autorizzazione a lavorare. Il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato una direttiva secondo cui i paesi membri devono concedere ai profughi ucraini la protezione temporanea – di un anno, prorogabile per altri due – immediatamente, senza i lunghi periodi di attesa normalmente necessari perché le richieste di asilo siano esaminate ed eventualmente accolte.
I profughi per lo più preferiscono non allontanarsi dai loro paesi, per potervi fare ritorno rapidamente appena possibile, e quelli ucraini non fanno eccezione, prova ne sia che in Ucraina si contano circa sette milioni di sfollati. Tuttavia la direttiva europea prevede incentivi e agevolazioni per gli spostamenti, incluso l’uso gratuito dei mezzi di trasporto, e stabilisce che i profughi possano attraversare liberamente i confini europei per raggiungere lo Stato in cui desiderano stabilirsi. Inoltre il 28 marzo il Consiglio ha varato il Piano di aiuti per i profughi ucraini che assegna tra l’altro nuovi fondi per i paesi ospitanti, a partire da quelli che attualmente stanno sostenendo il peso maggiore degli arrivi, e contributi diretti ai rifugiati.
Tuttavia l’approvazione dell’Unhcr per l’operato dei paesi europei è durata poco. Già aveva formulato accuse di razzismo per il modo in cui sosteneva fossero discriminati alle frontiere i cittadini non europei: un'accusa formulata anche da alcuni Stati africani, ma che l’Ue ha recisamente respinto. L’agenzia delle Nazioni Unite inoltre ha chiesto di concedere protezione temporanea indistintamente a tutte le persone che fuggono dall’Ucraina. Invece la maggior parte dei paesi, e tra questi dal 28 marzo anche l’Italia, hanno deciso di limitare la protezione temporanea ai cittadini ucraini e a chi in Ucraina prima della crisi deteneva lo status di rifugiato o godeva di protezione sussidiaria. Questo esclude, oltre ovviamente agli immigrati illegali, gli stranieri – si ritiene milioni – residenti in Ucraina per motivi di lavoro e di studio. La protezione temporanea – si legge nel decreto della presidenza del Consiglio italiano – “si applica a favore dei cittadini ucraini residenti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022 e ai cittadini di paesi terzi che beneficiavano di protezione internazionale o equivalente prima dell’inizio del conflitto e ai loro famigliari”.
In Italia e nella maggior parte dei paesi Ue agli esclusi dalla protezione temporanea che non sono in grado o rifiutano di rientrare in patria non resta che chiedere asilo, nel caso del nostro paese con tempi d’attesa piuttosto lunghi. Sfumato l’effetto dei decreti emanati nel 2018 dal ministro dell’interno Salvini in termini di controllo e dissuasione dell’immigrazione illegale, gli arrivi irregolari si sono infatti moltiplicati: dagli 11.471 del 2019 ai 67.477 del 2021. Questo spiega come mai l’Italia sia in difficoltà ad accogliere i profughi ucraini, si stia affrettando a creare nuovi posti nel Sai, il Sistema di accoglienza e integrazione che assiste i titolari di protezione internazionale, e soluzioni alternative, nonostante il sistema di accoglienza italiano comprenda quasi 70mila posti nei Cas, i Centri di accoglienza straordinari che ospitano i richiedenti asilo, e più di 30mila nel Sai. Inoltre l’Italia ha ricominciato a concedere asilo, protezione sussidiaria e protezione speciale a buona parte dei richiedenti asilo: nel 2021 solo il 56% delle richieste è stato respinto mentre, per effetto dei decreti sicurezza Salvini, era stato respinto l’81% nel 2019 e il 76% nel 2020. Inoltre molti ricorsi, in caso di respingimento, vengono accolti. In altri paesi europei invece la situazione è diversa. Ad esempio, in Polonia le richieste di asilo approvate in prima istanza negli ultimi anni non hanno superato il 16% e i ricorsi sono respinti nel 99% dei casi.
L’Unhcr non ha mancato di esprimere il proprio disappunto per le decisioni prese dall’Ue. Però il suo operato non è stato a sua volta esente da critiche. Il governo ucraino ha accusato l’agenzia Onu di non essersi preparata a far fronte alla crisi peraltro prevedibile. Il vice primo ministro Iryna Vereshchuk ha dichiarato che l’Unhcr ha messo la sicurezza del proprio personale al di sopra delle vite degli ucraini. Il vice sindaco di Leopoli, ha detto di essersi meravigliato di sentire i funzionari dell’Unhcr chiamare “rifugiati” i propri impiegati: “nelle prime due settimane in effetti erano occupati a evacuare il loro personale da Kiev e dai loro hotspots, a trovare delle sistemazioni per i loro impiegati e metterli al sicuro. Non è quel che ci aspettavamo da loro”.
Certo non se lo aspetterebbe nessuno, considerato che l’Unhcr si vanta di essere in grado di mobilitarsi e prestare i primi soccorsi entro pochi giorni, in certe situazioni poche ore, dall’insorgere di un’emergenza.