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RICCHI & POVERI

Accesso all’energia, un diritto strumentale

Lo Stato deve garantire l'accesso
e favorire la diffusione di tariffe differenziate. Ma soprattuto pensare un sistema sostenibile per le famiglie.

Attualità 15_09_2011
Energia
“Se gli obiettivi del Millennio fossero stati declinati 10 anni più tardi, molto probabilmente non ne mancherebbe uno sull’accesso all’energia”. Frasi di questo tipo o simili si sentono ormai declamare da parte di funzionari di differenti agenzie o programmi delle Nazioni Unite.

Infatti oggi, a 11 anni dalla dichiarazione sugli obiettivi del Millennio, tanta è l’attenzione mondiale su questo tema che Ban Ki-Moon, Direttore Generale Onu, ha già dichiarato il 2012 Anno internazionale dell’energia sostenibile per tutti.
Due dunque e non a caso, i sottotemi chiave su cui puntare l’attenzione mondiale.
Da una parte il richiamo ad una energia sostenibile che si rivolge principalmente ai paesi del mondo industrializzato e ad alcuni paesi emergenti caratterizzati da economie tendenzialmente stabili e solide, che possono pertanto permettersi la ricerca di alternative concrete e perseguibili rispetto all’attuale economia dell’energia legata alle fonti fossili. E’ bene chiarire che, l’aggettivo sostenibile, nella sua interpretazione più corretta e condivisa, mira a richiedere al sistema energetico dimensioni coerenti sul piano economico, ambientale e sociale e non è sinonimo esclusivo della sola dimensione ambientale.

Dall’altra parte il tema dell’accesso all’energia per fasce sempre più ampie della popolazione che interessa e coinvolge pesantemente i paesi a economia critica (alcuni paesi emergenti caratterizzati da forti disparità interne e i paesi in via di sviluppo) che devono operare per colmare il divario tra fasce ricche e povere della popolazione aumentando la disponibilità energetica sull’intera filiera: dalla produzione alla distribuzione e al trasporto puntando, per lo meno in questa fase, su soluzioni che possano spaziare su tutte le possibili opzioni (incluse alcune tecnologie basate su fonti fossili in grado di assicurare la continuità del servizio).

Perché viene data questa rilevanza mondiale al tema dell’accesso all’energia?
La disponibilità e l’accesso alle cosiddette forme moderne di energia (gas, elettricità) in contrasto con l’uso della biomassa tradizionale, è oggi reputato essenziale per garantire la sanificazione delle acque, i servizi sanitari di base, la conservazione degli alimenti e dei medicinali, un accesso regolare all’informazione e all’educazione ed ha certamente un indotto non marginale sullo sviluppo socio economico locale proprio perché garantisce in modo affidabile servizi quali illuminazione, trasporti, riscaldamento o raffrescamento,  telecomunicazioni.

La correlazione tra povertà e energia è ormai nota: Paesi con percentuali della popolazione che vivono con meno di 2 dollari al giorno hanno i più bassi tassi di elettrificazione e le più alte percentuali di popolazione che ancora si affidano alla biomassa tradizionale per la cottura degli alimenti. Oggi nel mondo non hanno accesso “diretto” all’energia elettrica 1.4 miliardi di persone e 2.7 miliardi usano sistemi di cottura tradizionali e questi numeri, in particolare il secondo, sono destinati a crescere in assenza di opportuni investimenti. Parimenti, secondo le dichiarazioni dell’ONU il primo Obiettivo del Millennio non potrà essere raggiunto senza un aumento significativo dell’accesso all’energia per almeno 400 milioni di persone e un passaggio a sistemi di cottura più moderni per un altro milione di persone.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato inoltre che le morti premature da inquinamento domestico causato delle stufe inefficienti utilizzate per la cottura sia oggi pari a circa 1.45 milioni di persone ed è destinato ad aumentare nel 2030 fino a oltre 4000 morti al giorno divenendo una tra le principali cause di mortalità per i bambini e le donne.

 

Causa di Morte

2008

2030

 

Milioni di persone

Inquinamento da biomassa

1.45

1.5

Malaria

0.65

0.25

Tubercolosi

1.05

0.55

HIV

2

1

 

Questi numeri sorprendono e le stime preoccupano ancora di più quando confrontate (vedi tabella) con le malattie infettive più note e mortali del pianeta destinate a decrescere nel 2030 anche grazie alla presenza di un Obiettivo del Millennio specifico sul tema.
La disponibilità energetica pur non essendo condizione sufficiente è però condizione necessaria per l’uomo nel suo percorso di sviluppo integrale e per le società nel loro corrispettivo sviluppo socio-economico. L’accesso all’energia è dunque un diritto?

Si potrebbe obiettare che l’energia non è un diritto fondamentale. Vero, la sua assenza  parziale o totale non mina la dignità umana direttamente ma è anche vero che in assenza di energia diviene più complesso, molto più complesso, trovare il modo di garantire i diritti fondamentali che sono invece direttamente legati alla dignità umana.

L’accesso all’energia è dunque assimilabile a un diritto strumentale.  Ciò a voler dire che esso è fine intermedio al pieno sviluppo dell’essere umano, alla sua integrale fioritura. È un po’ come l’atto del respirare. Nessuno vive per respirare, ma tutti respirano per vivere. Allo stesso modo accedere alle fonti di energia è indispensabile per condurre una vita dignitosa. Senza energia i diritti fondamentali della persona, quali salute, vita, libertà, educazione, non possono essere tutelati. Insomma l’energia è al servizio di beni maggiormente importanti.
Occorre sottolineare però che l’accesso all’energia e non l’energia in quanto tale è configurabile come diritto soggettivo (seppur strumentale).

Se si volesse predicare un diritto all’energia a rigor di logica lo Stato dovrebbe necessariamente garantire la gratuità del servizio a tutta la popolazione. Invece volendo parlare di diritto all’accesso dobbiamo riferirci  alla equa possibilità di utilizzo. E l’equità si declina non come piatto egualitarismo, bensì come capacità di adeguarsi alle esigenze e alle risorse di ciascuno. L’equità nell’accesso allora significa tener conto dei bisogni ma anche delle disponibilità (ad es. ricchezza) del richiedente.  Quindi le condizioni di partenza possono e devono mutare a seconda della condizione dei beneficiari. Questo per lo Stato si traduce, nel breve periodo, nel garantire condizioni di accesso (produzione adeguata e affidabile, infrastrutture efficienti e distribuite nel paese) secondo le esigenze e possibilità di chi chiede energia, e favorire la diffusione di tariffe differenziate; fortemente agevolate (se non nulle) quando si tratta di garantire l’accesso minimo alla fascia più povera della popolazione per i servizi di base indispensabili per una vita dignitosa della popolazione; sufficientemente eque e adeguate al servizio per il resto della popolazione. E con politiche di più lungo respiro dovrebbe infine cercare di prevedere un sistema che consenta alle famiglie di poter sostenere nel tempo i costi della connessione affidandosi anche a modelli economici innovativi: ne possono essere un esempio le imprese sociali per la gestione delle micro reti, così come le soluzioni di microcredito che consentano lo svolgimento di attività artigianali locali con cui sostenere i proprio costi energetici.